Radiohead, The King Of Limbs: fiori di loto, tradimenti e gazze ladre

I testi dei Radiohead… difficilmente si potrebbe dire di capire di che pasta sono fatti i dischi di Thom Yorke e soci prescindendo da tutta la loro componente testuale. Non sempre comprensibili ad una prima lettura, molto spesso potenti ed evocativi, i testi del poeta dei Radiohead si fanno nel corso degli anni sempre più ineffabili, creando un mondo di simboli e di segni che sembra quasi dotato di una sua logica e sistematicità interna. Per chi volesse destreggiarsi nel mondo delle visioni yorkeiane esiste un’utilissima guida: è un testo edito da Arcana chiamato “A Kid”, nel quale l’autore, Gianfranco Franchi, affronta con rigore e spirito critico non comune i testi della band di Abingdon, dall’esordio del’93 “Pablo Honey” fino al penultimo “In Rainbows” del 2007.

18 febbraio 2011, esce “The King Of Limbs”.

Quello che segue è il mio modesto tentativo di avvicinarmi ai testi dell’ineffabile The King Of Limbs, ottavo disco in studio dei Radiohead, e di indagarne l’immaginario sotteso. L’approccio che ho seguito è quello di lasciare “a vista” il laboratorio dell’interpretazione, ponendomi domande, facendo supposizioni motivate, tenendo sempre aperta la porta ad altre interpretazioni. Un metodo quasi investigativo che sembra essere l’unico metodo utile per addentrarsi nel regno dei testi yorkeiani. Il tutto sempre con la modestia di chi fa supposizioni, e non con la presunzione di sentirsi depositario di chissà quale “verità”. Queste sono le mie supposizioni, questo è il mio ascolto, questi sono gli spunti di discussione che metto a disposizione per ulteriori approfondimenti, correzioni e rivolgimenti.

I titoli che vedete qui sotto sono i brani che compongono la tracklist di The King Of Limbs. Sono dei link: cliccateli e verrete rimandati immediatamente al testo che vi interessa.
Buona lettura.

Bloom
Morning Mr.Magpie
Little By Little
Feral
Lotus Flower
Codex
Give Up The Ghost
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Bloom

Fiorire, sbocciare. Il disco si apre con questa immagine, che può essere anche interpretata come un incitamento: sbocciate! L’immagine del fiore che sboccia, come emerge con evidenza anche dal titolo della quinta traccia, Lotus Flower, è un simbolo di derivazione buddhista che significa purezza, liberazione gioiosa dalle bassezze del mondo, dalla materialità e dalla fisicità. Musicalmente questo brano sembra proprio volerci attrarre verso una dimensione altra, sognante, quasi mistica. Il pattern continuo della batteria, il suono dei corni e degli archi, la voce lontana e distante, tutto cospira ad allontanarci dal mondo sensibile verso qualcosa d’altro. È come se vedessimo il pianeta dall’alto, nel corso della sua evoluzione, a partire dalle acque brulicanti di vita batterica.

Aprite bene la vostra bocca:
È un sospiro universale!
Mentre l’oceano esplode di vita
È questo che mi mantiene ancora vivo!
E allora perché sento ancora dolore?
Non ti dannare a cercare un perché
Mi sto spostando fuori dall’orbita
Facendo salti mortali
Gli occhi di una tartaruga gigante
Le meduse mi passano vicino.

Il brano non sembra avere significati nascosti oltre a quello che dichiara abbastanza apertamente. Ma vorrei fare una riflessione ulteriore.

Per prima cosa, preparatevi: questo disco è innervato al suo interno da un filone d’oro che era stato utilizzato solo tangenzialmente negli album precedenti della band, ovvero le filosofie orientali e in particolare il buddhismo. Troveremo spesso nel corso di questo disco tematiche come la trascendenza, l’accettazione del dolore, la voglia di perdersi nelle cose, il rifiuto dell’ego.

Secondo: Thom Yorke, da abile intellettuale qual è, fa cozzare questo anelito alla trascendenza tipico delle filosofie orientali con la sua cultura di uomo occidentale. Lo aveva già fatto in un altro  brano della sua discografia, andando a compiere la stessa operazione intellettuale che Dante e Petrarca compivano nelle loro opere più celebri: trasformava gli occhi della donna amata in un veicolo per la trascendenza, che dall’amore terreno elevi l’amante verso il misticismo e il superamento dei confini del reale. Gli occhi di Laura, la guida di Beatrice… La sua Laura si chiama Rachel ed ha gli stessi occhi di Weird Fishes, letteralmente “strani pesci”, brano splendido, e dichiarazione d’amore assoluta per la sua compagna, contenuto nel precedente album “In Rainbows”. Andiamo a confrontarli:

Weird Fishes
Negli abissi più profondi dell’oceano
Dal fondo del mare
I tuoi occhi
Mi trasformano…
Perché dovrei restare qui, perché?
Sarei folle a non seguirti
Seguirti ovunque tu voglia portare i tuoi occhi
I tuoi occhi…
Mi tramutano
Mi tramutano in spiriti
Li seguo fino al limite della terra
E cado giù
E vengo mangiato dai vermi
E da strani pesci
Strani pesci…

È innegabile che i due brani siano collegati tematicamente. Ed eccoci di nuovo qua: l’amore come metafora sottomarina, gli occhi dell’amata come strani pesci che conducono ad una morte cruenta. Essere mangiati dall’ amata, dai suoi occhi, è come entrare in una nuova dimensione, una rinascita, una forma di trascendenza spirituale, entrare in una Vita Nuova.
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Morning Mr. Magpie

Buongiorno signora gazza ladra! Perché mai Thom Yorke sta salutando una gazza ladra? Andiamo a cercare sul web: il magpie, appunto “gazza ladra” è un volatile simile al corvo che ha la curiosa abitudine di rubare oggetti luccicanti. Forse per questa strana abitudine è divenuto protagonista in Inghilterra di diverse superstizioni campagnole. Una di queste lo descrive come un animale che preannuncia sciagure e che porta sfortuna a chi lo incontra. Unico modo per sfuggire al suo influsso malefico sarebbe quello di salutarlo con un inchino di riverenza, porgendogli i più sentiti rispetti
“Good morning, Mr. Magpie!”

Andiamo ora a vedere il testo:
Hai un bel fegato a farti vedere da queste parti
Hai un bel fegato a farti vedere da queste parti
Hai rubato tutto
Restituiscilo!
Hai rubato tutto
Restituiscilo
Buongiorno, gazza ladra!
Come stiamo oggi?
Ora che hai rubato tutta la mia magia
E hai preso tutte le mie memorie…
Sai quello che dovresti fare
Ma non lo fai!
Sai quello che dovresti fare
Ma non lo fai!
Come andiamo oggi, gazza ladra?
Come stiamo oggi?
Hai rubato tutta la magia
Ti sei appropriata della mia melodia.

Ora, è chiaro a tutti che si tratti di una canzone di invettiva.

Poche sono le canzoni in cui Thom se la prende espressamente con una persona precisa, e quelle poche non sono sempre molto ispirate. Il sempre ottimo Gianfranco Franchi segnala ad esempio A Punchup at a Wedding (contenuta in Hail to the Thief) come una tipica canzone di invettiva. Il bersaglio dell’ira di Thom Yorke è in questo caso un giornalista della stampa britannica, colpevole di aver rovinato la festa alla band con una recensione acidissima del concerto tenuto “in casa” ad Oxford, il 7 luglio del 2001. Curioso no? A quanto pare il sensibile poeta può diventare all’occorrenza livoroso e vendicativo.

Ma torniamo al nostro testo. Con chi se la sta prendendo Thom Yorke in questa canzone? In altre parole, chi è la gazza ladra?

“Hai rubato la mia melodia”… Uhm, ad una lettura superficiale potrebbe trattarsi di qualcuno che ha plagiato il lavoro di Thom Yorke, se non proprio rubato un passaggio melodico di una sua canzone… Nah, troppo banale. Di chi altri si potrebbe trattare? Cerchiamo altri indizi.

“Hai rubato la magia… Hai fegato a farti vedere da queste parti”… Sembrerebbe trattarsi di qualcuno che Thom non vede più da qualche tempo, con cui ha interrotto i rapporti per motivi seri, e che ritorna con la faccia di bronzo e il sorriso di plastica… Ipotizziamo: Che Thom se la stia prendendo con i suoi vecchi discografici? Quelli che al termine del contratto hanno pubblicato un “Best of” dei Radiohead, non molto gradito alla band? Quelli da cui si è liberato passando nelle schiere degli indipendenti? Può darsi, certo. Va detto in ogni caso che una prima incarnazione del brano risale al 2002, per cui era forse troppo presto per assumere tali risonanze. Tuttavia è indubbio che Thom Yorke abbia sempre mantenuto una posizione critica nel corso della sua carriera nei confronti dei meccanismi del mercato discografico.

Ma può anche darsi che il cantante stia in realtà procedendo sulla strada già tracciata da A Punchup at a Wedding, indirizzando i suoi strali contro i giornalisti musicali. Perché mai? Nell’iconografia inglese, il magpie è anche un animale che chiacchiera a vanvera di cose senza senso o di poco conto, in continuazione, insomma una pettegola.

Non sarebbe dunque nemmeno in questo caso una novità. Azzardiamo un’interpretazione in cui Thom Yorke se la sta prendendo con le firme del giornalismo musicale, colpevoli secondo lui di distruggere la magia della musica e dell’arte con stroncature superficiali, con interpretazioni leggere e disattente, e che come il magpie pretendono rispetto, perché hanno il potere di indirizzare le opinioni del pubblico contro gli artisti, e decretarne il successo o il fallimento. Potrebbe essere, Why not? Spero solo di essermi guadagnato un giudizio non così negativo con questo articolo!

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Little By Little

“A poco a poco”. Cosa ci succede a poco a poco? Questa è la domanda che ci dovremmo porre parlando di un brano che sembra rappresentare il lato oscuro del disco, con la sua andatura insinuante e strisciante. Thom Yorke conosce bene il mondo, i suoi meccanismi e le sue circostanze pratiche, sarebbe ridicolo pensarlo come un ipersensibile mistico ormai avulso dal mondo e dai suoi meccanismi (cosa peraltro aliena al buddhismo). E ce ne dà prova in questo brano, che come vedremo ha degli innegabili rimandi al mito di Pandora.

Diventa sporca e oscena
Una cella oscura
Il pilastro della mia anima
L’ultima cosa a uscire dalla scatola
È quella che ha spezzato l’incantesimo
A poco a poco, in un modo o nell’altro.
Io sono il provocatore
E tu sei così maliziosa
Quando ci sbatti la testa
Capisci come gira il mondo.
A poco a poco, in un modo o nell’altro.
Occhio non vede
Cuore non duole
Non sono un ingenuo
Dovrei guardare meglio
Il tuo indizio lì che aspetta
Striscia via col mio amore
L’ultima cosa che sia uscita dalla scatola
Quella che ha rotto il sigillo
Gli obblighi
Le complicazioni
La routine e gli impegni
Ci drogano e ci ammazzano
Ti ammazzano.

Non c’è dubbio: una crisi di coppia, lo spettro di un tradimento. “Ma come?!” Dirà chi conosce davvero Thom Yorke, il folletto di Oxford è così profondamente innamorato della sua Rachel… Come può un innamorato cronico come lui averla tradita? E infatti a mio parere bisogna cambiare la prospettiva. Insomma… se fosse Rachel ad averlo tradito? Questa sarebbe una scenata di gelosia in piena regola: Thom Yorke (o il personaggio che interpreta) sospetta un tradimento da parte della sua amata.

Alcuni versi fanno suonare l’allarme:
1) “Non sono uno sciocco, dovrei guardare meglio”
il pensiero tipico di chi sospetta un tradimento del partner.

2) “Occhio non vede cuore non duole”
ho voluto tradurre in questo modo l’espressione quasi idiomatica “never get noticed, never get judged”, il significato mi pare ovvio, in questo contesto.

3) “Il tuo indizio è li che aspetta, striscia via col mio amore”
viene in mente il fazzoletto di Desdemona dell’Otello shakespeariano, indizio di tradimento.

4) “Le complicazioni della vita di tutti i giorni, la routine, gli impegni ci drogano, ci ammazzano”
queste parole suonano come le tipiche giustificazioni di una crisi di coppia. Da notare inoltre l’inquietante reiterazione delle parole “Kill you” a fine verso, che non sono in realtà riferite alla donna, ma che nell’economia di un testo per canzone – se reiterate – non possono non essere considerate pregnanti, e anzi assumono un tono minaccioso in riferimento all’Otello e al truce destino di Desdemona, uccisa per gelosia.

5) “L’ultima cosa venuta fuori dalla scatola è quella che ha rotto l’incantesimo”
mi sembra chiaro e inevitabile il riferimento a Pandora. La storia di Pandora è un mito greco molto antico, che non è altro se non una leggenda sull’origine della donna, una specie di versione della creazione di Eva secondo il mito greco. La storia fa più o meno così: Zeus, molto arrabbiato per il furto del fuoco da parte di Prometeo, decide di punire la genìa degli uomini per il furto perpetrato ai suoi danni. Come? Creando una donna. Incarica Efesto di plasmare dal fango la prima donna della storia, una fanciulla di gradevole aspetto, intelligente e curiosa, e di dotarla di un vaso, che lei porterà con sé tra gli uomini. Nel vaso sono contenuti tutti i mali del mondo. Nonostante sia stato espressamente vietato dagli dei a Pandora di aprire il vaso, Pandora – spinta dalla curiosità che la contraddistingue – lo apre, e tutti i mali del mondo (la malattia, la sofferenza, la vecchiaia, la gelosia, la pazzia, il vizio e chi più ne ha più ne metta) escono liberamente dal vaso, e si diffondono tra gli uomini. Dentro il vaso rimane intrappolata la speranza. Pandora la libera in un secondo tempo, donando così al mondo anche un barlume di luce e una possibilità di riscatto.

Mi sembra quindi che il riferimento al mito di Pandora possa essere un altro indizio a favore della mia ipotesi di interpretazione: Thom Yorke inserisce in un testo sulla gelosia e sulla paura di essere stato tradito dalla sua amata il riferimento ad un mito dove la figura femminile viene indicata come l’origine di tutti i mali del mondo. Solo una cosa non torna: non è la speranza l’ultima cosa ad essere uscita dal vaso di Pandora? Perché allora è proprio la speranza a “rompere l’incantesimo”? O forse Thom Yorke sta facendo riferimento a qualcos’ altro? Io sono riuscito ad arrivare fino a qui: fatevi sotto, il mistero resta aperto.
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Feral

Il brano d’avanguardia del disco. La voce di Thom immersa negli effetti, probabilmente registrata, tagliuzzata e risuonata da un sequencer. Un fill continuo di batteria, una bassline incalzante e suoni atmosferici che conferiscono al brano un look e un’atmosfera da trance. Vediamo che cosa cerca di dirci la voce di Thom Yorke, filtrata e sepolta com’è sotto le onde sonore.

Tu non sei mio
Così come io non sono tuo
E va bene così.
Per piacere non giudicarmi

Cosa vuol dire? Tradotta così, questa frase suonerebbe come una sorta di rifiuto della propria ingombrante figura pubblica, suona come un incitamento ai fan a mantenere una salutare distanza dal loro idolo. Io non sono vostro così come voi non siete miei. Non mi giudicate per ogni cosa che dico o faccio, ve ne prego. Un’ invocazione che suona ancor più vera se si pensa a come la rete abbia modificato negli ultimi anni i rapporti tra artisti e pubblico: i social network, i forum, i blog, contribuiscono ad alimentare un’invasione sempre più massiccia dei fan nel dietro le quinte di una band, cosa che – sebbene faccia gioco agli artisti – ricade anche pesantemente sulla loro libertà individuale.

Ma possiamo tradurre questo testo anche in un’altra maniera:
Tu non sei mia
E io non sono tuo
E va bene così
Per piacere non giudicarmi male

Questa traduzione, forse più banalizzante, adombra invece di nuovo una possibile crisi di coppia. Il testo suona come la rottura di un patto, il capovolgimento di una formula “matrimoniale”, la rottura della promessa di appartenersi. È il “broken seal”, la rottura del sigillo, del “patto” di Little By Little? Forse, ma non vorrei esagerare. Francamente, se così fosse, mi sembrerebbe un inelegante mettere la propria vita sentimentale in piazza, atteggiamento di bassa lega che non credo appartenere ad un personaggio sensibile e intelligente come Thom Yorke. Ma tutto può essere. Il fatto di seppellire questo testo sotto una coltre di suoni algidi potrebbe avere un senso, assumendo una funzione di schermo, di protezione del pudore.

A dirla tutta potremmo anche intendere queste poche righe in maniera positiva, come fossero la promessa di Thom alla sua compagna di una vita di relazione sana, che rispetti le distanze e l’umanità di entrambi i partner, senza strozzarsi, senza vincolarsi con promesse matrimoniali altisonanti, vivendosi vicini ma non appartenendosi. E in effetti Thom e Rachel non sono affatto sposati, convivono semplicemente. Il testo potrebbe in questo modo avere un senso.

Tuttavia il fatto che il titolo sia “Feral”, cioé “Ferale, selvaggio, bestiale, tetro” taglia un po’ le gambe a qualsiasi interpretazione positiva del brano.
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Lotus Flower

‘Cause all I want is the moon upon a stick
Just to see what if
Justo to see what is…
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Codex

 

il CAUDEX, o CODEX è il tronco di un albero, in latino, ma è passato in seguito ad indicare un codice, ovvero (per i filologi) un libro spesso, scritto a mano, diverso dalla pergamena, che era arrotolata, un tomo, un “libro” antico, l’evoluzione della tavoletta di legno dei romani. In ogni caso un qualcosa che ha a che fare con la memoria.

È un tomo, dove evidentemente sono conservate informazioni importanti per l’uomo, culturali o di altro tipo, informazioni talmente importanti che hanno richiesto di essere ricopiate in un’infinità di esemplari a mano, e di giungere fino a noi attraverso i secoli. Sono questi i mattoni della civiltà, ciò che resta della nostra cultura nei secoli. In particolare il formato del codice è stato un modo per tramandare il sapere alle generazioni future, in un periodo di crollo e di forte instabilità storica e sociale: la fine di un impero, l’Impero romano e l’avvento del Medioevo. Le informazioni contenute nei codici hanno covato sotto la cenere dei secoli, e permesso il rinascere della cultura classica all’uscita dal Medioevo, nel 1300 e successivamente hanno dato impulso al rinascimento nel 1400.

Immaginate di vivere all’epoca della fine dell’Impero romano… una struttura che sembrava eterna, dopo cinque secoli crollava, e tutto durante la vostra breve esistenza: un’apocalisse, la fine del mondo così come lo si conosce. L’11 settembre sembrerebbe una scaramuccia al confronto. La stessa cosa doveva aver colpito Asimov quando scrisse i romanzi del cosiddetto “Ciclo della Fondazione”. In questi romanzi si narra la storia della fine dell’Impero Galattico e del disperato tentativo da parte di una comunità di scienziati inviati su un pianetucolo periferico di nome Terminus di raccogliere tutto il sapere dell’Universo in una monumentale enciclopedia, L’Enciclopedia Galattica, che avrà il compito di ridurre il periodo di barbarie previsto da 30.000 anni a soli 1.000 anni. Un lavoro silenzioso, da svolgere in segreto e per il bene di tutto l’universo, mentre intorno tutto collassa. Ora è certo che Thom Yorke conosca questa storia, in quanto è certo che ben conosce l’epigono di Asimov, Douglas Adams, autore del fortunato romanzo di fantascienza “Guida galattica per gli autostoppisti”. Douglas Adams, dotato di un piglio molto più irridente e sarcastico, ma non meno amaro, del suo predecessore, costruisce il suo più celebre romanzo (e gli altri quattro che seguiranno e che completeranno la famosa “Trilogia in cinque atti”) sull’idea di una Guida Galattica, versione comicamente molto più versatile – ma imprecisa e sbrigativa – della pesante enciclopedia dei romanzi di Asimov.

Tornando a noi, ora capiamo il valore salvifico di questa canzone: la musica ha qualcosa di spaziale e di algido, qualcosa che ci estrania dal nostro tempo, qualcosa che sembra antico ma anche futuro: una pausa di umanità durante una catastrofe, un ricordo di pace a cui aggrapparsi, come l’umanità si aggrappa ai codici nel momento più impossibile della sua storia. In questo senso il Codex è un ricordo registrato, un ricordo di un’altra epoca, un “record”, appunto, che serve all’autore per rifugiarsi in un mondo diverso, in qualcosa di fulgente e immune dai dolori, dalla caducità, dalla violenza e dalla catastrofe.

Un gioco di prestigio
E salti giù dal bordo
In un lago terso
Non c’è nessuno intorno
Solo le libellule
Che volano verso la riva
Nessuno si fa del male
E tu non stai facendo del male a nessuno.
Fai scivolare la tua mano
E salta giù dal limite
L’acqua è pulita
Ed è innocente
È innocente.

Ma quanti altri simboli potremmo scovare in questo testo! Come sempre i testi dei Radiohead si rivelano pieni di sensi e cangianti. L’esperienza dei testi di Thom Yorke ci insegna infatti che quando l’autore fa riferimento alle acque, nel suo immaginario, lo fa sempre per evocare contenuti archetipici molto forti: amore-morte-(ri)nascita.

Ricordiamo a questo proposito i riferimenti più prossimi e interessanti al tema delle acque in Thom Yorke:

Pyramid Song– il testo evoca un passaggio all’aldilà secondo il rito egizio, con un’immersione nel fiume delle anime, verso una rinascita ad una forma di esistenza più pura.

Weird Fishes– gli occhi di una donna diventano strani pesci che fanno deragliare l’io narrante in una caduta “giù dal bordo della terra”, negli abissi, dove viene smembrato dalla creature che vi vivono: una morte che è una rinascita, un rigenerazione, negli occhi dell’amata.

Ora, paragoniamo questo “Jump off the edge” di Codex con il “Follow to the edge of the earth/ and fall off” di Weird Fishes, e scopriamo che, ad una lettura simbolica, Codex può portare con sé una sorta di messaggio di morte, ma di una morte serena, un abbandono dei sensi, una liberazione dai traumi, dalle sofferenze. L’immagine a cui mentalmente mi rimanda questa scena è il celebre viaggio-rito funebre sul fiume di Johnny Depp/William Blake nel bel film simbolo di Jim Jarmusch, Dead Man. A voi le altre interpretazioni. Ma una cosa è certa: come nota benissimo Gianfranco Franchi nel suo libro “A Kid” edito da Arcana, è il Thom Yorke più quieto a essere quello più oscuro e pericoloso.
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Give Up The Ghost

“La sede di al-Khushoo (“calma, serenità, tranquillità, dignità e umiltà”) ha luogo nel cuore. E il cuore è il re delle membra, da ciò deriva che se qualcuno intende pregare in maniera accorata,  le membra seguiranno il cuore…” (Ibn Khathir, studioso del Corano)

Cosa significa “To give up the ghost”? Non ha niente a che fare coi fantasmi, è un’espressione idiomatica che significa “esalare l’ultimo respiro”. Ancora un’immagine di morte. Il brano sembra venire da una lontananza agreste, e porta nella sua musicalità calda ed acustica un senso di serenità e di pace. Ma vediamo cosa ha nascosto Thom Yorke in questo prato calmo e sereno. Vediamo cosa dice il testo:

Non farmi del male
Non perseguitarmi
Non farmi del male
Non perseguitarmi
Raduna tutti gli sperduti e tutti quelli che sono stati venduti
Nella tue braccia
Nelle tue braccia
E non farmi del male
Raduna tutti i compassionevoli
Nelle tue braccia
Nelle tue braccia
E non farmi del male
E anche ciò che sembrava impossibile
Nelle tue braccia
Nelle tue braccia
Penso di aver avuto abbastanza
Nelle tue braccia
Nelle tue braccia
Penso che sia tempo di rendere l’anima
Nelle tue braccia
Nelle tue braccia
E non farmi del male.

Impressionante sentire queste parole, quasi bibliche, in bocca a Thom Yorke, ma è così: siamo praticamente davanti ad una preghiera. È evidentemente in corso un rivolgimento spirituale nell’animo del bardo dei Radiohead, dove filosofie orientali, spiritualità monoteistica, qualsiasi cosa, innervano la ricerca di un qualcosa di più alto, di trascendente. In effetti la componente spirituale, intesa non in senso strettamente religioso ma di trascendenza, non è componente nuova nella poetica di Thom Yorke, tuttavia sembra che gran parte delle sue ultime riflessioni puntino con più decisione verso questo elemento.

Nel nostro caso abbiamo una preghiera, una preghiera serena e accorata rivolta forse ad un essere superiore e compassionevole, così sembrerebbe ad un primo livello di interpretazione. Ma cerchiamo altre vie interpretative: E se invece la preghiera fosse rivolta a tutti gli uomini? Un’incitazione a noi, al genere umano, a essere compassionevoli e semplici, e ad amare l’umanità? Se fosse una preghiera laica?

Da segnalare peraltro che al registro biblico/religioso appartengono sicuramente due espressioni:

1) una è appunto il titolo, “To give up the ghost”, ovvero “rendere l’anima a dio”, espressione biblica e arcaica.

 

2) L’altra è “What seems impossibile”, tradotto “Ciò che sembrava impossibile”’, che è una vera e propria citazione di Matteo 19:26 “Gesù guardò loro e disse – con l’uomo questo è impossibile, ma con Dio tutto è possibile”.

 

Ultima curiosa riflessione sul titolo dell’abum: The King of Limbs. Chi è che viene chiamato “Il Re dei re” nella letteratura biblica? Esatto, Gesù Cristo. Come si dice in inglese? “The King Of Kings”. Innegabile assonanza, e difficile pensare, davvero difficile, che non sia voluta.

Comunque la cronaca vuole che questo “King Of Limbs”, ovvero “il Re dei rami” non sia altro che un albero secolare, una quercia nella foresta di Savernake, nel Wilthshire, proprio nei pressi della villa di Tottenham House dove i Radiohed registrarono parte di “In Rainbows”. Un albero che ha affascinato Thom Yorke coi suoi rami estesi a tal punto da divenire titolo dell’album. Una quercia antica mille anni.
Celebre l’immancabile commento di Liam Gallagher degli Oasis: “Ho ascoltato quel cazzo di disco dei Radiohead e mi sono detto “Eh? Cosa?!” […] Scrivere una canzone su un fottuto albero? ! Un albero vecchio mille anni? Scusami un attimo! Fanculo! Uno magari pensa che avrebbe dovuto scrivere qualcosa su un albero moderno o su uno piantato la settimana scorsa. Sai che cosa voglio dire, no?”

Affascina pensare che questa preghiera possa essere rivolta a questo “Re delle membra”, e che a lui, in una sorta di metafora cristologica, venga chiesto di proteggere l’umanità e di abbracciare coi suoi rami i deboli e gli afflitti. E forse anche l’esausto bardo di Oxford.
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judithkerr

Altri interessanti spunti su The King Of Limbs possono essere rinvenuti a questo indirizzo http://thekingoflimbspart2.com