Rocklab: Parlateci del vostro nuovo disco, “I Moralisti”:
Alessandro Raina: Il disco sarà sicuramente molto più eterogeneo rispetto al precedente, una delle principali differenze sarà l’assenza dell’elettronica, per cui il tutto sarà più immediato e più viscerale, a volte più acustico, a volte più rock, ma in generale , come ho detto, molto più vario e libero rispetto al nostro primo lavoro.
Rimarrà comunque un’unità di fondo, in quanto ogni canzone sarà da intendersi come un capitolo di una storia.
Credo che anche nei brani che abbiamo suonato stasera (in occasione di un house concert in quel di Roma n.d.r) sia emerso un cambiamento di attitudine rispetto al nostro passato, cosa che all’inizio degli Amor Fou non sarebbe stata assolutamente concepibile, in quanto si trattava di un progetto più “a modino”, più ragionato, più “prodotto” e meno “suonato”, mentre i pezzi che stiamo portando in giro adesso sono pezzi che abbiamo scritto e immediatamente suonato dal vivo.
Rocklab: Qual è il significato del testo di Filemone e Bauci?
A: Filemone e Bauci sicuramente si rifà ad un’idea di coppia, quindi di rapporto amoroso, ma a ben vedere, il testo della canzone parla in realtà del fallimento dei rapporti tra genitori e figli. Io ho trentadue anni e quindi mi posso permettere di fare un po’ il punto della situazione della mia generazione. La prima relazione forte che abbiamo è quella con i nostri genitori, e ragionare sul perché tanti rapporti tra genitori e figli siano falliti mi ha portato a tirare fuori alcuni contenuti autobiografici, ma anche a cercare di allargare il discorso al tempo in cui viviamo, alla società in cui questo fallimento è inscritto. La famiglia è la cellula primaria della società, in cui si determinano tutte le cose che poi ricadranno nel contesto sociale. E oggi possiamo vedere quanto i problemi della famiglia, nella grande catena dei rapporti umani, diano dei risultati devastanti.
Rocklab: Parlateci della vostra cover di Mina “L’ultima Occasione”, perché questa scelta?
A: Già ai tempi di Che cos’è la libertà (brano de La Stagione del cannibale n.d.r.) il testo di quella canzone era nel mio immaginario pronunciato da una donna. Ora anche in questo brano c’è una donna che si assume di fronte ad un uomo la responsabilità fortissima di interrompere un rapporto, e il messaggio di Mina è ancora più forte, perché si inscrive in un’epoca in cui ancora dominava, in particolare nell’educazione femminile, un’idea più melò, più edulcorata dell’amore. In questo senso, e nel contesto della sua epoca, un personaggio come Mina è sicuramente notevole.
Rocklab: Non siete nuovi alle cover di Mina, In particolare ricordo la cover di “Città Vuota” che avete eseguito a Scalo 76, durante la vostra apparizione live televisiva.
A: In realtà quella è stata quasi un’imposizione: ci è stata proposta una rosa di tre brani tra cui scegliere, e abbiamo scelto quella lì, che davvero è stata provata da noi solo un giorno prima della messa in onda trasmissione! Tra l’altro, a volerla dire tutta, quel brano ci è stato caldeggiato dagli autori Rai, che andarono a vedere nella rosa delle canzoni di Mina quale fosse la più cliccata, e trovarono che “Città Vuota” era la più cliccata, non tanto perché la versione di Mina compaia, tra le altre cose, in un film di Almodovar (nel film “Tacchi a Spillo” dove è stata tradotta in spagnolo n.d.r.), quanto perché Fiorello ne fece una cover tremenda, che però ha generato milioni di click. Così quella canzone è stata immediatamente ritenuta adatta ad un pubblico televisivo dagli autori di Rai Due.
Rocklab: Parlateci della defezione di Cesare Malfatti (La Crus, tra i membri fondatori del progetto Amor Fou, all’altezza del primo disco)
A: E’ stato uno degli elementi che ha ideato il progetto, che l’ha voluto. Però musicalmente, anche nel modo stesso di concepire la musica, avevamo delle grandi divergenze. Alla fine ciò che importa per me è fare bene il progetto, al di là dei personalismi.
Rocklab: Perché secondo voi un disco così bello e a fuoco, e anche così radiofonico, come la Stagione del cannibale non ha avuto il successo e la visibilità sperata?
A: E’ una cosa che ci hanno fatto notare un po’ tutti. Banalmente credo ci siano due fattori, uno è che la stampa di settore, quelle cinque o sei riviste e siti di rilievo, hanno considerato gli Amor Fou come un progetto parallelo di artisti già conosciuti, non bisognosi di essere esaltati o divulgati, perché già lo erano. Qualcuno deve aver pensato: bah, ci sono i La Crus, l’ex cantante dei Giardini Di Mirò (A.Raina è stato la voce di Punk… Not Diet dei GDM, n.d.r.), per cui non serve ulteriore diffusione.
L’altro fattore può essere stato che noi, essendo un gruppo appena formato, non abbiamo avuto intorno una struttura forte che ci aiutasse a divulgare la nostra musica in un momento di grande cambiamento del sistema distributivo.
E devo dire che abbiamo ricevuto più attenzione dal web che dai giornalisti “di scuola”.
Un altro fattore che è sotto gli occhi di tutti è che in questi ultimi anni c’è stata grande attenzione per progetti più viscerali, più diretti ed immediati, anche nella forma sonora: penso al Teatro degli orrori, ai Ministri, a Le Luci della Centrale Elettrica.
Rocklab: E di Dente che mi dite?
A: Dente è un prodotto della scena in cui siamo immersi anche noi. Lo conosciamo da tanto perché ha aperto tanti dei nostri concerti. Ascoltandolo però mi mancano quegli elementi di immaginario, di testi e di scrittura che a 33-34 anni mi aspetto da un cantautore. Trovo che ci sia ancora un gap, un vuoto di contenuti, di cose… che forse nella società attuale non sono neanche più così necessari o richiesti. Poi uno può anche limitarsi a parlare di gite scolastiche, di piadine e di polenta… Però…
Rocklab: Concludiamo qui, vi ringrazio per il bel concerto e per l’intervistaGrazie a presto!