Franz Ferdinand – Right Thoughts, Right Words, Right Action

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L’immaginario indie degli ultimi dieci anni deve molto ai Franz Ferdinand, che li si apprezzi o meno. Per questo, quando è cominciata a girare la voce di un probabile scioglimento della band scozzese in seguito all’estenuante tour di Tonight…, un paio di chili li hanno persi anche alla redazione di Pitchfork: chi avrebbe potuto riempire il vuoto lasciato dalle loro chitarre ad altezza mento e dalle loro ritmiche insieme logiche e sfrenate? Nessuno avrebbe potuto, neanche indossando le più brutte camice sulla faccia (e nel retro) della Terra. E allora ecco un sofferto quarto disco, partorito dopo un travaglio di quattro anni, che Kapranos e soci hanno registrato tappati in studio alla riscoperta della vera e sana composizione. Lontano dai palchi. Fa strano dirlo, ma a Stereogum.com hanno confessato che si stanno cominciando a stancare dei live, o meglio, dei tour infiniti che non lasciano spazio per creare cose nuove e delle etichette che nel frattempo ti pressano per avere cose nuove. I quattro di Glasgow si augurano di non doversi più smazzare all’inverosimile in giro per il mondo, e forse sarà per questo che Right Thoughts, Right Words, Right Action suona molto meno aggressivo dei precedenti dischi.

A parte i caratteristici floorfiller Bullet e Love Illumination, tutte le spigolosità da sgambettamento kapranico sono state smussate in vista di pezzi più moderati (evitando di dire “adulti”), ma non per questo poco interessanti. La collaborazione con Björn Yttling (Peter Bjorn And John) e Todd Terje ha permesso il confezionamento di Stand On The Horizon e The Universe Expanded, due brani che forse potrebbero indicare la nuova linea dei Franz Ferdinand: la prima, soffusamente disco, con un intermezzo di perturbazione orchestrale e un finale sirenesco; la seconda, riecheggiante ‘Space Oddity’ con un tocco di elettronica alla Muse. La rarefazione della trama le distingue dalla tipica solidità con cui i Franz si esprimono, grazie alla quale anche delicatezze alla ‘Fade Together’ (da You Could Have It So Much Better) si impongono all’ascoltatore in modo inequivocabile, rendendosi immediatamente comprensibili, abbarbicandosi tra il nervo acustico e la tromba d’Eustachio. Fenomeno che si ripropone con la semi-title track, Right Action, che lungi dall’avere a che fare con Zucchero e il suo funky gallo, come il riff potrebbe far presumere, è un singolo azzeccato con una genesi affascinante: il verso d’apertura “Come home, practically all is nearly forgiven” è stato rubato da una cartolina abbandonata nei meandri del mercatino di Brick Lane, e con la sua ambigua magnanimità è già diventato il motto del gruppo. Non che Alex abbia bisogno di copiare versi a caso, comunque: il testo di Evil Eye, forse il primo e unico inno al malocchio nella storia dell’umanità, è ridicolmente geniale. Probabilmente, non abbastanza da far passare Right Thoughts… come il miglior disco dei Franz Ferdinand, ma quello che conta è che sia un disco dei Franz Ferdinand.

[schema type=”review” rev_name=”Franz Ferdinand – Right Thoughts, Right Words, Right Action” author=”Sara Manini” user_review=”3″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]