James Morrison @ Auditorium PdM – 24 Luglio 2012

Attitudine e Visual: Cambio di programma all’ultimo minuto per il ritorno in Italia di James Morrison in occasione di Luglio Suona Bene. La paura di ”Circe” ha consigliato agli organizzatori di abbandonare la Cavea e spostarsi alla Sala Santa Cecilia. Nulla da rimpiangere, visto che la creatura di Renzo Piano è davvero una location eccellente. Il palco ben preparato aveva un gran numero di chitarre, e una scenografia molto teatrale. Anche il gioco di luci ci ha guadagnato, grazie alla corsa di rifrazioni sulle volte lignee che avvolgono la sala.

Audio: La Sala Santa Cecilia è davvero perfetta per questo tipo di concerti, perché ha un’acustica capace di esaltare le voci profonde, quasi black come è quella del giovane cantautore inglese. Ha raccontato ai giornali d’oltremanica che è stata una tosse convulsa violenta, contratta dopo la nascita, ad avergli regalato questo timbro di voce così particolare. In ogni caso, la performance di tutta la band è stata davvero eccellente. Da sottolineare anche le doti canore delle coriste che hanno supportato e rafforzato i classici di James Morrison.

Setlist: Una capacità di stare sul palco davvero da entertainer navigato, come se avesse alle spalle anni di carriera. Il concerto è un mix di successi vecchi e nuovi, riarrangiati per uno spirito live che li rende meno freddi che su disco. Cosi si alternano le hit nuove come “I Won’t Let You Go” e “Up” con “Say Something Now” e “I’m a man” “All around the world”, in un crescendo musicale che raggiunge il suo culmine con “The awakening”, “ “You give me something” e “Wonderful world”. Nessuna pausa ma solo tanta e buona musica.

Momento Migliore: Giù il cappello. Davvero. Siamo di fronte ad un talento purissimo capace di fondere stili diversi. Probabilmente il picco di un concerto incantevole è stato quando si è concesso un brano acustico con “Broken Strings”. Morrison ha doti vocali che non scopriamo oggi, ma una versatilità e una intensità che ricordano il grande e rimpianto Cat Stevens. Può solo crescere.

Pubblico: Probabilmente l’unico punto dolente della serata. Pubblico poco in sintonia con il concerto, e con l’austerità dell’auditorium. Un entusiasmo caciarone e scomposto, più adatto a concerti negli stadi che ad una struttura così sobria e elegante. Il risultato è probabilmente l’impossibilità e/o l’incapacità di apprezzare fino in fondo il lavoro e la passione dell’artista sul palco. Forse questo è un atteggiamento un po’ snob, ma credo che in pochi paesi avremmo potuto assistere a scene a limite dell’isteria in un teatro, o in un auditorium.

Locura:  Una giovane coppia che si accinge ad assistere al concerto: “Amore, ci tenevi tanto, ma meno male che ha piovuto così ci hanno messo comodi, al chiuso, al caldo.. sai che sonno…”. Sociologia di coppia moderna.

Conclusioni: E’ difficile dire qualcosa di strutturale per questo artista. Bravo e basta. Se a 23 anni si è così bravi si corre solo il rischio di sprofondare nel magma mediatico e caciarone di questa epoca. Ma Morrison ha talento da vendere e deve pensare solo a crescere perché le potenzialità ci sono. La difficoltà sarà nel mantenere un atteggiamento disincantato verso un mestiere che regala la gloria ma anche la responsabilità di non ripetersi mai.