ATTITUDINE E VISUAL: E ci siamo. È il primo appuntamento per la rassegna di Rock in Roma e gli Afterhours aprono ufficialmente la stagione estiva che fa tremare la capitale a ritmi rock. Poiché non è ancora pronta la location storica dell’Ippodromo delle Capannelle, l’evento viene spostato all’Atlantico Live e da subito sorgono perplessità. Il posto è decisamente meno capiente, al chiuso, e con un’audio che spesso non aiuta i cantanti. Manuel Agnelli sale sul palco alle 23 con i suoi Afterhours, ed inizia il concerto con un’affermazione forte che esprime un po’ il pensiero principale dei presenti: “Amici, vi ringrazio tutti per essere così numerosi in questo posto di merda”. L’apertura del concerto non è stata affidata ad un gruppo spalla ma per un’ora abbondante, si sono esibiti gli Afghan Whigs. Un’esibizione forte, d’impatto, con una grossa palla da discoteca luccicante stile anni ’80 che svetta e rotea in alto sopra il palco.
AUDIO: Durante l’esibizione degli Afghan Whigs l’audio è stato pessimo: le voci erano disturbate, i suoni arrivavano distorti e confusi all’orecchio. Il timore che l’episodio si potesse ripetere durante lo show degli Afterhours viene subito scongiurato non appena partono le note di Metamorfosi.
Durante il live di Agnelli & co. tutto è stato perfetto, con volumi naturalmente alti e vocalizzi che ascoltati su supporto possono dare l’idea di essere “aiutati” da strumentazioni in studio. La realtà è che l’estensione vocale e la capacità di gestione del suono della sua voce, rendono Manuel Agnelli un artista concreto e spettacolare.
SETLIST: Si parte con i pezzi dell’ultimo lavoro, Padania: Metamorfosi e Terra di nessuno, Costruire per distruggere. Si prosegue con un misto di brani che ripercorre tutta la carriera degli Afterhours, quali Male di miele, Ballata per la mia piccola iena, Tutto fa un po’ male e Vedova Bianca / My time cantata live con Greg Dulli.
LOCURA: Non esistono parole per descrivere Xabier Iriondo. Forse più centrale sul palco rispetto agli altri musicisti (D’Erasmo e Dell’Era sulla sinistra, spesso al buio per i giochi di luce e Ciccarelli da solo sulla destra). Forse non si può definire propriamente “Locura”, ma di sicuro parliamo di “Intrattenimento”, comunque Iriondo ha ammaliato e stregato gli occhi – nonché l’udito – dei presenti. Sublime nel suono così spinto e aggressivo delle chitarre, è un animale da palcoscenico. Un talento da ascoltare. Una fantasia da guardare.
PUBBLICO: Circa 3000 persone presenti, per lo più la generazione di trentenni che ha conosciuto il gruppo durante gli ultimi 10-15 anni. Forte l’affetto espresso al gruppo, in molti indossavano le t-shirts con la classica scritta dedicata alla Ballata per la mia piccola iena.
MOMENTO MIGLIORE: Niente in particolare da segnalare, anche se è stato emozionante il medley fra Vedova Bianca e My time.
CONCLUSIONI: L’ultimo lavoro degli Afterhours, Padania, è un disco che lascia interdetti e divide il pubblico in due fazioni: chi non lo ha capito e chi ne ha colto la rivoluzione insita nell’elaborazione dei suoni e dei messaggi che vuole trasmettere alla società. Ascoltandolo a casa ero curiosa di vederlo interpretato live, e sono contenta di poter affermare che…non c’è nulla che gli Afterhours non possano fare. Non vi sono limiti da oltrepassare poiché se parliamo di rock italiano le novità le impongono loro con un lavoro musicale che non può avere paragoni. E puntualmente, sono sempre loro a riuscire a superare non solo gli altri, bensì sé stessi.
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Foto di Emanuela Bonetti