(ir)radiati dalla musica: quando i Thegiornalisti vanno sold-out

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C’è un confine labile
, talvolta, che separa un’opera idiota da un’opera riuscita (o riuscita nella sua idiozia, anche questo va messo in conto). Una linea sottilissima che sancisce la frontiera fra la paraculata e il gesto suicida. A volte (se non sempre) a fare da discrimine a livello critico è il contesto in cui essa va a collocarsi. Oltre l’opera in sé, ci induce alla riflessione ciò che accade (che è accaduto, che accadrà, o che potrebbe) intorno alla medesima opera. Al di fuori del testo: da dove arriva e quello che provoca. Questo perché “Completamente Sold-Out”, l’ultimo album dei romani Thegiornalisti, è stato in parte salutato come un trionfo, e in larga parte come una schifezza. In entrambi i casi con una certa superficialità (almeno per chi scrive, non c’è sfida migliore che tentare l’azzardo critico su un testo spacciato per banale o infimo). Schifezza, dicevamo. Quando invece, probabilmente, si tratta della definitiva catarsi, del grido liberatorio di tanti anni di new-wave-capitolina (anni di The Pills, di Dischi Bomba per modo di dire, di Cani e di Giancani, di “Esami” la web-serie). “Anni affollati, per fortuna siete già passati”, citando a sproposito Gaber. Ma non sono passati manco per niente. “Ci siamo incollati”, sempre saccheggiando Gaber. Ragion per cui ci importa, ci importa eccome, del grido liberatorio. Ma anche del paesaggio in cui (da cui) viene gridato. Dunque tenteremo uno sguardo sul disco in sé-per sé. In sé (dentro il disco) e per sé (prima, dopo, intorno). Faremo molti errori, affrontando questa sfida. Faremo un po’ di slalom. Faremo un po’ di movimento. Sovra-interpretare, ne siamo consci, sarà la parola d’ordine.

“Sto bene solo quando faccio Sport / sto bene solo quando è Sabato” – “Non c’è rimedio logico alla tristezza / e la libertà non mi dà gioia a volte ma solo insicurezza” – “Quindi mi tengo tutte quante le mie dipendenze / per vivere meglio / per vivere meno peggio”

Più che di anni affollati, ormai è lecito parlare di anni svuotati. E la vera nostalgia, come dicono i filosofi, o i pop-filosofi, è solo e soltanto nostalgia del presente. Le sensazioni (le nostre vite) passate sono come un tarlo, e capita spesso di scambiarle per fantasmi, che ci illudiamo di poter afferrare. A soccombere, ogni giorno, è proprio il presente in quanto campo di possibilità. Riusciamo a percepirci a riconoscerci e ad agire quasi esclusivamente in base a ciò che è stato (e quel “quasi” è tutto da scommettere, da indagare), rispondendo all’afasia su noi stessi con una sorta di auto-coscienza negativa (non più “chi sono” o “cosa sarò”, ma “chi o cosa non sono più”), dacché nel presente non troviamo spazio (non troviamo tempo). Armati di passato, solletichiamo a malapena il Nulla. Ci si veste da Ghostbusters, per ritrovarsi al solito bar. Anni ultra-mediali, pluri-versali, di profonda e radicale incertezza. Anni di revival, di resistenza a non-si-sa-bene-cosa. Anni da agghindare un po’ come ti viene. Anni da dissacrare, da meta-testualizzare non per spontanea volontà, ma per tirare avanti la carretta. Fra le mura domestiche, sui social. Nella politica e nella musica. Anni di album dai titoli stra-parlanti, alla disperata ricerca di un (co)autore. Anni di necrosi sotto forma di boutade. Da “Il sorprendente album d’esordio de i Cani” a “Il primo disco era meglio” dei Majakovich, passando per “Mainstream” di Calcutta e “Glamour”, sempre de I Cani. Su questa scia, più in senso esistenziale che musicale, va ad accodarsi “Completamente Sold-Out” dei Thegiornalisti, ma con la bussola rivolta altrove.  

Non possiamo proseguire senza spendere qualche parola sulla figura di Tommaso Paradiso, il capo della banda, voce e cervello del fattaccio. Che a quanto pare a differenza del vecchio Ferretti studia, lavora, guarda la tv, va al cinema, fa sport e scopa pure (beato lui). Ragazzo/uomo coi baffoni da campionario hipster? Non proprio. Diciamo cantautore Young Adult (qui ci rifacciamo all’omonimo film con Charlize Theron, e non alla narrativa stile John Green) diviso fra masscult e midcult, con la spada di Damocle del trash ad altezza giugulare. Era nato sotto il segno dell’indie (primo album della band nel 2011), ora risorge sotto il segno dei pesci e di Venditti, di Gaetano Curreri degli Stadio, di Vasco (Rossi e non Brondi), e di un romantico Gazebo da cui intonare “I like Chopin”. Gli affamati d’avanguardia e di bellezza (due concetti antitetici), insieme agli amanti della musica buona e giusta  et nunc et semper et in saecula saeculorum liquideranno il tutto come IMMONDIZIA (ma c’è più mondo qui dentro, qui intorno, rispetto a qualsiasi surrogato nostrano di Tom Waits). I meno snob, che pur de-testandolo non hanno rimosso in toto e quindi non trovano perturbante il pop del nostro passato (nostalgicamente presente) potrebbero a ragione definire “Completamente Sold-Out” come un wet-dream venuto male di Radio Italia Solo Musica Italiana, oppure equipararlo all’aborto incestuoso di album come “In questo mondo di ladri” e “Prendilo tu questo frutto amaro”. Uno scontro frontale fra “Cuore” e “Venditti e Segreti” dell’Unico Antonello Che C’è. Indietro tutta, insomma. Verso la gloria che fu e che tanto ci piace spernacchiare.

A ben vedere, il nostalgico presente dei Thegiornalisti (e non di Malika Ayane) rifugge sia il complesso d’inferiorità etno-social (detto anche Complesso di Mannarino) sia quello elettro-nerd (detto anche Complesso di Contessa). Tommaso Paradiso, insieme alla sua band, cerca di ri-costruirsi una verginità musicale perduta, e di farlo a colpi di “Promiscuità”, sgattaiolando a destra della Santa Trinità Fabi-Silvestri-Gazzé per mettersi in contatto con gli eroi sentimentali del mainstream quello vero: Venditti, Curreri, e Rossi su tutti. Col beneplacito vocale di Fabrizio Moro da San Basilio, e di qualche stecca di sigarette (supponiamo). E tornando al brano “Promiscuità”, da “Fuoricampo” del 2014, ci preme sottolinearne la natura ibrida, che mescola evidenti richiami al synth-pop, a “This is your life” dei The Killers (la linea di basso, praticamente identica), compresa “Real Hero” di College feat. Electric Youth, infierendo oltretutto con un ruggito di gola alla Dalla/Curreri. Alcuni l’hanno bollato come un brano sempliciotto e sterile (racconta di ipotetiche scopate, figuriamoci), ma è figlio invece del post-modernismo baustelliano, solo senza L’Aura d’Autore (“Voglio il Ciuffo di De André”, cantava una volta qualcuno). Da “Il Musichere 999” a “Il Musichiere 000”, il piatto è servito.

“Sbagliare a vivere mi piace un sacco”

Se avete letto fin qui, avrete capito che giochiamo pesante, che non abbiamo paura di spararle grosse. E che dei Baci Accademici della Meglio Gioventù ce ne sbattiamo altamente. “Lui chi è?”. Con queste parole esordiscono le lyrics del disco in questione, riportandoci inevitabilmente a “Il Triangolo” di Renato Zero (altro romano, esempio di masscult italo-sorcino). Parliamo del brano “Completamente”. Nel suo videoclip è facile rivedere i luoghi di molto cinema fra Roma e dintorni. A partire da “Amore Tossico” e “Non essere cattivo” del Fu Claudio Caligari (il lungomare di Ostia), per poi giungere a “Suburra” di Stefano Sollima, lì al molo dei pescatori dove il Samurai uccide Numero 8 (Lo scrivi sì, lo scrivi o no, il tuo Romanzo Criminale? Scusaci ancora Bianconi). E ci pare anche di scorgere la vespa di Nanni Moretti che si aggira di nuovo, a più di vent’anni da “Caro Diario” (e sì, forse dobbiamo ringraziare il regista del video, non la band). E poi, ancora: “La musica che mettevi su youtube mi faceva impazzire”. Verso di rara bruttezza ed uguale onestà: il nostro immaginario di fatto si ri-produce sul web. Viene sempre meno il lascito ereditario di maestri in carne ed ossa, e spopola l’auto-revival, al contempo work in progress, da strappare alla tremenda Libertà dello streaming, che non è né positiva, né negativa. Lascia solo spaesati, in quanto neutrale, reale libertà. E riecco la nostalgia del presente: troppe possibilità, nessuna possibilità. A parte, forse, la morte. A parte, forse, vivere. Forse, forse vivere.

“Mi manca già l’aria di questa notte / dove tutto è sospeso in bilico tra la vita e la morte” –  “Vorrei morire brillo … vorrei che in Paradiso fosse Sold-Out”

C’è anche la morte in questo album zuccheroso e tastieroso, tanto che può spingerti, dopo ripetuti ascolti, a voler distruggere tutti i synth e tutte le pianole del sistema solare. Ci sta per forza, visto che si tratta di una seduta spiritica (“Giulio Cesare” di Venditti, se ci sei batti un colpo di cassa!!!). Tanta voglia di canzoni old-school con appena un po’ di cerone. Ma come, nel 2016? Con tutte le nuove tendenze? In quest’orgia di pop superclever & superserious (che tanto crede in sé stesso e nel proprio progresso) mi riesumate la colonna sonora di “Acqua & Sapone” di Verdone? Ebbene sì, “Completamente Sold-Out” è un disco alla vana ricerca di una Nuova Interezza, di una Nuova Felicità (da rimare con “mediocrità”?), smentita fin dal titolo assai ambiguo (“sold-out”: tutto venduto, al completo, ma soprattutto “esaurito”). Di certo è anch’esso un titolo stra-parlante, che allude a uno sputtanamento commerciale, e infatti questo è il disco oscenamente pop che Bianconi pur annunciandolo non farà mai (è troppo bravo per riuscirci). Ma intanto in città è arrivato un nuovo cantore di Vita, Amori & altre Stronzate, che adora le tonalità maggiori , il guitar-delay alla The Edge, gli arrangiamenti anni ‘80, che parla chiaro e non vuole trincerarsi dietro irritanti collage di frasi (vedi Calcutta), né ambisce a spiegarci il senso dell’universo (vedi “Aurora” de I Cani).

Non siamo ingenui, però. Sappiamo che I Cani, Calcutta, e Thegiornalisti non si mordono a vicenda, che hanno una scena da condividere, e che in fondo, benché guardino in direzioni diverse, sono tre tenori su un unico palco. Prendete il film “Sempre meglio che lavorare” dei The Pills, che li ospita tutti nella colonna sonora, e che a posteriori potrebbe avere la stessa valenza di reperto che “Singles” di Cameron Crowe ebbe per il grunge (non meditate il suicidio adesso).

thegiornalisti-completamente-sold-out-downloadAndando per le spicciole, diciamo che “Completamente Sold-Out” dei Thegiornalisti è il disco sbagliato al momento sbagliato, perché insegue il successo infischiandosene degli allori, e non vuole apparire né colto né intelligente (girano troppi prontuari in rete su quale sia la “giusta” direzione per il pop). Non “vuole” apparire intelligente, “lo è” nel profondo, nella sua consapevole presa di posizione. Quindi ha la nostra simpatia. Scade nella bruttezza? Può darsi, ma col dovuto sentimento, e assai meno del previsto. In più, vanta alcuni ritornelli forti e sfacciati, poiché puntano ad entrare nel bordello del pop romantico, a dispetto di chi vuol solo guardare dal Bugo della serratura. Benvenuti in Paradiso (oh no, è sempre Venditti!). Benvenuti nella testa di Tommaso, che è anche un po’ la nostra, fra sigarette notturne, “donne che non sono un pericolo ma la spinta di tutto”, piogge di ricordi e passeggiate per Roma, in cerca di un futuro che non tornerà. E quindi, il disco mi è piaciuto? Non pensavo, ma sì. Quasi quasi me lo compro.

Info:

Carosello Records

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Data:
Album:
Thegiornalisti – Completamente Sold-Out
Voto:
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