JokeBox #4 – Pet Sounds

Questa rubrica nasce come una galleria degli incidenti più clamorosi in cui mi sono imbattuto.
Li condividerò con tutti i lettori di Rocklab, perché “ci sono più cose assurde nell’industria discografica, Ed Wood, di quante può sognarne la tua filmografia”.

Le metafore zoologiche sono gettonatissime quando si tratta di sottolineare l’incuranza e l’approssimazione esecutiva di musicisti svogliati, dilettanti o semplicemente incompetenti. Sarà capitato a chiunque di proferire la fatidica frase “è suonato da cani!”, imbattendosi in un disco dalla produzione amatoriale o infarcito di stecche grossolane. Ciò che pochi sospettano è che simili espressioni possano avere un inquietante fondo di verità. Noi di Rocklab, sonderemo quest’oggi uno degli anfratti più ombrosi ed impervi della giungla discografica: la musica creata (letteralmente) da cani e porci.

The Woofers and Tweeters Ensemble – Beatle Barkers

Come moltissimi di voi sapranno, i Beatles sono stati, a tutti gli effetti, la prima boyband della storia. I dischi iperprodotti, i motivetti naif e i live oceanici forgiarono un concetto di rock innocuo e reazionario, che rassicurava quelle vaste frange di giovani e genitori intenzionati a sperimentare l’ebrezza della trasgressione pur senza infrangere i tabù morali imperanti (ovvero senza lasciarsi sedurre dalla perversione strisciante del rock’n’roll nero). Il successo fu istantaneo e inarrestabile, al punto che svariati lavori dei beatles (s)figurano, a distanza di decenni, tra i più venduti exploit discografici di tutti i tempi.

Ora, nel caso abbiate un po’ di dimestichezza con la rete e i flussi d’informazione telematica, concorderete con me se dico che gli unici argomenti che riscuotono immancabilmente lo stesso successo nelle ricerche online, a prescindere da qualsiasi fattore esterno, sono due: animaletti adorabili e tette. Apparentemente non c’è proprio nulla in comune tra un irresistibile frugoletto peloso che starnutisce cuoricini e un gran paio di cocomeri inturgiditi, se non il fatto che entrambi collezionano regolarmente vagonate di like su youtube. Partendo da questi assunti, qualche scaltro discografico alla ricerca dell’idea del secolo per un progetto musicale redditizio, avra’ avuto un’epifania: quale straordinario apprezzamento incontrerebbe la fusione tra il richiamo d’un gruppo evergreen di fama planetaria e uno dei fattori di cui sopra?

Essendo che le generose protuberanze femminili, per ovvie ragioni, hanno ben poche chance di successo al di fuori dei supporti ottici, la scelta non poteva che cadere sulla nazi-cuteness ipnotica di qualche bestiolina pucciosa, con i nefandi risultati che tutti voi state per sperimentare:

Avete presente la teoria della scimmia instancabile? Quella secondo cui “se si lascia una scimmia per un tempo infinitamente lungo a battere tasti casuali su una tastiera, prima o poi si otterrà l’opera omnia di shakespeare o qualsiasi altro parto letterario ”? Beh, immaginatene una declinazione musicale e capirete perché sono tutte un mucchio di cazzate. Com’è vero che nessuna bestia è capace di sadismo o masochismo o deliberata cattiveria, al contrario dell’uomo, che può arbitrariamente scegliere d’essere malvagio e arrecare dolore per il solo gusto di farlo, nessun animale, anche se lasciato con uno strumento a disposizione per tempi infinitamente lunghi, potrebbe mai creare qualcosa di tanto raccapricciante e malevolo come questa versione di obladi oblada (la quale, se non altro, ha il pregio di suonare quasi più gradevole dell’originale).

Se la obladi oblada beatlesiana ebbe un seguito clamoroso tra la moltitudine prepubere ed istericamente adorante che costituiva il nocciolo del target di riferimento, l’insulsa cover in salsa agreste non poteva che rivelarsi il perfetto prodotto di consumo per quelle ragazzine 20 anni dopo – le quali, dismessi completamente i panni rock, erano diventate madri posate e piccolo borghesi. Il peggiore incubo dei Residents aveva avuto un “illustre” precedente in un’operazione analoga, che all’epoca (i primi anni ’80) vendette negli states qualcosa come 100000 copie:

Jingle Cats – Meowy Christmas


Perdonatemi se eviterò di dilungarmi su un disco il cui spessore eguaglia le suonerie del gattino virgola; qualcosa che avrebbe sfigurato persino come b side nella soundtrack d’una puntata natalizia di Kiss me Licia. Vi basti sapere che ho desiderato tanto intensamente la morte d’un animale (in questo caso il tenero micetto cheesepuff, mascotte dello studio discografico e principale performer) solo quando studio aperto si ostinava a mandare a ripetizione servizi acchiappa-sospiri sull’orsetto Knut.

Vagina dentata organ – Live


Per disintossicarci da tanto lezioso abominio, ho selezionato una chicca proveniente dagli albori dell’industrial d’assalto. Chiunque di voi mastichi musica concreta ed elettronica sperimentale, dovrebbe genuflettersi ogni volta che da qualche parte fanno capolino i nomi di Peter Christopherson (membro originario dei Coil, degli Psychic Tv e dei Throbbling Gristle) e John Balance (altro membro originario di Coil e Psychic Tv, nonchè indiscusso guru dell’estremismo electro-industrial). I vagina dentata organ sono solo uno degli innumerevoli e strampalatissimi progetti di nicchia a cui i due vulcanici istrioni hanno dato vita nell’arco degli ultimi 30 anni.

Tanto per rendere l’idea dell’impronta stilistica dell’ensemble, nel 2004 venne pubblicato un disco talmente peculiare che meriterebbe un articolo di jokebox a parte. Si tratta di “the great masturbator”: 50 minuti di rintocchi di campana minimalista in ossequio all’arte di Salvador Dali’.

Il video allegato mostra una delle tante performance concettuali imbastite dal dinamico duo nei primi anni ’80. Mentre on screen sfilano i cani lupo più placidi ed inoffensivi mai visti, dei minacciosi droni ringhianti fungono da unica colonna sonora allo sfregiamento grandguignolesco d’una serie di dipinti astratti. Inutile indulgere in ulteriori didascalismi o interpretazioni: lascio decidere a voi se si tratta di arte canina o di artisti cani.

Caninus – No dogs, No masters


Non so quanta gente abbia mai avuto a che fare con un vegano, ma nella coscienza collettiva l’immagine consolidata del tipico esponente della categoria è quella d’un folkloristico fricchettone inala-margherite e bruca-erba amante dei Jefferson Airplane o dei Love.
Beh, se questa è anche la vostra idea, potete scordarvela, dal momento che i caninus sono vegani ed animalisti convinti, hanno un frontdog al posto del frontman e suonano come suonerebbe un attivista della Peta morsicato dal beagle idrofobo appena tratto in salvo da un laboratorio di vivisezione. Perché, diciamocelo, non c’è nulla di più appropriato, se vuoi perorare la causa vegana e invogliare il pubblico alla simpatia e al rispetto verso qualsiasi animale, che far “cantare” uno dei generi più estremi in circolazione da uno degli animali piu’ carnivori e aggressivi che esistano (per la cronaca, un enorme pitbull).

Hatebeak – Hellbent for Feathers


Dopo il frontdog, il frontbird. Beatevi dell’idea balzana d’innestare i vocalizzi isterici d’un pappagallo africano su un tessuto brutal-death metal; ammazzatevi dalle matte risa dinanzi al sottilissimo umorismo dei titoli (“beak of putrefaction” e “hellbent for feathers”, omaggi-parodia rispettivamente a “reek of putrefaction” dei Carcass ed “hellbent for leather” dei Judas Priest), e infine domandatevi il senso di accompagnare musica tanto feroce con i versi prodotti da un pennuto il cui livello d’intimidazione è più o meno pari a quello d’un citofono.

Insect Grinder – Big Green Murderer


L’escalation di delirio zoologico trova in questi insect grinder l’apice assoluto ed incontestabile. Una persona normale quando sente parlare di grilli pensa ad una veranda estiva, un tramonto limpido e fresco ed un carezzevole frinire di sottofondo. Per un metallaro, evidentemente, non è cosi’. Un metallaro quando ascolta un grillo immagina scene di devastazione biblica con nubi di locuste cannibali ed un accompagnamento sonoro in cui il caratteristico stridio degli insetti si trasforma in un doppio pedale impazzito.
L’inno ideale per il movimento a 5 stelle, insomma, sopratutto dopo gli ultimi, roboanti trionfi elettorali. D’altronde, chi non vorrebbe “Alligator” come sindaco di parma?

BONUS TRACK – Animals Killing People – Human Disgusting Species


Tecnicamente questo brano sarebbe off topic, dato che non contiene nessun animale canterino, eppure i curiosi esemplari di essere umano ivi presenti hanno un’aria cosi’ poco evoluta che ho deciso di includerlo ugualmente. Con questo congedo all’insegna della bruRalità vi rimando alla prossima!