Soulwax – Belgica OST

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Al netto di alcune polemiche e sventure, Arezzo Wave è stata una cosa davvero bella. Specialmente quella volta che nel luglio 2005 gli LCD Soundsystem e i Soulwax si esibirono nella stessa sera. Per chi abitava dalle parti di Arezzo e s’imbottiva di suono DFA e affini, quel giorno assunse connotazioni mitologiche.

Le due band oggi ritornano operative quasi in simultanea. La band di James Murphy ha ripreso a esibirsi e i Soulwax (dopo essersi palesati per anni “solo” come 2ManyDJs) sono tornati con questo album d’inediti. Ma il formato con cui i fratelli Dewaele si ripresentano resta qualche cosa di anomalo rispetto a un album dei Soulwax propriamente detto. Belgica è infatti la colonna sonora del film di Felix Van Groeningen che traccia una storia che ha sullo sfondo questa ipotetica scena sociomusicale di Ghent (o Gand se si è più francofoni). Quindi il film è vero, la soundtrack pure ma ciò che è fake sono le molteplici “band” coinvolte nel progetto. Trattasi infatti dei Soulwax che di volta in volta, traccia dopo traccia, cambiano nome, suoni e a volte lingua  grazie ad una girandola di cantanti e collaboratori. Dunque i Soulwax assumono le sembianze della synthpop singer Charlotte (che fuori dal personaggio è una che predilige sonorità più sperimentali) così come dei rumorosi Burning Phlegm (con Igor Cavalera alla batteria). Il trucco è semplice e ben si sposa al concetto e all’intento del film. L’importante, lo ripetiamo, è non aspettarsi il fatidico ritorno dei Soulwax tout court. Qui l’eclettismo è volutamente esasperato, tanto che Belgica ha il lato electro dei White Virgins, quello indie rock vicino ai primi Soulwax (“How Long dei The Shitz”), quello moroderiano (il fantomatico Danyel Galaxy), quello fracassone (i They Live), così come quello disco funk tipico delle produzioni Gomma Records degli anni zero (gli Aquazul). Indelebile è la prova delle cosiddette Erasmus che in un italiano delle fiandre domandano “Chi è il Re nella terra dei ciechi?” e “Chi vuole del miele nel proprio tè?”. La loro “Ti Ricordi Di Me” è il guizzo electro-bizarre che non fa rimpiangere troppo la celebre “NY Excuse” del repertorio Soulwax con Nancy Whang. E poi c’è la traccia attribuita ai Kursat 9000 che potrebbe aprire una caterva di discorsi: è etno-disco-trap in turco, in rappresentanza di una comunità assai numerosa in città, rilevante quasi quanto quella marocchina nella vicina Bruxelles. Ecco, quel frammento di Belgio lì che s’infila così bene in questo eclettico e ipotetico racconto sonoro spiega il tema dell’inclusione meglio dei diecimila discorsi sentiti nell’ultimo mese.

Da qui potremmo arrivare a dire che, paradossalmente, Belgica sviluppa una omogeneità tutta sua. Le facce diverse narrano una medesima storia e la mano dei Soulwax emerge aldilà del desiderio di celarla. Curiosamente, il bello di questo disco che insiste tanto sull’eterogeneità e il travestimento è che, alla fine, gli autori non ce la fanno a nascondersi del tutto.