“Altro che NO FUTURE, è il tempo del NO PRESENT!”: chiacchierata con Appino e Ufo (rispettivamente chitarra-voce e basso degli Zen Circus) nel backstage dell’Hiroshima Mon Amour.
Tra Pasolini, Misfits e milanesi al mare, ecco la voce dei nati per reagire.
In Nati per Subire la foga iconoclasta lascia in parte spazio ad una maggiore lucidità riflessivo-combattiva: era il momento di indirizzare la rabbia verso qualcuno/qualcosa, dopo aver mandato tutti affanculo?
Appino: Si può dire che Andate tutti affanculo fosse critica, feroce e sboccata a tratti, frutto d’una viscerale irruenza comunicativa sia dal punto di vista strumentale (è un disco più “grezzo” dal punto degli arrangiamenti rispetto al successivo) sia per quanto riguarda le liriche. Nati per subire rappresenta per noi l’autocritica invece, il guardarsi dentro dopo essere esplosi, il mettersi in prima persona a rappresentanza di vizi e virtù di questa piccola Italia, tentando con occhio smaliziato ma combattivo di capirci qualcosa e migliorarla.
Ufo: Mi fa un po’ sorridere che si parli tanto di “amarezza” per descrivere il nostro mood in questo album: termine inflazionato forse, che vuol dire poco o nulla se non accompagnato da una reazione… quando succede qualcosa di grave, invece delle giustificazioni e contromisure adeguate, da parte di chi sta in Parlamento spesso ci si dichiara “amareggiati”… Questo dictat lo lasciamo ai politici, noi siamo mediamente incazzati mentre riflettiamo!
Cosa avete capito di questa Italia dell’amarezza, dell’immobilismo e soprattutto del menefreghismo, dopo averla girata in lungo e in largo in tour?
Appino e Ufo: Più la giriamo più affiorano le perplessità di fronte ad un Paese che per molti versi è indecifrabile, un vero unicum. In una concezione pseudo romantica però, si può dire che nonostante tutto viviamo un rapporto d’amore/odio con la Penisola: sarà che nel nostro iter, ai nostri concerti, incontriamo davvero una parte splendida del paese, siamo fortunati in questo.
La vostra penna da’ voce ai nati per subire, ma la speranza, l’intento è chiaramente quello di forgiare dei nati per reagire…
Appino: Assolutamente, è giusto porre chiarezza riguardo al fatto che il nostro intento non è (e non è mai stato) quello d’avere un approccio didascalico, di fare i professorini insomma. Piuttosto si tratta di stampare un bel punto di domanda in fronte ad ogni ascoltatore del Circo Zen, una sorta di botta e risposta immaginario, in cui noi esprimiamo opinioni ma anche perplessità, e ci aspettiamo una reazione!
Ufo: Reagire combattendo non solo il menefreghismo, ma anche quel ridicolo cinismo calcolato ed ostentato da pseudo superuomini privo spesso di qualsiasi coerenza, ma solo provocatorio. Crogiolarsi in un nichilismo da clown, tra l’altro spesso dietro ad un computer è abbastanza sfigato.
L’imbarbarimento del proletariato profetizzato da Pasolini non aiuta in questa ottica: gli spunti lirici di Nati per subire sono molteplici in tal senso. Penso ai Qualunquisti de “tu vorresti anche capire, ma nessuno te lo vuol spiegare”…
Appino: Eccola: questa è la mentalità “da bar” che affossa (controllata dall’alto) il paese. Di “ragazzi eroi” (*ndr traccia Ragazzo Eroe feat. Il Pan del diavolo) ne vediamo a bizzeffe, disillusi ma incapaci di qualsiasi reazione che implichi il minimo sforzo.
Ufo: Cantiamo che “in sala giochi hai imparato che a capire ciò che è giusto non c’è gusto” e d’un futuro pignorato, ma più che nichilisti siamo iper-realisti: altro che il NO FUTURE degli anni Settanta, ora c’è il NO PRESENT se non ci svegliamo!
Una cosa tira l’altra: mi ha colpito molto il verso relativo alla mobilità sociale, “siamo tutti in giro che non si riesce a passare”. A me è venuta in mente l’immagine dei centri commerciali affollati, strapieni, brulicanti di code chilometriche in quella che si configura come la crisi delle (fittizie) superofferte, dei saldi all’80% e dei discount…
Appino: Quella frase è legata al fatto che anche solo i nostri nonni, nella loro “ignoranza accademica” pensavano che per “mobilità sociale” si intendesse proprio un insieme di persone che si spostano da una parte ad un’altra!
Ufo: l’immagine del supermercato comunque è abbastanza calzante! Ciò si ricollega anche alla nostra costante ricerca d’una aggregazione sociale trasversale, una coscienza di classe ormai perduta (tornando a Pasolini) autonoma ma aperta agli altri, capace di unire insomma, nell’epoca della frammentazione.
Appino: è un’idea costante che nasce già quando non eravamo ancora ventenni e bazzicavamo alla Macchia Nera, il centro sociale di Pisa dove trovavi davvero di tutto, dal punkabbestia ai pischelli come noi: si andava lì ad ascoltare musica per il gusto di farlo, non per una particolare band e non per “ghettizzazione” di stili e ambienti.
“L’Inferno non esiste ma assomiglia a Rimini d’estate”: altro concetto epico, verso il quale ho provato un affetto ed una immedesimazione immediata.
Appino: Eheh, è chiaro che in questo caso ci rivolgiamo non solo alle località balneari turistiche in quanto tali (tra l’altro io amo il mare: ho “tradito” Pisa per spostarmi a Livorno perché amo i sapori marini e… il pesce fresco!) ma alla fabbrica del divertificio in generale, fatta di carnai ingiustificati e mode passeggere.
I Milanesi al mare ringraziano…
Appino: Pensa che Milanesi al mare poteva benissimo venir fuori come “metallari al mare”: ci immaginavamo ad esempio l’epopea di un gruppo di darkettoni in spiaggia…
Ufo: l’ispirazione lontana per questo pezzo potrebbe risalire addirittura ad un vecchissimo viaggio in cui ci ritrovammo noi stessi, all’avventura, a dormire in spiaggia imbaccuccati dal freddo e svegliandoci con turisti e vecchietti a osservarci schifati! Ne è venuto poi fuori un inno sarcastico ai meccanismi di quel divertificio che dalle località costiere rimane immutato nelle metropoli.
Parlando di musica: Nati per subire è più “curato”, suona più “pop” per quanto mi riguarda…
Appino: E’ sicuramente più curato dal punto di vista degli arrangiamenti, abbiamo avuto tempo e modo di lavorare esattamente come volevamo, di fare esattamente il disco che volevamo fare: soprattutto abbiamo lavorato in uno studio, “particolare” non scontato dal momento che per anni e anni gli Zen, praticamente, non hanno avuto uno studio, coltivando nel contempo quella attitudine live/busker che deve continuare a contraddistinguerci.
Ufo: Per quanto riguarda il “pop” è una scelta consapevole ma solo se si intende (e noi la intendiamo così) come “popolare”: forse è un album pop nel senso di più vicino alla gente…
E dal futuro c’è da aspettarsi qualche sorpresa, a livello musicale, in casa Zen? Ho letto d’un progetto che mi ha fatto saltare dalla sedia, con un titolo che omaggia gli Husker Du, in cui dovreste rivisitare vecchie canzoni punk…
(*ndr nel momento stesso in cui parlo sognante di questo progetto Appino si alza e prende il computer, lo mette sul tavolo e…)
Appino: Eccolo: esiste! Ti facciamo subito vedere la copertina e la tracklist! Si tratta d’un mini album che uscirà proprio dopo le feste credo, intitolato non a caso “Metal Arcade” prendendo in prestito, esattamente come abbiamo fatto per il nostro nome, due album degli Husker Du: Zen Arcade e Metal Circus.
Ufo: Una novità è che a turno cantiamo tutti e tre, dando sfogo ad una vocalità che non rispolveravamo da tempi lontani (nel suo primissimo gruppo Karim era alla voce!). Rifacciamo cover punk rock di gruppi più o meno famosi: si va dai Misfits a misconosciute punk band scandinave!
[Sulla copertina scorgo Ufo attorniato da fanciulle e sul retro il trio al completo con Appino che azzanna un pollo finto. Leggo “Vent’anni” e subito le pupille si dilatano] Vedo che c’è una nuova versione di Vent’anni: è completamente trasvolta?
(Appino la fa partire: è una figata pazzesca, in puro stile hardcore, col riff pestato all’inizio ed una progressione al fulmicotone)
Appino: E’ bella tirata e c’è pure l’accelerazione, col la doppia cassa e le parole a velocità raddoppiata nel finale!
Il progetto a lungo termine è sempre restare sullo gloriosa scia dei NoMeansNo, giusto?
Fondamentalmente sì, possiamo però dire che sta per chiudersi un ciclo, magari troveremo una sintesi tra Andate tutti affanculo e Nati per Subire ma poi crediamo che l’eclettismo, pur coi marchi di fabbrica Zen Circus ormai ben impressi, potrà prendere il sopravvento e declinarsi secondo nuove sfumature.
(*ndr: si ipotizza un concept album sul Mostro di Firenze, non so quanto ironicamente, dal momento che a me suonerebbe interessante…)
Ultima domanda sulle collaborazioni. Avete fatto un percorso “curioso”: prima vi siete tolti sfizi internazionali (Brian Ritche dei Violent Femmes,Talking Heads, Pixies) ora in Nati per Subire restate “in famiglia”, portando dentro mezza Tempesta Records (Giorgio Canali, Pan del Diavolo, Dente…).
Appino: Sì è stato un percorso interessante: abbiamo collaborato prima con quelli che più o meno erano dei nostri idoli da ragazzini: sono state esperienze importanti, cercate e a conti fatti molto spontanee. Sentire Brian Ritche dirci, dopo un corteggiamento per averlo in fase di produzione, che non avevamo bisogno di lui per produrre ma che gli sarebbe proprio piaciuto suonare con noi su disco e live, è qualcosa che ci ha lasciati di sasso!
Ufo: Per l’ultimo album è stato tutto molto naturale: lavorando a stretto contatto con le persone della Tempesta, incrociandole spesso ed intrecciando rapporti d’amicizia, è spontaneo e divertente provare insieme e collaborare. Dente ed il Pan del Diavolo sono eccezionali artisti e Giorgio Canali è ormai un’immancabile figura nei nostri lavori!
Il disco va forte, il tour colleziona sold out, la chiacchierata è stata gagliarda davvero: “Fatevi fottere” allora, in senso toscano ovviamente, con un sorriso, una pacca sulle spalle e seduti davanti ad un buon bicchiere di vino! Lunga vita al Circo Zen, con pensione posticipata del resto!
Sul palco fino ai novant’anni! Sacrosanto!