Democrazia #14 – Spjral – Deuxvolt – L’Elide

…e siamo arrivati a quota 300. Album e demo da recensire, intendo. Ormai  quella che era una scatola da scarpe appoggiata sulla scrivania, è adesso uno scatolone di cartone messo  per terra, sotto la scrivania,  al quale puntualmente tiro calci per poter far stare comodi i piedi mentre sto al pc per lavorare o a cazzeggiare su internet.  Tanti pacchetti gialli con le bolle, alcuni vengono direttamente dalle bands, altri hanno su degli adesivi che indicano che il pacchetto è stato spedito da una qualche agenzia di promozione. Voglio essere onesto: è chiaro che alcuni non li ascolterò mai, non sono mica lo Scaruffi della scena emergente io.

La quantità enorme di materiale mi provoca una riflessione, una di quelle da recensore coscienzioso, pure se in è consuetudine beccarsi dello scribacchino ad ogni Democrazia che esce e mi si chiede di mostrare il tesserino da giornalista come se fosse un VIP pass per poter dimostrare di avere diritto ad uno straccio di opinione in questo mondo.  La riflessione è la seguente:  in questo marasma di offerta di musica, la figura del recensore diventa importantissima, se non fondamentale, per poter distinguere fra la musica buona e la roba venuta fuori male. Come al solito invece le cose vanno al contrario ed è diventato comune l’utilizzo delle recensioni come mera promozione, non ci vuole molto ad accorgersene: alla quarta recensione-fotocopia che si trova in rete sul tale disco, si capisce subito che nient’altro è che la cartella stampa leggermente rimaneggiata  e spiattellata là. Te la spacciano come un giudizio, invece eccoti qui a leggere la famigerata marchetta.  Subdola, sembra scritta col pilota automatico, ricicla le stesse espressioni verbali di  altre recensioni,  cita sempre le stesse band di riferimento, a volte punta tutto sulla qualità senza neanche spiegarti come suoni in effetti  l’album in questione, altre volte calca la mano  su un irrealistico hype (qualsiasi recensione contenga i termini “attesissimo debutto” non è niente di più che un messaggio molto promozionale).

In generale, se la critica musicale funzionasse veramente, ci guadagneremmo tutti e capiremmo il perchè del fallimento di progetti tanto strombazzati poi finiti giù per il cesso. Purtroppo avere opinioni (anche sbagliate) è diventato un lusso, così come poter scrivere liberamente: c’è sempre qualcuno a cui dover fare un favore od un baratto da organizzare.  E’ un fattore da dover mettere sempre in conto per leggere le recensioni al giorno d’oggi, cerchiamo di tenerlo a mente, senza fare troppo gli gnorri.

Spjral, da Napoli, in trio si lanciano in un progressive strumentale contaminato da sonorità metal dai tempi dilatati e d’atmosfera. Questo Pisces parte con Pnevma, brano per certi versi si avvicina anche un pò allo stoner ed all’alternative anni ’90 (come Monster Magnet ma meno devoti alla melodia spaccona), con tanto di assolo sghembo che sembra suonato da un americano con la pelle cotta e indurita dalla vita nel deserto.  Una falsa partenza è l’inizio di Strings Ray Through Eclipse, e così le sorprese continuano andando avanti nel brano con una variazione con i flauti insolita ma cucita perfettamente sul mood del brano. Precisi e puliti, gli Spjral sembrano una band con carattere e con una buona tecnica, forse indugiano un pò troppo nelle composizioni, ed in certi frangenti si potrebbe sentire il bisogno di una scarica adrenalinica nei lunghi tempi dei brani, che alla fine non arriva mai, lasciandoti con la sensazione di chi si aspettava una potente tempesta, quando poi ha piovigginato tutto il tempo. Potrebbe però essere semplicemente un marchio di fabbrica della band: Rise of Machina,  brano migliore dell’ep, riesce ad essere godibile senza spingere per forza in chitarre inutilmente esasperate.

Continuiamo con i Deuxvolt, che ci presentano in anteprima l’album omonimo, in realtà una release che ancora deve vedere luce, a quanto scritto nel press kit allegato. Dieci tracce per un industrial forse un pò troppo virato verso il lato dance della faccenda: già Orgy e Godhead, presi ad esempio illustrativo del genere, non sono mai state della band che brillavano per l’originalità dei brani, ma almeno potevano contare su una bella massa di suoni acidi e malati che le poneva sotto la luce giusta per vendere questo genere di industrial blando e da classifica.  Purtroppo nel caso dei Deuxvolt non è tanto la sfacciataggine da dancefloor a fregarli, piuttosto l’infausta scelta dei suoni, che potrebbe venire benissimo da una produzione alla Eiffel 65. Anzi diciamo che in realtà il tutto sembra puntare verso la versione vagamente EBM del visual kei giapponese.  Tradotto: roba molto innocua, da quindicenne jappo che ama i gattini ed i vestiti dark. Mi sarebbe piaciuto che i Deuxvolt fossero stati più coraggiosi, estremi e acidi. Così purtroppo non è stato, questa è musica da discoteca, non potete nemmeno pretendere che la gente stia ad impegnarsi sui testi quando è la musica stessa fatta apposta per non pensare (credete che la gente balli pensando davvero ad Orwell o Dante Alighieri? Forse solo a Zion).

Completiamo la tripletta con L’Elide, da Roma, band che presenta il cd Orbite. Nonostante una compressione esagerata ed un mastering da flop, grattando sotto quella perenne virata sui medi che ti fa sentire tutto lontano, anche tirando su il volume, c’è sotto della musica che spacca ed una performance che non lascia indifferenti. Cattivi, anzi, imbastarditi, urlano a pieni polmoni e ad ampli a tavoletta, sono i Marlene Kuntz all’after party di Festa Mesta ancora con la voglia di spaccare tutto quello che c’è a tiro. Orbite e Rosa, primi due brani, manifestano al primo colpo tutte le qualità della band ma è Dallo Stomaco, terza traccia, che il cd aggiunge quello che mancava: il pezzo ti prende subito per l’accompagnamento sulle strofe e ti stende col ritornello fulmineo ed esplosivo. Ripeti il tutto due volte, frulla con una digressione prima ed una cavalcata verso il finale poi, ed hai la ricetta per un’ottima alternative rock band italiana. Il brano che segue, Acrilica, come il precedente ha tutti questi ingredienti, ma riesce a risultare nel complesso ancora più compatto e con personalità. Davvero bella prova questa qui.