Jim James – Regions of Light and Sound of God

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Jim James non è un novellino, anzi, nel circuito musicale è già notevolmente conosciuto per il suo gruppo My Morning Jacket del quale è il cantante e chitarrista assieme a Carl Broemel.
Dopo vari progetti paralleli di minore importanza come i Monsters of Folk, datati 2009, l’ep Tribute To sotto nome di Yim Yames e una piccola parte nel disco tributo a Woody Guthrie, dal nome New Moltitudes, arriva finalmente un Lp, firmato ATO Records, che sancisce l’inizio della carriera solista del nostro James. E non si tratta del solito progetto capriccioso.

Il disco è stato ispirato da un vecchio libro di Lynd Ward degli anni ’20, dal titolo A God’s Man – una storia incisa su legno che sembrerebbe aver fatto nascere il moderno campo artistico della Graphic Novel – e ne vuole essere una perfetta colonna sonora: un progetto circolare, un concept album sulla redenzione, sulle battaglie quotidiane e storiche, e sulla religione. Un progetto complesso e affascinante nella sua ideazione.

Indipendenza e pieno controllo, assieme alla scommessa di mettersi in gioco, contornati dalla voglia di esprimersi a pieno senza scendere a compromessi dettano le regole per un percorso molto personale. Anche se (purtroppo) i due mondi musicali proposti da James non sono molto distanti. Questo Regions of Light and Sound of God suona come un disco dei My Morning Jacket che si priva di quelle screziature folk pur mantenendo quel gusto dream-psych caratteristico; a impreziosire il disco vi è giusto un tocco retro in più, un po’ francese a là Air stile Moon Safari. E quando si parla di Air si parla di un mondo meraviglioso ma sempre circoscritto alle solite dinamiche compositive: tastierine nineties – che se nel 98, sembravano rappresentare l’avanguardia elettronica, oggi suonano un po’ dèmodè – simpatici motivetti vocali come in State Of The Art (A.E.I.O.U.) e chitarre acustiche che si muovono in arpeggi delicati come in Exploding mescolandosi spesso a sezioni rumorosamente distorte (Dear One).

Ringrazio infinitamente James per avermi fatto conoscere questa pietra miliare del fumetto americano (che ho già messo nel carrello di Amazon); ma, per il resto, tra un po’ di Bowie, un pizzico di Elton John e ritmiche alla Stereolab, quest’esordio suona un po’ gelido – nonostante musicalmente impeccabile – caratteristica che ritrovo in tutti questi progetti retro-futuristici (permettetemi l’ossimoro) del nuovo millennio. Si cerca la novità, il disco espressione della nuova decade, ma se si ricicla il passato, il risultato non può che essere storicamente deludente.  Non vi aspettate una pietra miliare.  Questo Regions of Light and Sound of God non lo è. È solo un ottimo disco, il che non è poco.