Flying Lotus – Until The Quiet Comes

Acquista: Voto: (da 1 a 5)

Il 2012 ci regala il piacevole ritorno di Steven Ellison (Flying Lotus). Ne ha fatta parecchia di strada il ragazzo che voleva volare (vedi il nome d’arte Flying Lotus) da quando lo notò  la Warp Records.

Cresciuto a pane, Madlib e IDM, nel 2008, aveva stupito tutti con Los Angeles, album cult degli anni ‘00, nel quale confluivano proprio hip hop, elementi glitch, techno, ambient e parecchie altre cose. Era la sua personale via di fuga dall’ IDM più classica. L’hanno chiamata musica wonky, una scappatoia che attraversa più generi senza rinunciare all’ aspetto “ragionato” della braindance. Roba per le meningi, da apprezzare e valutare nel lungo periodo proprio perchè trae la sua forza dalla cura di quei dettagli che giungono all’orecchio dopo svariati ascolti e che non tutti sono in grado di cogliere. Sarà per una questione di dettagli o di pigrizia ma Cosmogramma (il seguito di Los Angeles) non è riuscito ad entusiasmarmi particolarmente. Troppa sperimentazione, troppa “carne sul fuoco”, la sensazione che FlyLo avesse osato troppo e un periodo d’ apprezzamento che da lungo diventava lunghissimo. Until The Quiet Comes compie, in questo senso, un passo indietro.

È un ottimo album perchè prende in considerazione noi comuni mortali. Non si tratta di accantonare influenze, di concedersi furbescamente all’easy listening. Semplicemente c’è più ordine fra i vari elementi (ora chiaramente distinguibili), meno voglia di strafare, con le solite collaborazioni d’alto livello a fare il resto. In 18 tracce che raramente sforano i tre minuti, troviamo, in perfetto stile Flylo, di tutto e di più. Si inizia con i dolci arpeggi di All In per proseguire con la meravigliosa voce soul-R&B di Niki Randa accompagnata dal classico beat sconnesso lotusiano (Getting There). R&B che in See Thru To U incontra ritmiche afro con una Erykah Badu che si presta perfettamente al gioco, mentre Electric Candyman vede Thom Yorke dilettarsi fra  downtempo e suggestioni trip-hop. Non mancano tracce più ballabili (vedi il classico “Wham wham” dubstep in Nightcaller) nè, giusto per non scontentare la prozia Alice Coltrane (proprio la moglie di John), l’amato jazz (Only If You Wanna).

Quando il ragazzone di Los Angeles controlla i suoi istinti prog-psych il risultato è garantito. Until The Quiet Comes ne è la dimostrazione. Un album “digeribile” ma allo stesso tempo ricercato, mai banale. Cosa volere di più da un disco del genere?