“Il Polimorfo è un network di buoni propositi che diventano idee; che diventano lavori; che diventano sudore; che diventano altre idee”. Questo recita il web se interrogato da un motore di ricerca. Per chi non conoscesse questo nome, trattasi di due ragazzi con base a Roma che si sono distinti per aver dato vita ad un’ agenzia di successo che produce (bei) video e che organizza (interessanti) serate di musica live. Queste serate vanno sotto il cazzutissimo moniker di “La Tua Fottuta Musica Alternativa”, e questa è una di quelle serate, come vedremo “fottutamente alternativa” non solo negli intenti.
I piatti forti della serata sono infatti:
Sadside Project con il basso di Roberta Sammarelli dei Verdena, Gionata Mirai de Il Teatro Degli Orrori, con il suo set strumentale acustico, Fast Animals and Slow Kids. Vediamo nel dettaglio.
ATTITUDINE E VISUAL: Il Circolo degli Artisti si presenta per l’occasione scisso in due palchi, da un lato il palco vero a proprio, dall’altro, sotto al mixer, un palchettino molto più intimo, dove si esibiranno le proposte acustiche. Dopo l’apertura affidata ai nascenti The Wires da Roma e all’indie-folk sghembo di Simone Olivieri (dei Dolcevena) è la volta dei Sadside Project sul palco principale: il duo chitarra-voce/ batteria, se nella compagine visiva può far balenare in testa i BSBE, a conti fatti ha molto più garage e meno tecnica degli altri due romani. Epperò regge un live piacevolissimo, tra rimandi paraculi a Jack White, ai The Fatellis, agli Arctic Monkeys e in fin dei conti a tutto quanto l’indie degli ultimi dieci anni ha rimacinato del garage e del rock & blues. Quando poi entra in scena Roberta Sammarelli dei Verdena, a sostenerli col suo basso inconfondibile, il tutto diventa una festa di scapocciamenti e di vera attitudine r’n’r. La botta sonora è invidiabile, e mi sorprendo a pensare di aver avuto davvero una bella opportunità a vederli suonare dal vivo insieme. Nemmeno il tempo di riprendersi che Gionata Mirai ha già preso il suo posto alle nostre spalle, sul palchettino acustico: seduto, occhiali da vista e baffetti, imbraccia un’acustica dodici corde, e ci invita a girarci e a “metterci comodi”. Seguono venti minuti di “allusioni”, una suite continua e sinceramente affascinante di arpeggi a dodici corde con accordatura aperta, con svariati rimandi al più ipnotico Jonny Greenwood (si ascolti Allusioni#2, che pare presa dritta dritta da In Rainbows), e le modalità di una Kaki King (il referente più immediato che mi viene in mente per descriverne lo stile tecnico), ma con un mood decisamente più cupo e lisergico. Ne viene fuori uno spettacolo sonoro stregato, straniante e fascinoso, oltreché tecnicamente impeccabile, e che – incredibilmente – vorresti durasse di più.
Ecco come un chitarrista talentuoso dimostra anche di avere tecnica e stile, oltre alla sua conclamata attitudine da rocker. Ed ora è la volta dei Fast Animals and Slow Kids, ovvero quello che succede a mettere insieme sul palco una sana attitudine punk e istrionica, rimandi al core e all’ alternative americano, e la verve sb(r)occata e gratuita de I Soliti Idioti. Sì, perché dal punto di vista “attitudine” il capelluto frontman dei Fast Animals and Slow Kids non la manda a dire a nessuno, domina il palco e la folla con la stessa foga e le stesse modalità del suo più grande ed evidente referente, Pierpalolo Capovilla, ma ci mette anche del suo dovuto principalmente alla sua giovane età anagrafica: dove il suo più navigato referente mette l’impegno e la poesia, lui ci mette l’istrionismo e l’allucinazione, dove Capovilla proclama, lui usa la volgarità gratuita come arma liberatoria e catartica. Niente male. Peccato che a volte il gioco dei riferimenti riesca troppo scoperto ed evidente. Nonostante questo Il ragazzo ha tutti i numeri giusti, e poù vantare già uno stuolo di fedeli ai suoi piedi, tanto da permettersi due stage-diving e di far cantare i suoi testi a squarciagola da un pubblico affezionato e coinvolto.
AUDIO: Il suono dei Sadside Project con Roberta Sammarelli sovrasta qualsiasi altro gruppo venga dopo. La botta è invidiabile e godibile, dritta in pancia, la voce distinta e dotata di tecnica, quando magari meno di originalità. Per quanto mi riguarda i Sadside vincono il premio della serata per il miglior suono espresso sul palco. Stessa cosa dicasi per Gionata Mirai che con la sua acustica riempie il locale di suoni caldi e cangianti, attraverso le due esigue spie piazzate per l’occasione ai lati del palchetto secondario. Problemi invece per il live dei Fast Animals and Slow Kids, che manca un po’ della botta giusta: si ha l’impressione che i volumi non siano a cannone come dovrebbero per una proposta del genere. Inspiegabile. Nonostante questo il live, sorretto dal suo spassosissimo e incolpevole frontman, regge bene.
SETLIST: I Sadside Project propongono il loro nuovo album, “Fairy Tales”, che vanta in sede di registrazione notevoli collaborazioni, tra cui appunto Roberta Sammarelli dei Verdena. A seguire un Gionata Mirai in gran spolvero con il suo progetto strumentale in cinque movimenti denominato “allusioni”, nel quale fingerpicking e suggestioni oniriche si mescolano con esperienza. I Fast Animals and Slow Kids infine propongono in scaletta il loro recente album “Cavalli”, dove hardcore e punk, conditi da una forte attitudine melodica (con un vago sapore TARM in certi frangenti), non stentano a conquistare al primo ascolto. Come già detto per l’attitudine, anche dal punto di vista compositivo certe soluzioni dei “Kids” appaiono in alcuni casi troppo scopertamente Teatro Degli Orrori-dipendenti, ma i ragazzi dimostrano in più di un passaggio di avere stoffa e capacità tutte in divenire, che non tarderanno a manifestarsi nelle uscite successive. E per quanto mi riguarda è già un miracolo così.
LOCURA: Tutta ad appannaggio del delirante ed incontenibile frontman dei Fast Animals and Slow Kids. Comincia il live con un ghigno beffardo “Noi facciamo la musica di Satana, ed ora la facciamo con gli strumenti” (?!). Poi esorcizza il reale (o presunto) fighettismo annoiato del Circolo degli Artisti con la frase “Noi veniamo da Perugia, ora qui al Circolo vi starete chiedendo chi sono questi qui che rompono sul palco e che cosa vogliono: beh potete andarvi a bere i vostri Mojito di fuori, noi qui vogliamo fare solo una cosa, ed è tamarrissima!” e finisce il live col consueto discotecone a cassa dritta in un medley con il potente brano-inno intitolato Lei.
PUBBLICO: Giovane, in certi casi giovanissimo, in altri anche maturo. La serata è un centro pieno, un successo annunciato e meritatissimo per il collettivo Il Polimorfo, agenzia di poche chiacchiere e molta sostanza, capace di portare al Circolo degli Artisti una serata davvero eccellente e di proporre al pubblico romano artisti nuovi e solidi accanto a nomi di richiamo. Un collettivo capace di farti sentire di nuovo un po’ di entusiasmo, e di riempire letteralmente il Circolo in una serata di giovedì, e in un periodo non facile per la musica dal vivo. Bravi. La qualità e il lavoro ben fatto pagano. Successo meritatissimo.
CONCLUSIONI: La Tua Fottuta Musica Alternativa dev’essere il tuo prossimo punto di riferimento a Roma per vivere una serata con la musica. Per gli altri ci sono i Mojito.
Foto di Fabrizio Bisegna