Vinicio Capossela @ Auditorium PdM – Roma – 26/07/2012

Attitudine e Visual: La Cavea dell’Apdm – rispetto all’austerità della Sala S. Cecilia – sprigiona sempre un fascino semplice ma frizzante.
E’ un’arena all’aperto, che corre con le sue gradinate verso il cielo e arriva ad abbracciare tutt’intorno all’incirca 3000 persone. Niente più, niente meno, di quelle presenti al concerto di Vinicio Capossela, che ha portato a Roma una tappa del suo Rebetiko Gymnastas Tour. Al centro del palco solo le sedie per i musicisti, 7 polistrumntisti che dalla Grecia han seguito Capossela – dalle registrazioni del disco fino al fortunatissimo tour ancora in corso. Il rebetiko è il fulcro di questa serata, di tutto il tour: Vinicio ha reinterpretato in questa chiave alcuni dei suoi brani più noti, inserendo poi brani tradizionali greci per arricchire le atmosfere dell’album. E l’atmosfera, sul palco, è quella tipica di una taverna ellenica: musicisti, dialogo, calore. Vinicio è vestito come sempre, con una maglietta a righe e le immancabili bretelle, il cappello in testa e la giacca posata sulle spalle.
Dopo l’esecuzione dei primi 5 pezzi, cambio d’abito: la giacca è stata sostituita da un lungo gilet di pelo, e la scenografia pulita delle luci soffuse e centrali si è arricchita di effetti strobo con esplosioni e giochi avvolgenti.
Aria fresca, la serata non è soffocante e nonostante il sold out si mantiene la sensazione di essere come ad una festa di famiglia: come nelle migliori tradizioni greche, laddove non esiste il nucleo di padre-madre-figli persiste invece a tutt’oggi la concezione del “più siamo, meglio è”.

Audio: L’album Rebetiko Gymnastas è lo specchio greco nel quale Vinicio si è ritrovato, e l’esecuzione live di questi pezzi è stupefacente. Spiccano in sottofondo le ombre elettroniche del temerin, le sonorità tipiche e pungenti del bouzouki, ed è un tripudio musicale che ben si adatta alla voce così particolare di Capossela. Ne esce un concerto raffinato, sicuramente particolare e che può piacere come no, poiché la presenza di strumenti quali il bouzouki, appunto, e la baglama rendono reale la sensazione di essere lontani da Roma, immersi in una piccola isola sperduta nell’Egeo attorniata da ulivi, ouzo e tabacco. E la Cavea, con le sue qualità per l’audio, è stata la location ideale a questo concerto.

Setlist: I brani proposti sono quelli del disco, con la partecipazione di Kety Deli nell’esecuzione dei brani cantati in greco. Parliamo di alcuni pezzi classici del suo repertorio (Con una rosa, Il ballo di S. Vito, Corre l soldato, Non è l’amore che va via etc.) mescolati appunto a brani inediti (Abbandonato, Rebetiko Mou, Cancion de las simples).
Simpatica la versione Come prima di Dallara, interpretata in duetto con Kety Deli.

Momento migliore: Quasi tre ore di festa, durante le quali si è raggiunto l’apice con l’esecuzione de Il ballo di S.Vito: gli spettatori delle prime file in platea si sono alzati e hanno attorniato il palco, ballando una tarantella che è durata all’incirca sette minuti.

Locura: Qua e là, durante il concerto, c’è stato chi ha accennato passi di danza dell’hasapiko, il ballo greco per eccellenza.
E verso la fine, Vinicio ha iniziato fra un brano e l’altro a lanciare per aria piatti di ceramica: usanza antica per scacciare gli spiriti maligni e ricevere in cambio una buona sorte. C’è anche stato chi verso la fine non ha retto, e con gli occhi appesantiti forse dalla durata del concerto si è concesso una piccola pennica…

Pubblico: È stato il ritrovo degli aficionados, un appuntamento che ha visto in Cavea persone dai 30 ai 60 anni. Perché la musica di Vinicio è questo: un cantautorato semplice eppure carico, pulito ma diretto.Con la sua poesia, arriva a raggiungere un pubblico ampio che non può di certo restare indifferente dinanzi la meraviglia delle sue musiche.

Conclusione: Forse questo non è l’album più adatto per i neofiti, e di conseguenza nemmeno il concerto ideale per scoprire Capossela. Si rivela, al contrario, sicuramente una conferma per chi invece segue questo cantautore da anni. L’amore verso la musica ha spinto Vinicio ad una ricerca folkloristica, intima. Diversa.
Una forte volontà nel portare il rebetiko a vestire i suoi brani, una minuziosa ricerca della perfezione che è riuscita in pieno. Ed ha regalato ben due standing ovation ad uno dei più talentuosi cantautori che abbiamo in Italia.

Le foto non si riferiscono alla data recensita