The Wave Pictures – Long Black Cars

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Dopo i vari smadonnamenti pensando di aver messo in play, anziché i The Wave Pictures, i Violente Femmes; e dopo le seconde imprecazioni in vista dell’evidente plagio stilistico mi sono rilassato, immaginandomi con un sigaro Toscano, e in smoking, ad ascoltare i coretti e gli assoli blueseggianti di Stay Here & Take Care of the Chickens (ma che razza di titolo è?), la traccia d’apertura di Long Black Cars.

Il trio britannico continua la sua strada, senza aggiungere niente di quanto già detto in Susan Rode the Cyclone del 2010. La formula è la stessa, canzoni indie-rock toccate dalla leggera e benefica mano del folk, che si muovono su ritornelli corali ficcanti (We can Never Go Home Again) e assoli blues che sfociano volentieri in ambienti tipicamente rock (Give Me a Second Chance); però c’è un maggiore perfezionamento. Tutto è lineare, e orecchiabile; stavolta hanno fatto molto attenzione alla struttura intro-strofa-ritornello-assolo affinché il tutto risultasse estremamente ordinato e, perché no, pop.

Long Black Cars è  costellato di gioiellini vintage. The West Country suona come i Muse versione demo-grunge-nello-scantinato-di-zio; Spaghetti (e pure in questo disco hanno inserito l’Italia) è il classico singolo da infatuazione, bello ritmato, fraseggi chitarristici giocosi, un video assurdo (dove loro tre mangiano per 4 minuti pasta) e tanta ironia;  e Segulls che suona come un concentrato vitaminico di energia.

Arrivati alla nuova “innumerabile” produzione i The Wave Pictures, ancora per la Moshi Moshi,  ti si piazzano davanti, con tanto di camicia a quadrettoni e sguardo pietrificante, facendoti notare come, nonostante si auto-plagino da anni, e plagino un certo punk-folk-rock d’ottima annata riescano ancora una volta a farti venire lacrimoni e un sorriso divertito. Long Black Cars non è certo un discone, tra un mese ne parleranno in pochi, pochissimi affezionati nostalgici. Io mi ricorderò di questo disco perché è sdolcinato quanto i “bacini nasali” degli eschimesi (Eskimo Kiss), e scanzonato quanto l’esordio di una rock band di provincia; e in questo periodo può servire a molti, e anche a me.