Ufomammut @ Traffic [Roma, 24/01/2013]

Attitudine e Visual: È un viaggio sonoro ipnotico e ancestrale quello proposto al Traffic dagli Ufomammut, un pellegrinaggio tra viali oscuri cavalcando rotte narcotiche di stoner surreale, drone alieno, doom pesante e psichedelia magnetica. La band, immobile e catarticamente intenta a officiare una sorta di rito musicale liberatorio, designa così sul palco degli itinerari di perfezione ritmica che trascinano e si reiterano straniando e alienando il pubblico presente. Riverberi vocali, urla che echeggiano, gemiti lontani si plasmano alla compattezza e alla solidità delle sonorità monumentali e lisergiche, mentre suoni, movenze e sguardi vengono scanditi da acide allucinazioni video, occhi sfuocati su caleidoscopi di colori e velocità visive.

Audio: buono e capace di rendere bene le imponenze ritmiche del sound degli Ufomammut, nonostante qualche sbavatura sugli effetti vocali che in alcuni istanti risultavano poco percepibili e sovrastati dal resto.

Setlist: è la maestosità di Oro (Opus Primum e Opus Alter) a costruire le vertigini sonore della serata nella quadratura di un “cerchio di luce” che parte con le “chimere” di Empireum, procede con Aureum, Infearnatural, le malie di Magickon, Mindomine, Oroborus, Luxon, Sulphurdew e si conclude con i sortilegi acustici di  Sublime e Deityrant.

Momento migliore: tutto il live da viversi come un unico istante che si protrae fino alla fine, un’unica traccia che prende vita all’interno di una sorta di fantasticheria notturna.

Pubblico: un pubblico abbastanza numeroso che si divide tra chi assiste alla liturgia celebrata dalla band immerso in una trance silenziosa e chi ha voglia di muoversi, spingere e lasciarsi trasportare con energia e vigore dalla musica degli Ufomammut.

Locura: Il pogo selvaggio e un signore delle prime file che cerca di placarlo “con nonchalance” dando un calcio a un ragazzo irrequieto dietro di lui, per poi tornare tranquillamente a vedere lo spettacolo.

Conclusioni: Una band dal forte respiro internazionale, che nel live riesce a sprigionare in modo totalmente coinvolgente quell’energia emanata dall’oro opaco dell’album in studio, rendendolo ancora più splendente. Un miraggio maestoso, un sogno trascendente, la proiezione di un mondo immaginifico che inneggia alla purezza del suono.

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