A Classic Education – Call It Blazing

Acquista: Voto: (da 1 a 5)

Gli A Classic Education nascono a Bologna, ma per la registrazione si affidano a Jarvis Taveniere (Dum Dum Girls, Vivian Girls, ecc.) che lavora per i Rear House Studios, in quel di Brooklyn.

In copertina colpisce da subito una rivisitazione di una foto di Danny Lyon, personaggio al quale, tra l’altro, gli A Classic Education si sono ispirati per  il sound del loro nuovo lavoro: un sound pastoso, diretto, reverberato e permeato di atmosfere sixties. Una ricetta già utilizzata, certo, ma che qui trova il suo spazio più adeguato.

Call It Blazing è il loro primo disco dopo una serie di Ep (Best Regards, Hey There Stranger e First Ep). C’era chi già li conosceva e nutriva in loro grandi speranze e chi, come me, ne aveva sentito giusto il nome. Tuttavia è impossibile non rimanere catturati da questo disco: sarà anche per una incoscia orgogliosa vena patriottica?

La voce trasognata di Clancy spicca traballante, teneramente malinconica, sulla sezione ritmica delle chitarre riverberate, sui sintetizzatori analogici (Terrible Day), sugli intro giocosi e travolgenti di Can You Feel The Backwash, lasciando a chi ascolta quella vivificante sensazione di terra arida che si alza, polverosa, al passaggio di una Harley Davidson sulle immense praterie americane. La cifra dei sogni adolescenziali, di quella voglia di fuggire e viaggiare verso mete che finora abbiamo potuto solo immaginare tra le pareti della nostra camera.

Musicalmente gli A Classic Education mescolano le atmosfere giocose tipicamente sixties, rivisitando il filone surf-pop, come in Place A Bet On You, con il moderno indie-pop, una buona dose di scanzonato Rock&Roll, garage psichedelico e un pizzico di gothic che sfociano in piccoli gioiellini come la solare Billy’s Gang Dream, o ancora come Grave Bird, con gli stacchi riempiti da coretti alla Rogue Wave, o Night Owl che, con quel riff distorto, ricorda gli Interpol di Our Love To Admire, ma in salsa dream-pop.

Al di là delle critiche mosse da altre parti sul cantato anglofono (che non condivido), gli A Classic Education sono riusciti in quel salto difficile che altri gruppi ancora non riusciti a eseguire (magari dopo anni di carriera).

Gli A Classic Education dimostrano agli italiani che è possibile fare questo tipo di musica anche senza provenire dall’Inghilterra riuscendo ad accogliere consensi  da gran parte della critica (vedi la presenza su Pitchfork). Come non esserne orgogliosi?