Marco Notari – Io?

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19 Settembre 2011 Libellula Music MarcoNotari.it

Il cantautore astigiano (torinese d’adozione) Marco Notari giunge alla terza prova in studio riconfermando una forte vena introspettiva che si tinge sempre più di pathos intimistico. Dopo gli ottimi “Oltre lo specchio”(2006) e “Babele” (2007), nei quali le urgenze esistenziali e le istanze interiori del cantautore affioravano su territori sonori fondamentalmente indierock di matrice italica (la vocalità di Godano dei Marlene Kuntz, la vena pop-noir dei La Crus di Giovanardi), in questo nuovo lavoro, il discorso è portato avanti con più d’uno sguardo oltremanica.

L’Islanda sonica e lisergica dei Sigur Ros e il postrock impalpabile dei Radiohead fanno da paesaggio sonoro a pensieri e parole di Notari, prendendo via via il sopravvento in un crescendo musicale ed emotivo. Emerge un approccio meno chitarristico rispetto ai lavori precedenti, che trova nuova linfa vitale in sapienti concessioni all’elettronica e in un gusto quasi manierista per la cura degli arrangiamenti. In bilico tra dream pop e ambient rock, impreziosite da echi folktronici e traghettate da una personale inflessione lirica, le tracce di questo “Io?” scorrono ora melliflue, ora tese, sempre viscerali e vive. In particolare, Notari dipinge un quadro esistenziale che segue uno schema organico complessivo e si snoda attraverso la ricerca, circolare ed infinita, di se stessi nel mondo. Il cantautore non fornisce risposte, non mira a svelare significati arcani bensì ad indagare le sfaccettature dell’essere umano, plasmando, come un barocco artigiano sonoro, un pregevole manufatto cantautoriale. Lo realizza senza presunzione, privandosi di qualsivoglia sovrastruttura intellettuale, con indole pacata ma sagace.

L’elettronico attacco in medias res della title track morde subito l’ascoltatore: percussioni estatiche approdano ad un sound epico-incalzante con mood romantico: sono le premesse d’una catarsi. “Le stelle ci cambieranno pelle”, ( potete vedere il bellissimo video qui ) delicata e liberatoria, vanta la partecipazione nel finale di Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione, grafico e regista (oltre che cantante) occupatosi anche del coloratissimo dell’artwork del disco. “La terra senz’uomo” si colora di tinte new wave e affronta il tema dell’inquinamento, l’impossibilità di reagire di fronte ad un mondo dilaniato dall’essere umano . Lo scampanellio malinconico di “Dina” rievoca lo struggente dramma di una donna che si ritrova sola dopo la perdita del marito al fronte: l’autobiografico si mesce con l’epico, in una toccante elegia sonora. “Hamsik” è sagace invettiva contro “l’Italia pallonara” di oggi e di ieri, fintamente nascosta dietro ad un tricolore sbiadito e abulico, in cui il calcio diventa metafora della società tutta, dell’ottundimento generalizzato delle masse. La trinità conflittuale de “Io, il mio corpo e l’inconscio” alleggerisce i toni, avvolgendo l’ascoltatore con una sacralità ritualistica pacata ma torbida. “L’invasione degli Ultracorpi”, realizzata con l’apporto di Brunori SAS, sottolinea l’assurdità di preconcetti razziali e sociali. In “Apollo 11” un sorriso amaro ma speranzoso sulle virtù umane è accompagnato da una melodia sfuggevole e come “lontana” su cui fanno capolino le voci degli astronauti gracchianti via radio. “Canzone d’Amore e d’Anarchia” è una canzone di militanza travestita da lisergico solfeggio d’amore e d’attivismo. La “Reprise” della title-track chiude un cerchio la cui riflessione ultima potrebbe risiedere nel fatto che è necessario allontanarsi dal proprio ego per avanzare in maniera costruttiva nella riflessione personale. Allargare il più possibile il cerchio, i propri orizzonti, passare dal particolare al generale. Ricordandosi che la politica (come la società) è effimera, ma una canzone può aspirare a rimanere.

Insomma, Notari conferma indubbie qualità che legittimano pienamente il successo di critica, i prestigiosi riconoscimenti, i tour nazionali coi compagni d’avventura Madam (band con cui condivide background ed attitudine). Avvicinabile ad altri manovali della parola (Vasco Brondi e Dente su tutti, ma anche il giovane Bianco) il cantautore dimostra un talento compositivo sopra la media: a mancare è la “zampata” che ne consacrerebbe la maturità. Perché mai come adesso, ci sarebbe bisogno oltre che di lustrini e balletti, dei veri interpreti di questi cazzo di anni Zero.

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Marco Notari – Io? by Libellula