ATTITUDINE E VISUAL:
Eveline _ Tre aggettivi per il quartetto: bolognese, barbuto, (stra)sottovalutato. Combo esplosivo capace di esplorare con maestria tecnica e piglio creativo territori post-rock, funk-jazz e kraut (!). Hanno più successo oltre i confini italici ed è proprio questo a lasciarmi l’amaro in bocca: la fuga dei cervelli non mi fa dormire. Il quarto aggettivo sarebbe…fantastici!
AToys Orchestra_ Dietro allo stage capeggia la copertina di Midnight (R)evolution: occhi femminei e ficcanti d’una ragazza metaforicamente imbavagliata, in faccia la scritta ripetuta e vorticosa “democrazia”. E’ l’album della “presa di coscienza” per l’orchestra giocattolo, o meglio della presa di posizione nella bolgia tragicomica di questa piccola Italia. In un palco brulicante strumentazione l’Orchestra sale sul palco con gli occhi della tigre mettendo in chiaro fin a subito che ci sarà da sudare per questa (r)evolution. Enzo Moretto è il mattatore d’una combat-carovana a cui piace cambiare continuamente postazione: Ilaria D’Angelis, Raffaele Benevento lo stesso Moretto si alternano tra tastiere, chitarra e basso conferendo grande dinamicità alla performance. Unico punto fisso dell’ensamble rimane il batterista Andrea Perillo, saldo perno dietro le pelli, in una meravigliosa mise “selvaggia” che mi riporta alla mente gli irsuti Monotonix.
A Classic Education_ le esperienze internazionali, il cantato anglofono, le atmosfere vintage. Si presentano sul palco per ultimi gli A Classic Education: se l’Orchestra era l’attrattiva di serata e gli Eveline l’asso nella manica, era il quartetto di Call it Blazing a destare curiosità dato il notevole riscontro ottenuto oltremanica e le squisite qualità messe in vista sul disco d’esordio. L’attitudine è trasognata e combattiva allo stesso tempo laddove inquietudini garage si diradano in psych-pop visionario. Il look-mood della band acuisce i sapori esotici-retrò. I Real Estate alla corte dei Belle e Sebastian?
AUDIO: disarmante capacità e sicurezza d’esecuzione per il tris della Locusta che esibisce un suono pulito e vivace.
Tra le avventure astro-mentali degli Eveline spicca un funky-basso ciclopico ed indiavolato e qualche reminescenza Doorsiana alle tastiere.
Tra le fila dell’Orchestra l’impatto live è decisamente più “rock’n’folk” rispetto al supporto materiale, fresco ma carico di pathos. L’unico neo è legato ai problemini tecnici d’una tastiera k.o. che a tratti non da’ segni di vita ma poi si riprende alla grande.
Buona la qualità del sound parecchio british degli A Classic Education in grado di coniugare ruvidezze indierock a sofisticherie dreampop.
SETLIST: gli Eveline metono in scena in buona parte l’ultimo lavoro AlphaOmega, improntato su echi psichedelici su cui si innestano melodie new-no wave che da dolci si fanno via via più violente, ipnotiche ed urticanti in un crescendo strumentale.
Chiaramente più variegata e debitrice ai successi di pubblico la scaletta degli A Toys Orchestra, che mostra verve combattiva soprattutto nell’esecuzione dei brani tratti dagli ultimi due lavori (Midnight Talk e Midnight (R)evolution).
Per gli A Classic Education largo spazio al primo disco Call it Blazing, che segna l’esordio di una importante promessa nostrana con più d’una velleità internazionale.
LOCURA: gli Eveline si buttano in una spiazzante quanto vulcanica e distruttiva cover di quello che in realtà è un loro progetto parallelo: The crazy crazy world of Mr. Rubik.
Tanti i siparietti ilari messi in atto con genuinità nello spettacolo degli A Toys Orchestra, soprattutto dal frontman Enzo Moretto: quando il pubblico rumoreggia in preda all’alcol si ipotizza un cabaret show, si commenta la dipartita di Berlusconi con la filastrocca folk “Pinocchio” riflettendo sul fatto che tra le mille bugie del premier ad allungarsi nel suo caso non era il naso, ma il…
Registro coscienzioso invece per il ricordo agli operai del Thyssen e la forte presa di posizione contro gli scempi della Val di Susa.
Introspettivi ma ironici gli A Classic Education che dopo le prime canzoni esclamano: “Beh, innanzitutto grazie a coloro che sono rimasti!”, alludendo alla parziale diminuzione di odience dopo il live incendiario della Toys Orchestra.
PUBBLICO: esteso e trasversale, caloroso ed “attivo”. Chiaramente in preponderanza accorso per l’Orchestra: la proposta eclettica capace di spaziare tra pop, rock e folk senza incappare in banalità (ma anzi con una ricercatezza musicale sopraffina che si fa crocevia di Beatles, Pink Floyd e Verdena) potrebbe davvero riuscire a coniugare mainstream e non.
CONCLUSIONI: Locusta omaggiata più che degnamente in una grande festa che mette in mostra gioielli e diamanti allo stato grezzo, rincuorante maturità e promettente freschezza.
Le foto non si riferiscono alla data recensita