Skunk Anansie – Rock in Roma – 15.07.2016

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Attitudine e visual

Ci voleva probabilmente una protagonista come Skin – la leader degli Skunk Anansie –, per rivitalizzare le notti estive romane. Senza dubbio il palco di Rock in Roma oramai da anni garantisce una solidità e una visibilità consolidata. Forse la formula inizia a subire qualche colpo di stanchezza e per il futuro meriterebbe una rivisitazione: la posizione del palco e le modalità con le quali il pubblico ha potuto raggiungere la manifestazione sono senza dubbio da implementare.

Audio
Quando si parla di acustica e di Skin ci si deve rendere conto di essere al cospetto di un artista dalle capacità vocali fuori dal comune, in grado di interpretare qualsivoglia registro locale. Dai momenti Elettropunk al Rock più classico, fino agli episodi più intimisti. Anche la band, composta da Ace, Cass Lewis e Mark Richardson rivela una compattezza sonora esaltata anche dalla larga diffusione dello spazio antistante lo stage.

Pubblico
Ad assistere al ritorno live degli Skunk Anansie si è presentato un pubblico davvero molto eterogeneo, in grado di catturare il fascino e le attenzioni della quarantottenne cantante inglese che non ha lesinato neanche un grammo di sé. C’era chi ha vissuto gli anni novanta, quando il fenomeno skunk piombò sulla scena musicale europea, ma erano presenti anche i nuovi fan che hanno apprezzato molto le esperienze soliste (special modo elettroniche) degli ultimi anni.

Locura
Il pubblico Rock a volte è davvero incontentabile, persino con propri beniamini. Infatti non è mancata la consueta discussione sul percorso artistico degli Skunk Anansie: da un lato chi accusava la band di aver venduto la propria purezza musicale alle logiche mainstream di Mtv o dei programmi televisivi, dall’altro chi invece difendeva a spada tratta le scelte artistiche di Skin. Fortunatamente la chitarra di Ace, quella dell’intro di Charlie Big Potato, ha chiuso ogni diverbio.

Momento migliore
La band ha proposto tutti classici della propria carriera, riuscendo così a cullare le emozioni del pubblico: specie di coloro che si avvicinano ai quaranta ed hanno effettuato un piacevole viaggio nel tempo. Riascoltare così: Tear the Place Up, That Sinking Feeling, Weak, Hedonism e Twisted, ci ha fatto apprezzare, ancora una volta, quella voce imperitura che negli ultimi venti anni ha davvero pochi eguali. Skin è davvero animalesca e istrionica nell’interpretazione: una forza scenica che nella storia recente della musica è paragonabile solo al compianto Freddy Mercury.

Conclusioni
Insomma, dando per assodato il passato di una band che non deve dimostrare più nulla, un punto interrogativo si pone rispetto al futuro. Saranno in grado gli Skunk Anansie di reinventarsi ? Questa parentesi live avrà vita breve? Molte band rock finiscono, degnamente, per replicare loro stesse, e lo fanno per decenni – Skin è troppo vulcanica per limitarsi a questo, ne siamo certi. Per il momento godiamoci il ritorno di un gruppo rock di classe, che ha saputo sempre coniugare poetica, stile e istintività, tutte caratteristiche primitive della musica rock.