The Sonics @Barrumba, Cervia – 07.11.2015

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Per quelli nati a cavallo degli ottanta, all’interno di quel fazzoletto di terra che da Forlì arriva fino a Cervia – passando per Cesena e Cesenatico –, il Barrumba è stato il teatro ideale dove consumare sfrenate notti estive post adolescenziali. Spiaggia, due piani con vista mare, sbornie e Rock’n’Roll, sempre. Per questo tutti coloro che hanno vissuto quegli anni della riviera se lo ricordano con tanto affetto, ma non solo loro.

Il garage era spesso di casa – soprattutto dopo l’esplosione della triade Strokes, Stripes e Libertines. Tutti lo ballavano, neanche fossimo al cavestomp: forse unico punto a favore della cosiddetta “retromania” esplosa ad inizio millennio. Voglio dire, che se anche voi vi ricordate vagamente quel periodo, saprete benissimo quanto in esso si celasse tutta una serie di manierismi per cui era “Comunque figo” ballare “Human Fly” (Cramps) dopo i Jet. Un’incongruenza che però permetteva ai residuati bellici del punk o della wave in fotta per gli ottanta, di spassarsela comunque. Il Barrumba non era l’unico locale in cui farlo, ma d’estate era sicuramente il più figo – poi ci sarebbe tutto il discorso legato al fatto che in antitesi al “rocker metalmeccanico” potevi trovarci un sacco di ragazze sportive che dopo gli anni del grunge e del liceo affrontavano l’università a suon di Vodka e borsette di Vuitton, rappresentando uno standard tutto sommato interessante persino per uno squatter. Quindi, anche per le ragioni di cui sopra, il concerto che sabato sera ha visto i Sonics sul palco del Barrumba ha rappresentato un ritorno alle origini che sa tanto di chiusura d’epoca.

I quattro di Tacoma all’appuntamento si presentano canuti e caricati a plutonio. Orfani di Andy Parypa – fratello del chitarrista Larry – e del batterista Bob Bennett, presentano un occhialuto Gerry Roslie dal timbro vocale ben conservato – del resto era lui quello che voleva cantare come se dovesse urlare fuori le proprie budella –, ed un portentoso nuovo bassista che sembra la versione slim fast di Jack Black. L’impianto del locale si dimostra all’altezza, ed i nostri lo sfruttano a pieno. Un’esibizione impeccabile, capace di trascinare un dancefloor – che al termine di ogni brano ringrazia sentitamente – anagraficamente eterogeneo come pochi altri visti da queste parti. I picchi arrivano con i classici “Psycho” e “Strychnine“, ma essendo al cospetto di una vera macchina da singoli, risulterebbe riduttivo non prendere in esame la totalità dell’esibizione come un’unica grande, festosa ed inesauribile fonte di divertimento.

In attesa dello sdoganamento del prossimo stereotipo musicale proveniente dal passato, consigliamo alle band ed al pubblico pagante di approfittare dell’offerta e di non perdersi per nulla al mondo uno spettacolo di questi maestri d’intensità. Chi era presente sa benissimo il perché. Chi non c’era se ne pentirà prima o poi.