Nessun Paradiso per Agnelli

paradiso agnelli rocklab 2017
Nel genere hip-hop è arcinota la pratica del dissing, ossia quando un rapper prende di mira un altro rapper. Ed ecco che un pugno di rime, in questo modo, diventa l’occasione per sfottere, deridere, screditare l’avversario. E dall’occasione per sfottere al casus belli, come sappiamo, il passo è breve. A tal proposito, basta vedere la faida fra Fedez e Salmo, coadiuvato da Marracash. Ve ne importa un’intera segheria della questione? Giusto. Il tema della contesa è quasi sempre “la mia credibilità ha il cazzo più lungo e grosso della tua”. Da lì in poi, parte tutta una battaglia a colpi di pernacchioni e metro da sarto. Chi la spunta, di solito? La spuntano le visualizzazioni su youtube. Le ricerche su google. I clic sulle pagine web. Il trending topic. Il pulcino Twitter che scoppia. La spunta, insomma, il ritorno di fama dei diretti interessati. Ma Tommaso Paradiso che c’entra?

Prima di svelare l’arcano, parliamo del vero attore protagonista di questo film ricco di azione, spargimenti di sangue, e gente che scrive articoli a tarda notte smadonnando perché ha finito le sigarette. Parliamo del solo unico inimitabile Manuel Agnelli degli Afterhours. Il Deus Ex Machina della musica alternativa italica (quella di un tempo, quella buona). Padre Fondatore del rock indipendente più pregno e più fregno, spinto dall’indole e dalle circostanze  a pronunciare Il Gran Rifiuto. Da pensare come: “se questa che fate oggi è musica indipendente, lo scettro di cotanto reame non lo voglio, e sapete bene dove potete infilarvelo”.  Poi, per Manuel, è arrivato lo step successivo. Da Deus Ex Machina a Deus X-Factor. Qualcuno ha forse parlato di incoerenza? Baggianate! Chi canta(va) “e la grandezza della mia morale è proporzionale al mio successo”?. E poi, ancora “Sono un musicista contabile”?. L’è semper lù: Manuelone da Milano.

Sempre lui, nel brano “Costruire per distruggere” (da “Padania”, 2012), scrive: “e mi accarezza anche il ricordo di un nemico”. Ma ecco che il Deserto dei Tartari Agnelliano vede cavalcare, all’orizzonte, un antagonista di lusso. Quel guascone di Tommy Paradise, tronista d’assalto dei Thegiornalisti. Donnaiolo brillo del quartiere Prati (supponiamo, quindi, della Roma bene). Canzonettaro come pochi. Calcolatore quanto vi pare (ma sono calcoli che fanno bene al cuore). Amante di Venditti e di Verdone. Dello stadio e degli Stadio. Tifosissimo della Lazio (dunque non vendittiano fino al midollo). Cultore delle Lacoste e degli Oasis. Venuto su con la sua band nel cosiddetto indie (gli album “Vol.1” e “Vecchio”) più per necessità che per vocazione (qui la fondamentale differenza, anche generazionale, fra lui e Agnelli). Poi l’impresa, riuscita in due tempi (con “Fuoricampo” e “Completamente Sold-Out”): la rapina al grande treno del pop (che si sa ti uccide l’anima).

Più o meno, abbiamo presentato i nostri personaggi. E anche il casus belli del duello social-western che andremo a narrare: sempre il caro Antonello Venditti. In una dichiarazione a mezzo stampa (riassumiamo), Manuel Agnelli ha detto che in pratica la scena indipendente sta perdendo la sua identità, mentre le nuove leve del pop ricalcano il peggior Venditti. La buona notizia, udite udite, è che così dicendo Manuel Agnelli ha implicitamente riconosciuto l’esistenza “di un miglior Venditti”. Non era affatto scontato, da parte sua. Ma ha anche implicitamente chiamato in causa Tommy e i suoi Thegiornalisti (più volte Paradiso ha dichiarato che il suo cuore batte per “Cuore”, l’album di Venditti del 1984). E poteva esimersi il torello di Pamplona, l’aquilotto bianco celeste di lungotevere, dal controbattere a un tale affronto? Certo che no. Così, grossomodo, la risposta via twitter: “il peggior Venditti vale più dei migliori Afterhours”. Sigh.

Ormai siamo nel puro sfottò calcisticoGià immaginiamo cori e striscioni, doverosamente laziali, contro Agnelli (se Tommy fosse romanista, un cognome simile sarebbe un invito al massacro). Roba del tipo: “Tutto fa un po’ male, ma rosicare fa più male”. Oppure: “Sui giovani d’oggi ci scatarri su, ma una canzone bella non la scrivi più”. La curva Agnelliana replicherebbe allora con un: “Paradiso ha paura del buio, usa la lampada abat-jour”. E così via. Stronzate a parte, torna in mente il vecchio ritornello che fa: “non è importante che di una cosa se ne parli bene o se ne parli male, l’importante è che se ne parli”. L’amo è gettato, il pesce ha abboccato, evviva il mercato. E se Agnelli andasse a scuola di dissing da Fedez, suo collega ad X-Factor? E se Tommy si fosse invece rivolto a Fabri Fibra, l’altro torello di Pamplona? No dai, scenari farneticanti.

Tuttavia, l’impressione è che questo Celebrity Deathmatch via social, almeno sulla breve distanza, sia comunque fruttuoso. Si tratta pur sempre di pubblicità, e per giunta a costo zero. Ok, non si traduce in vendita automatica di dischi, e neanche di biglietti, però dai, dai, non si sa mai. In più, lo scontro Agnelli-Paradiso giunge a pochi giorni dallo scontro Agnelli-Gabbani (un giornalista dice a Gabbani che la sua musica non convince Agnelli, Gabbani chiede allora al giornalista di cantargli un pezzo degli After, e quello glielo canta). Prima ancora c’era stato, dentro e fuori lo studio di X-Factor, lo scontro Agnelli-Arisa (“studia di più sei un ignorante”, “e tu sei un uomo prepotente”).

Del resto, era prevedibile che una volta sotto i riflettori Agnelli sarebbe entrato, un po’ alla Morgan, in modalità “tu che facevi quando io mi studiavo Lou Reed? Tu che facevi quando io leggevo Flaiano? Tu che facevi quando io facevo cose più intelligenti?”. Non potevamo mica pretendere che ballasse la macarena e si mettesse a raccontare barzellette sconce (anche se nel programma “Music”, ospitato da Paolo Bonolis, poco ci è mancato). E chissà quali nuovi Celebrity Deathmatch vedranno il nostro Manuel sul ring.

Lasciateci sognare un po’:

Agnelli dice di Pupo: “Pupo non ha cambiato la storia del rock”

Pupo replica: “il mio “Gelato al Cioccolato” vale più del “Male di Miele” di Agnelli”

Agnelli dichiara: “I Gatti sono meglio de I Cani”

I Cani ribattono: “bau bau bau”

Agnelli sentenzia: “Raffaella Carrà non vale Raffaella Carrà”

Raffaella Carrà risponde: “Tanti auguri”

Dopo tanto rumore, il punto qual è? Forse che una colata di cemento, di caciara, oggi vale più di qualsiasi spiraglio verso un ipotetico altrove. O che un battibecco fra due primedonne interscambiabili è il solo spettacolo davvero appetibile, digeribile, per noi tutti (ma tutti chi?). Paradiso dice che siamo cresciuti in un paese di mamme e nonne che cantano, che lui vuole far cantare la gente. Forse fa bene Agnelli a rimarcare la sua alterità rispetto a questo, così come Tommy rimarca la propria rispetto ad Agnelli. A ciascuno il suo ruolo. Il sottoscritto se li tiene tutti e due. Con mezzo sbadiglio per Manuel, e un sorriso avvinazzato per Tommy. Musica, maestro! Sia lieve il sottofondo, mentre scrolliamo i post in bacheca. Sia lieve, in attesa di cronache paurose. Il buio si avvicina? Forse sì forse no. Ma chi ha detto che abbiamo paura del buio? Dovremmo?