Abbiamo incontrato Ivan Tonelli che ha firmato, col nome Urali — To Lose La Track/Fallo Dischi — uno dei dischi più interessanti tra quelli usciti in questo freddo inverno. Gli abbiamo chiesto di spiegarci come ha raggiunto lo stato di grazia facendo quello che gli piace fare.
Persona è un disco “rumoroso” e allo stesso tempo delicatissimo. Come sei riuscito a trovare la giusta alchimia in questa apparente contraddizione?
E’ venuto tutto in maniera molto naturale. Ho semplicemente pensato a mettere insieme tutte le cose che mi piacciono del suonare la chitarra e del cantare. Non mi sono ispirato particolarmente a qualcuno per scrivere queste canzoni, mi piace la chitarra classica ma anche gli amplificatori che incamerano chili di fuzz; mi sembrava un motivo sufficiente per fare convivere nelle mie canzoni questi elementi sulla carta non proprio conciliabili. Poi non so, qualcuno mi ha detto che il disco è “schizzato” per così dire, per cui magari questa alchimia non la sentiamo tutti, si tratta di punti di vista. Di certo era proprio così che volevo uscisse.
Quando ho ascoltato per la prima volta il disco ho pensato a Elliot Smith di Either/Or. Non so bene perché. Magari non c’entra niente, o magari sì.
Elliott Smith mi piace tantissimo e hai citato il disco che apprezzo di più, è un paragone che mi lusinga. Può essere che mi abbia influenzato nella composizione delle melodie di voce, lui la doppiava (registrava due volte uguale) che è una tecnica che mi piace molto e la appoggiava sugli arpeggi, sembrava quasi sospesa, eppure così presente. Di sicuro lo ho ascoltato molto, magari non di recente ma qualche anno fa era spesso in macchina o nelle cuffie.
Al di là dei riferimenti ai generi musicali e alle “etichette” Persona è un disco scarno, nel senso che ci sono solo la tua voce e la tua chitarra, ma il risultato è estremamente potente. È stato difficile raggiungere quello che definirei uno “stato di grazia” in equilibrio tra rumore e giusto silenzio?
Non saprei dire se è stato difficile. Diciamo che quando hai un’idea molto radicata e precisa vai diretto al punto, sai cosa vuoi e ti ci avvicini più possibile. Per tornare al discorso del punto di vista di cui sopra, alcuni mi hanno detto che è un disco morbido, anzi ammorbidito, e non potente. Onestamente non so se sia potente, cattivo, morbido o quello che è, mi interessava fosse organico e fluido e che le canzoni portassero dentro delle cose personali che ho vissuto. Un lavoro barocco non avrebbe rispettato la mia idea di partenza e sarebbe stato anche difficile da riproporre dal vivo, dimensione che comunque ritengo importante nell’economia del progetto. Quello che c’è nel disco è quello che volevo ci fosse., dai suoni ai testi.
9 tracce con nomi di persone, tutte realmente esistenti, per ognuna una breve descrizione tra parentesi. Qualcuno in un blog nella rete ci ha ricamato sopra una storia dove ci sono tutti, George, Frances, Hector, Immanuel… La musica può essere una forma di racconto non banale della realtà?
Certo può essere anche questo. Può essere anche non-sense. Ad esempio i testi dei primi R.E.M. sono per loro stessa ammissione senza un contenuto preciso, ma evocano delle immagini e sensazioni che ti stampano ben bene in testa. I testi dell’ultimo Kozelek sono dei diari-fiume in cui racconta per filo e per segno cosa gli è successo il giorno prima. Insomma non c’è una regola. Basta che ci sia sincerità anche nel raccontare una storia che non si è vissuto. Nella mia piccola esperienza, se non scrivo di cose che ho esperito non mi esce niente di interessante, ho smesso proprio di sforzarmi nell’inventare persone che non esistono o cose che no ho detto o fatto.
In una scena musicale dove escono tantissimi dischi al secondo, credi che l’artista/musicista abbia ancora un ruolo? Se mai ne ha avuto uno…
Ma si, assolutamente. Semplicemente si è accorciata la permanenza di questi o quegli artisti nella vita dell’ascoltatore perché la fruizione è più veloce, ma non per questo sono meno importanti o lo è il ruolo che hanno. Parlo ovviamente di un ascoltatore attento che sa cos’è la musica. Ci sarà sempre qualcuno che farà scattare in una ragazzina o in un ragazzino la voglia di imbracciare uno strumento, o di andare in skate, o di andare a farsi un giro al parco.
Perchè Urali?
Il nome me lo ha suggerito Steve, uno dei due ragazzi che hanno prodotto Persona (l’altro è Andrea dello Stop Studio). Ha anche suggerito “Persona” che doveva essere il nome dell’album del suo gruppo, gli Hierophant, che però alla fine si è chiamato “Peste”. Steve è bravo coi nomi! Avevo in mente qualcosa che avesse a che fare con un ostacolo montuoso. Comunque gli Urali sono montagne che mi hanno sempre incuriosito, sono lontanissime da qui, è una catena montuosa lunghissima che divide l’Europa dall’Asia. Sono una barriera naturale molto grande ed era anche un po’ la barriera che dovevo valicare per fare questi album da solo. Steve mi ha suggerito bene.
Leggi la nostra recensione di “Persona”
Info
http://urali.bandcamp.com
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