Gimme Danger di Jim Jarmusch

gimme-dangerUn’attesa pervasa dalla paura di rimanerne senza, mentre sui social cominciano a sbucare le immagini dei tanti cinema nostrani semivuoti. «That’s Italy» qualcuno commenta, ma al Cinema Eliseo di Cesena – la location scelta da noi per l’evento – per Gimme Danger di Jim Jarmusch c’è il sold out. Ora, non vi lasciate ingannare dal dato, perché qui di “Rock” (o come lo volete chiamare oggi) c’è solo una stretta cerchia di persone competenti che spingono come dannati per portare di nuovo in auge un certo tipo di cultura; il resto é lo stesso bestiame egocentrico che vedete pascolare nelle altre città. Quindi niente: “Città del Rock” o false associazioni con certe crociate à la Garibaldi del marketing per cui tristemente ci riconoscono.

Però a Cesena c’è Across The Movies. La fortunata rassegna cinematografica, incentrata sulle dinamiche musicali – film, documentari a tema – questa volta ci regala il docu-film sulla storia degli Stooges – distribuito da Nexo Digital e da Bim, al cinema solo il 21 e il 22 febbraio –, impreziosendo la serata con l’intervento fin troppo introduttivo alla pellicola di Luigi Bertaccini, e la performance live dell’ottima Angela Baraldi – di cui vi consigliamo l’ultimo “Tornano Sempre“. Questo no, non lo vedrete nelle altre città.

Diciamolo subito, Gimme Danger, come lo definisce il regista stesso: «È un saggio più che un documentario». E noi aggiungiamo: di un regista inginocchio sui ceci al cospetto del proprio idolo. Quindi, se vi aspettate quel taglio estetico riconoscibile in molte delle pellicole girate dal regista statunitense, qui cadete male. È un Jarmusch invisibile, quasi tremolante d’emozione nel far collimare i tanti reperti storici all’interno di uno storyboard lineare. Gli Stooges: nascita, crescita, morte e resurrezione. Vogliamo fargliene una colpa? Forse dovremmo: ma l’amore è l’amore, e chi siamo noi per giudicare?

Jim Jarmusch ama il cinema, sia ben chiaro, ma mai quanto ama la musica. Basti pensare allo strepitoso “Solo gli amanti sopravvivono” per rendersene conto, passando per “Dead Man” e “Ghost Dog” o al documentario “Year of the Horse“, dedicato al tour di Neil Young e i Crazy Horse nel 1996. Insomma un fan; sicuramente ammaliato dall’aura mitologica che pervade gli attori in causa, infinitamente grato per le tante giornate spese in compagnia di “Search And Destroy” che gira sul piatto, vagando con la mente sulla possibilità di diventare quel “world’s forgotten boy“.

Nonostante questo Jarmusch porta sullo schermo un James Osterberg (Iggy Pop) incredibilmente lucido nel raccontare aneddoti e retroscena insiti nella genesi e nello svolgimento di una storia indimenticabile che parte da Ann Arbor, in Michigan, nell’intento (primigenio) di riprodurre il suono delle presse industriali che il giovane James ascolta dall’interno della propria abitazione: una roulotte. Gimme Danger ci regala dunque un ottimo compendio introduttivo alla storia di uno dei gruppi più influenti di sempre, attraversando tutta la furiosa epopea della band e del suo atomico frontman.

Dalla gioventù scandita dagli insegnamenti di personaggi (televisivi) come Howdy Doody: colui che chiede ai bambini all’ascolto di mandargli lettere lunghe non più di 25 parole – qualcosa d’illustrativo in seno alle dinamiche della scrittura Punk tutta. Passando per inizi alla batteria con i The Iguanas, e la successiva sortita con Big Walter Horton. In seguito dirà: «Ho lasciato la batteria perché ero stanco di vedere solo culi», e come dargli torto. Fino alla nascita degli The Psychedelic Stooges, poi abbreviati in The Stooges, ed alla dichiarazione di guerra contro la cultura dei sixties.

Degni di nota persino i ripetuti risvolti sociali che Iggy, memore dell’esperienza degli amici MC5, sciorina talvolta con determinata militanza: «Eravamo davvero dei comunisti!», per poi rendersi conto che forse il punto risiede altrove – «Non voglio essere patinato, punk o alternativo, voglio solo essere!»; in quella furia espressiva che lo portò allo scontro frontale con un mondo ancora non preparato a sostituire i fiori con i cocci di bottiglia rotti.