Intervista ai Sauropod

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Dopo avervi parlato del loro album d’esordio, oggi conosciamo un po’ meglio i Sauropod, band Norvegese fautrice di un Pop-Rock che trae ispirazione dalle solide radici della British Invasion: innestandola con elementi nuovi e meticci.

Partiamo con una domanda semplice. Come vi siete incontrati e quali esperienze artistiche avete fatto prima dei Sauropod?

Abbiamo formato il gruppo a Oslo, dopo esserci diplomati nella stessa scuola, che si trova a poche ore a sud da qui. Prima dei Sauropod ognuno di noi portava avanti il proprio piccolo progetto musicale, ognuno con la sua band, suonavamo soprattutto hard rock nel club locali.

La scena artistica e musicale norvegese, quanto ha influito sulla vostra educazione musicale?

Musicalmente siamo stati molto influenzati da tutti i generi rock americani ma ovviamente abbiamo ascoltato i gruppi norvegesi più importanti, frequentando concerti, festival ecc ecc. Facciamo anche parte di questo giro, i gruppi tendono a conformarsi a vicenda e noi probabilmente non facciamo eccezione.

A quali artisti pop rock vi ispirate?

Non tanto al pop, a parte forse alcune cose rock’n roll dei primi anni Sessanta. Moltissimo al punk rock, al vecchio blues, poi abbiamo anche preso da cose che non hanno nulla a che vedere con il rock convenzionalmente inteso, come Jacques Brel, Olivier Messiaen e Cornelis Vreeswijk. A parte questo in generale ci ispiriamo a tutte le forme artistiche (musicali e non) antiautoritarie e attente alle differenze di classe.

Quante difficoltà avete incontrato quando avete registrato il vostro primo disco in studio?

Registrare di per sé è stato figo, ci siamo davvero stupiti quando tutto ha preso la forma di un album perché siamo entrati in studio con l’idea di registrare soltanto alcuni singoli. L’unico che sembrava avere un piano era il nostro produttore Hasse Rosbach (Turbonegro, Team me), e all’improvviso era fatta.

Che significato ha il nome del gruppo e come lo avete scelto?

I sauropodi sono i dinosauri col collo lungo, non c’è nessuna ragion particolare nella scelta a parte il fatto che avevamo bisogno di darci un nome. E dopo aver fatto i primi due concerti il nome è rimasto quello!

Siete emozionati per i prossimi concerti, prima in Norvegia e poi in Europa?

Prima di Natale abbiamo fatto il nostro primo tour all’estero, circa un mese, abbiamo girato piccoli club e abbiamo partecipato anche al Transmusicales Festival in Francia, c’erano tremila persone. Tra i posti più belli sicuramente il Café Limba a Villingen-Schwenningen e altri molto alla mano. Abbiamo appena suonato all’Eurosonic, nei Paesi Bassi, e ci ritorneremo in aprile. La prossima settimana saremo al MENT Festival a Lubiana, in Slovenia. Quindi sì, siamo emozionati per tutto questo!

Conoscete qualcosa della scena musicale italiana?

No, ma ne abbiamo sentito parlare bene e speriamo di farne esperienza diretta presto.

Quali sono i pro e i contro di scrivere musica all’interno di un gruppo?

Sentiamo che è solo un vantaggio, ecco perché suoniamo in una band. Per noi vuol dire sorprenderci a vicenda e divertirci suonando, il più possibile. O perlomeno è questo che cerchiamo di fare, sempre.

State già pensando al secondo disco e credete che sarà diverso dal primo?

Certo! scriviamo continuamente e registreremo tra una data e l’altra del tour, abbastanza presto, crediamo.