Wilco @ Alcatraz (Milano) – 08/03/2012

Attitudine e Visual: Sul palco sono presenti, oltre agli strumenti della band (tre tastiere, batteria e molte chitarre che hanno fatto diverse apparizioni durante il concerto), delle lampade appese al soffitto simili a ai paralumi del salotto di vostra nonna. Durante lo show vengono usate per produrre luci soffuse gialle. Tutte le luci presenti sul palco sottolineano la presenza scenica del gruppo e risultano visivamente suggestivi e ben accordati alla musica. Guardando i Wilco sembra di trovarsi davanti una band di un country club del sud degli Stati Uniti. Mi viene molto facile immaginarmi Jeff Tweedy con una salopette jeans, camicia a quadri, cappello di paglia e filo d’erba in bocca. All’inizio ci sono poche interazioni con il pubblico anche se, durante lo show, si moltiplicheranno creando dei piccoli botta e risposta.

Audio: L’acustica dell’Alcatraz ha solo amplificato l’energia e i suoni prodotti dalla band regalando un’esperienza acustica molto intensa e coinvolgente. Gli strumenti risuonano nel grande spazio del locale trasformando la batteria in un grande cuore pulsante.

Setlist: Il gruppo suona con energia i brani che li hanno resi grandi riproponendo canzoni dal passato, ma sempre con un occhio al loro ultimo album “The Whole Love”. Molte delle canzoni sono state caratterizzate da dei crescendo in termini di energia e ritmo e da jam finali molto interessanti ed ispirate. Se gli album sembrano molto legati all’anima più country/folk della musica americana, in sede di concerto emerge con più forza la componente alternative/rock. Ancora una volta la definizione che danno di sé “A sonic shoulder for you to cry on” riesce perfettamente a descriverli. Nei momenti più acustici ed intimi la voce di Jeff Tweedy riesce proprio nell’intento dichiarato.

Momento migliore: Sicuramente i momenti in cui il pubblico ha dimostrato il proprio amore per la band. L’emozione che muoveva i corpi e faceva alzare le voci del pubblico era davvero indescrivibile e Jeff Tweedy si è tolto spesso il cappello in segno di gratitudine di fronte alla passione che il pubblico gli ha dimostrato.

Locura: Il vero Momento Locura è stato l’ingresso di un uomo baffuto (probabilmente un membro del loro staff) senza maglietta su

l palco che ha preso parte allo show suonando un piatto…

Pubblico: La risposta del pubblico è stata probabilmente la parte del concerto che mi ha colpito di più, sia per la sua eterogeneità che per il calore che ha dimostrato alla band. È stato bellissimo vedere come persone così diverse (nell’età e nello stile) si siano riunite per un concerto che, alla fine, ha fatto felici tutti. Le nuove generazioni, con la giusta, guida, possono venir su bene. Il pubblico nel suo complesso ha partecipato attivamente durante il concerto ballando, cantando e battendo le mani a ritmo. In un crescendo di amore e sostegno vero.

Conclusione: Prima di scrivere la mia conclusione sul concerto dei Wilco vorrei scrivere un piccolo appunto su Scarlett O’Hanna, l’artista che ha aperto lo show dei Wilco. Mi è dispiaciuto molto vedere come il pubblico non le abbia dedicato la giusta attenzione, considerato anche che la signorina si presentava coraggiosamente da sola sul palco. In queste due ore e mezza di tempo i Wilco sono riusciti a creare un’atmosfera felice e gioviale. Quello che rende i Wilco così unici nel loro genere è la capacità di amalgamare canzoni del passato e del presente mischiando melodie classiche a quelle più sbarazzine e leggere. Dopo concerti così esci con il cuore un po’ più leggero. Grazie ai Wilco per aver reso meno pesante questo mondo, anche solo per una sera.