Web-cronaca di un divorzio: Il Mucchio goes wild

La notizia arriva il 27 aprile 2011: Max Stefani, direttore e fondatore de Il Mucchio Selvaggio, storica rivista contenitore di musica, film, politica ed attualità annuncia l’abbandono della direzione del giornale con un post-fiume su Facebook, a causa di problemi interni alla redazione. Questa qui sotto è una parte del post in questione:

Lotte di potere, accuse rivolte ai redattori, preoccupazione per il futuro della rivista, per la sua indipendenza e per l’unicità delle posizioni che assumeva nei suoi articoli ed altro ancora: ci viene da considerarlo uno sfogo giustificato questo, dopotutto fondare una rivista è un pò come diventarne padri non solo in maniera legale ma anche ideologica.
E sapere di questo cambiamento da lettore, ti fa sentire appunto come se il tuo ristorante preferito annunci di cambiare gestione: prepareranno ancora i manicaretti che tanto amavi?

Tant’è che la nuova gestione si affretta, all’indomani del proclama, a richiamare la clientela ad assaggiare le nuove pietanze che ha da offrire.

Ma i malumori iniziano a farsi sentire. L’abbiamo detto prima, le accuse sono pesanti, sono lunghe, ma soprattutto sono PUBBLICHE, sono su Facebook, le leggono tutti, amici e non.

Per fortuna che sulle testate le dichiarazioni sono più miti, così Gugliemi stesso parla della dipartita di Stefani su Rolling Stone:

Poco dopo l’annuncio su Facebook, sul sito del Mucchio Selvaggio usciva un generico editoriale di poche righe.

…Stefani non l’ha presa bene.

Altri collaboratori non lanciano accuse dirette ma si limitano ad insinuare qualcosa (o così si presume…)

Nel frattempo iniziano ad uscire sul web delle news con correlati commenti alla notizia. C’è chi ha la sua posizione su questa faccenda, soprattutto per il fatto di essere (o essere stato) collaboratore del Mucchio.

Così scrive SentireAscoltare:

Così invece commenta Stereogram:

Arrivati fino a questo punto mi sa che ognuno dei lettori di questa web soap-opera possa essersi fatto la sua opinione attraverso un bel pò di informazioni di prima e seconda mano schiaffate su internet (e questo è proprio il bello ed il brutto del media in se stesso).

Noi auguriamo ai Montecchi ed ai Capuleti del Mucchio Selvaggio un grosso in bocca al lupo, continueremo a comprare la rivista anche se sappiamo che i cambiamenti saranno consequenziali ed inevitabili, ma non possiamo che seguirvi per le prossime puntate.