The Fall – Ersatz G.B.

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Anche a voi sarà capitato di imbattervi qualche volta in soggetti – spesso anziani – affetti da sindrome da distacco lavorativo. Ognuno di loro basa o ha basato la propria esistenza sulla compulsiva appagante ripetitività del: – Fare la propria cosa, e farla bene! – rimanendone del tutto assuefatto. In questo non differisce di certo Mark Smith cinquantaquattrenne leggenda underground Albionica, che poi cosi anziano non è. Diciamo che lo è per mole di “lavoro” prodotto in rapporto ai quasi trentacinque anni di onorata carriera in un ambiente che prevede colleghi capaci di sfornare un disco ogni 3-4 anni, ecco. A volte mi capita di pensare a cosa succederebbe se Mark andasse avanti di questo passo chessò per altri vent’anni, probabilmente la leggenda ne risentirebbe – Il mito del live fast die young proprio non gli si addice – ma almeno potrebbe godersi una discreta pensione.

Ersatz G.b il ventinovesimo disco, è un discreto disco. Poggiante i piedi su di un’ inedita coesione d’insieme – E’ la stessa band da tre album – l’album verte principalmente sulle chitarre abrasive di Greenway  “Cosmos 7, Monocard” e sui vocalizzi rabbiosi da Nick Cave on lsd di Smith “Taking off, Nate will not return” . C’è lo Psychobilly  di “Mask search” come le sonorità Ninties che rimandano ai Vaselines di “Happi song”, con una sognante e malinconica Elena Pouolu (Consorte di Smith) alla voce. Tutto sapientemente legato da Keyboards e Sintetizzatori post-punk.

Forse un gradino sotto rispetto al precedente “Your future our clutter”.
Forse come diceva John Peel, non esiste un album realmente brutto dei Fall.