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31 ottobre 2011 | Universal | Florenceandthemachine.net |
Leave My Body
Quotatissima sin dalla nicchia dell’EP, fino a diventare un’icona, Florence Welch era preoccupata dal futuro incerto del secondo album. Una possibilità era ripetersi con la sua formula glitterata e agguerrita, equivalente di Joss Stone del mainstream indie, come una chitarra elettrica conficcata in una sfera stroboscopica che continua a girare.
Ma lei ha scelto di virare verso un dark che le vibrava sotto la pelle già dai tempi delle prime registrazioni, indole che ha deciso di nascondere per sfornare il primo lavoro in studio.
In questi panni sembra esserci nata, nonostante agli occhi del pubblico abbia subito una trasformazione. Cupa come una Kate Bush disperata, fredda nella voce come Sinead O’Connor, dilaniante nel cambio di tonalità come Dolores O’Riordan.
Il secondo lavoro della rossa di fuoco rimane costante nello spessore in tutti i pezzi, contrariamente al disco predecessore in cui emergevano le chiare hit.
La volontà è sempre quella di rimanere nell’olimpo mainstream del palco del Glastonbury, ma questa volta invece di saltellare tra gli amplificatori vestita di paillettes, se ne starà immobile al centro dell’attenzione, davanti al microfono, interpretando la tensione del dubbio.
Quello che Zola Jesus e Bat For Lashes fanno nel sottobosco di musica per radical chic, Florence+The Machine lo fa davanti agli occhi di quelli che vivono di Cosmopolitan, che ricevono un’alternativa valida.