Indiepolitana prima tappa: INDIEtiAMO@Sassocorvaro (PU) 20-21/06/2014

Nobraino
Report e impressioni a cura di Patrizia Cantelmo e Riccardo Ruspi.

Arrivare a Sassocorvaro è un’esperienza che ti ricorda da vicino quanto le cose che ami siano anche le cose che finisci per odiare. A vivere in Umbria lo sappiamo bene: i panorami sono spesso mozzafiato, ma per vederli davvero, per viverli davvero, devi faticare e non poco. In fondo la provincia di Pesaro-Urbino è vicina a quella di Perugia, ma per arrivarci dobbiamo affrontare una serie di curve infinite e un viaggio lungo più di quello che ti porta a Firenze, per dire. Eppure Sassocorvaro si fa perdonare tutto in un secondo: basta affacciarsi  al tramonto con in mano un bicchiere di birra su una terrazza che dà sul lago sottostante, a farti dimenticare tutto e a pensare solo a goderti quello che ti aspetta all’INDIEtiAMO. Paolo Carburi e gli altri ragazzi che si impegnano per questo festival giunto ormai alla terza edizione ti fanno subito sentire a casa, con quella cordialità e ospitalità tipica più che dei montanari, della Romagna che è lì a un passo. Due serate a base di musica indipendente, tre palchi dislocati per le viuzze del paese, mercatini, vari stand, la pesca a cinquanta cent dove – udite udite – ho vinto l’ambitissima sauna in cucina (sic!), il punto ristoro dove abbiamo potuto mangiare benissimo, e poi, gli amici di Radio Bombay a fare dirette e interviste, e quelli di Indiepolitana a sostenere la prima tappa della carovana. Insomma, un posto sperduto nel nulla – in the middle of Nowhere, direbbero gli americani, diamoci un tono – in cui sentirsi indiscutibilmente a casa.

Invers

Chiusa la lunga ma inevitabile parentesi “romanticismo”, passiamo alla musica. I concerti sono stati tanti, ma riusciamo a raccontarvi di fatto solo di quelli sul palco principale, forse anche perchè la formula di più palchi non premia chi suona prima di cena, almeno in termini di pubblico. La prima serata ha visto come protagonisti due gruppi dalle nuovissime leve italiche: Violacida e kuTso. Interessanti entrambi, per quanto ancora acerbi. I primi, giovanissimi, freschi, dai testi decisamente post-adolescenziali ma efficaci, e dalla musica leggerina ma curata. Ancora dal vivo faticano a lasciare il segno, forse per mancanza di una loro personalità precisa – un po’ in bilico fra l’Orso e l’attitudine folk-punk degli Zen Circus – ma cresceranno, ne siamo certi, anche magari a furia di esperienze live da accumulare. Al contrario, invece, i kuTso di personalità ce ne hanno già parecchia, però concentrata tutta sul frontman: si dimena sul palco, colpisce per teatralità e voce: una vocalità molto affilata, potente e a tratti raffinata, che ci ricorda un po’ quella di De Leo dei Quintorigo, un po’ quella di Aimone dei Fast Animals and Slow Kids. Anche i kuTso – nonostante il nome, concedetecelo – sono da tenere d’occhio.

 Indietiamo
La seconda giornata è quella del gran pienone, visto il nome di spiccco che chiuderà il festival, i Nobraino. Prima di loro, i vincitori del contest, gli Invers da Biella e poi La Rappresentante di Lista. Menzione speciale per gli Invers, ci sono piaciuti. Alla lunga il contesto li penalizzava un po’ : sfido chiunque a non perdere attenzione in una giornata estiva così leggera per qualcosa di tuttosommato impegnativo e dalle sonorità nordiche tra newwave e post-punk come le loro. Però si intravede coraggio (il cantato in italiano su questa esplosione di nu-wave italica lo fanno in pochi) e talento. E anche a livello di impatto scenico ci hanno colpito: il chitarrista era una furia energica e il cantante con quel barbone era impossibile non notarlo. La Rappresentante di Lista invece ha cambiato totalmente le carte in tavola: attori teatrali che usano le loro armi in tal senso anche in musica: uno spettacolo che ci ha fatto un po’ dimenticare la loro musica, tutta incentrata sull’autorialità e la performance. Nel frattempo le file davanti si riempivano di gente in attesa della vera attrattiva della serata, i Nobraino, facendoci perdere un po’ di aderenza con quello che succedeva sul palco. Ci è sembrato però un act perfetto per introdurre la vena folle e teatrale di Kruger e compagni. Concerto speciale, quello dei romagnoli: tra di loro Barbatosta alla tromba per la prima volta live proprio nella sua piccola città, Sassocorvaro.

Kutso
Un live fenomenale, una dimensione perfetta per loro, per esaltare le qualità infinite di Kruger sul palco: catalizza l’attenzione della platea con poche semplici ma efficacissime mosse. La sua voce incanta, il suo tono nel raccontare fra un canzone e l’altra i suoi pensieri è sempre così netto e attoriale: un perfomer nato. Se a questo si aggiungono le bolle di sapone, la scenetta del “Mangiabandiere” che porta un ragazzo a rasarsi sul palco per mano dello stesso Kruger (“lui sostanzialmente andrà morire per tutti noi, perchè è necessario che lui muoia, perchè siamo troppi, bisogna un po’ morire” e aggiunge “lo so che girando a Sassocorvaro non avete questa percezione” strappando ancora una volta le risate del pubblico), e la chiusura in mezzo alla folla in cui io stessa (Patrizia, ndr.) – restìa come pochi a queste cose, chi mi conosce lo sa – vengo coinvolta direttamente a cantare al microfono “io non sono matto”, capirete perchè è stato impossibile restargli indifferente. Sarà che senza barba Kruger è anche più affascinante, sarà che Sassocorvaro è magica, sarà che Indiepolitana ti porta ad alleggerirti: siamo pronti a ripartire per la prossima tappa, Gubbio. Altre curve ci aspettano, altre magie, ne siamo certi.