Jane Birkin et Serge Gainsbourg – Je t’aime… moi non plus

Alcova di peccato e malizia è la mia mente, mentre la schiena si scopre e il fervore sessuale incendia i miei inguini. Sospiri e parole, dentro e fuori, note languide s’espandono tra soffuse astrazioni pop e spermicidi orchestrali. L’animo etereo sprofonda nel coito farsesco del momento; nell’attimo lussurioso e diafano del sofisticato qui e ora. Erotica trasmissione confusa e ambigua, che l’orgasmo riesce a celare nel desio di un attimo; sperimentazioni dolcemente triviali in balia di un “corpo” complicato e introverso, lascivo ed erudito. Suoni tenui esalano sperma di piacere colto nell’aria, mentre io, musa dell’istante, sono la bambola da sedurre e “deflorare”. La sua bocca danza sul mio ventre; la sua mano esplora il rifugio umido dei miei sensi. Il ritmo del sesso si nutre di palpiti declivi e gioie carnali.

Goliardia di parole e movenze che fluttuano tra onde nude, isole di pulsazioni contraddittorie, lande di pensieri non condivisi. L’orgasmo sale e silenziosamente spasima di piacere nell’armonia di un’estasi piena (Je T’Aime… Moi, Non Plus). L’amore spaventa e sbigottisce gli animi…preferisco percorrere le linee della sua pelle rosea, transitando nell’incoerente assenza del suo vagabondare fisico (L’anamour); farmi selvaggiamente travolgere dal suo sapore animale, bevendo del suo sperma bestiale (Orang Outan). Sogno erotico tangibile che dal basso ventre lambisce il sole e accarezza voluttuosi confini ancora inesplorati (Sous Le Soleil Exactement). Annuso gemiti da vaudeville, pizzicando le corde dell’oblio (18 – 39). Il nostro attraversamento di lussuria dura il tempo di una 69 gradualmente eccitante, di una procace carezza tra le maglie dell’eros (69 Annee Erotique). Mani bagnate dal sangue di un imminente abbandono (Jane B.); mani che sfiorano i suoi capelli e graffiano la carne (Elisa) e il vento gelido comincia a penetrare l’anima (Le Canari Est Sur Le Balcon). Succhio la sua verga, lecca-lecca dal sapore agrodolce; assaporo il vizio della fellatio al capolinea (Les Sucettes). La rabbia e la follia carnale esplodono nell’appagamento di ogni percezione e culminano nella freddezza del distacco (Manon, La Chanson De Slogan).

Consumato il rapporto, rinuncio alla sua essenza; mi accontento della sua mancanza. Corpo vile e assente tra le cosce e il calore di un’altra; amore destinato a perdersi e ad allontanarsi tra le fila del tempo, cristallizzando il licenzioso ricordo, rubando attimi all’immenso.