Macy Gray – Auditorium della Conciliazione – 11.03.2017

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Attitudine e visual
Tutto così piacevolmente appiccicaticcio. Avete presente le ambientazioni dei film “blaxpoitation” degli anni settanta; quelli così tanto amati da Tarantino e che vedevano interprete Pam Grier. Ecco quella sensazione di fuori moda che ha nell’aria qualcosa di sessualmente accattivante. Un telone viola come sfondo a tutta la prima parte del concerto, e poi accanto alle tastiere due bellissimi lampade di quelle che potevi trovare nella camera da letto di Tom Bosley in Happy Days. Poi arriva lei, bellissima, suadente avvolta in un impacciato vestito viola con tanto di boa piumato. Tutto perfettamente a tema con lo stile di Macy, assolutamente a suo agio in questa ambientazione da poesia decadente.

Audio
Ogni volta che si assiste ad un concerto all’interno dell’auditorio della conciliazione se ne esco soddisfatti. Roma, tra i suoi tanti problemi, annovera senza dubbio la mancanza, o almeno la difficoltà, nel trovare dei luoghi dove si possa assistere a concerti Rock-Pop senza che il contesto fisico ne danneggi la resa. Ecco, vicino al Cupolone c’è questa struttura davvero splendida che ha l’unico difetto di non accogliere tantissima gente, ma che per concerti particolari e con uno sfondo acustico si presta davvero.

Pubblico
Tutte le prime file erano occupate da personaggi un pò avanti con gli anni, e tendenzialmente benestanti, che probabilmente avranno sentito parlare di Macy Gray in qualche viaggio negli Usa. Sicuramente non ne saranno rimasti delusi, vista anche la sua indubbia capacità nel tenere la scena come front-woman; Macy è in grado di interagire col pubblico parlando di sensualità e femminilità, senza alcun tipo di reverenza al comune senso del pudore. Il resto della sala, composta da tanti giovani, presenta un buon numero di coppie – le cui donne erano assolutamente indiavolate nella danza.

Locura
Il look piacevolmente sopra le righe di Macy Gray, possiede nelle scarpe – con tacco a spillo – l’elemento di maggior sensualità: di due tipi, sfoggiate nelle due parti del concerto. Il primo paio è un classico color crema – che forse le andava un filo largo –, mentre il secondo un ardito paio zebrato. Modelli perfetti per la signora dal groove, che ne hanno reso le movenze maggiormente accattivanti.

Momento migliore
Qui ci troviamo di fronte ad un’artista che fa ciò che vuole con la sua voce. Tra l’altro, è qui accompagnata da una band perfetta in grado di creare un’atmosfera magica: costruita su quel groove che solo la musica Soul di livello sa regalare. Quando esegue i suoi classici, da “I Try a Sexual Revolution” sino a “Sweet Baby“, o quando al contrario si cimenta in una versione stravolta del classico “My Way” a chi ascolta non rimane che togliersi il cappello. Su tutte segnaliamo la cover di “Creep” dei Radiohead.

Conclusioni
Una volta Aretha Franklin la definì come la sua unica vera erede: ma forse con Macy Gray siamo davvero oltre. Lei è un caleidoscopio fra passato e futuro della musica Neo Soul. Sa essere dolcemente sensuale o patinata in maniera quasi violenta. In lei c’è Etta James, Ella Fitzgerald, Missy Elliott, Billie Holiday ma anche Aretha Franklin e Janis Joplin. Ci sono le radici della musica del novecento, ma anche la capacità istrionica della cultura Hip-Hop. Una grandissima artista, con quel tocco di maledizione che in fondo non guasta, ma che speriamo ce la preservi; mentre noi rimaniamo a osservarla incantati. Seduti, sotto la batteria a gambe incrociate, mentre Macy si prende una pausa per sorseggiare una bevanda magica.