ATTITUDINE E VISUAL: St. Vincent è lo pseudonimo di Annie Clark, giovane cantautrice dotata di un talento indiscutibile.
Con la sua voce accattivante, dal vivo si lascia amabilmente ascoltare ma anche guardare: bella, eterea, con i capelli ricci ben composti. Elegante: di nero vestita con dettagli alla moda e stiletto improponibile. Brava: trovare una giovane che dal vivo sappia realmente suonare con tecnica e passione una chitarra, non è affar da poco. Supportata dal vivo da una batteria e altri due componenti alle tastiere e al synth.
AUDIO: Esplosivo, forte, penetrante. Le sonorità proposte da Annie e il suo gruppo profumano di rock con venature pop, che rendono godibili i brani in tranquillità. Punte grintose nel dare spazio alla chitarra, ritmiche ballabili che hanno movimentato il pubblico presente al Lanificio 159.
SETLIST: Annie ha portato a Roma i brani dell’ultimo album, Strange Mercy (del 2011), mescolandoli a qualche singolo del precedente lavoro, Actor. Particolarmente apprezzati dai presenti brani quali Cheerleader, Cruel, Actor e The Strangers. Cantati naturalmente anche dal pubblico.
LOCURA: La ragazza si è fatta desiderare. Concerto sold out, l’appuntamento sul palco era per le 22. Ma gli artisti – si sa – non sono mai puntuali. Le donne – inoltre – ancor meno.
Gente spazientita in sala per un ritardo realmente pesante da sopportare: ha iniziato a suonare alle 23.30 circa, davanti ad un pubblico inizialmente stanco per l’attesa e per i limiti stessi del locale. Troppa gente, troppo poco spazio in proporzione, troppo nervosismo per il ritardo sul concerto che ad un certo punto ha preso dimensioni “comiche”, tra battute e fischi roboanti.
PUBBLICO: Eterogeneo, per la maggior parte trentenni (in gran parte sinapsi) anche se qua e là spuntava qualche coppia sulla cinquantina (decisamente giacca).In prima fila, ad esempio, in un angolino sulla sinistra del palco, eran presenti dei ventenni arrivati in auto nel pomeriggio da Napoli: loro, ad esempio, l’hanno seguita anche in altre tappe europee. Quando si dicono gli aficionados…
MOMENTO MIGLIORE: L’intero concerto è stato un reale spettacolo. Annie ha ammaliato i presenti dando mostra delle sue doti di musicista, regalando una voce decisa ed intensa ad ogni brano. Menzione particolare per lo stage diving che ha lasciato molti di stucco. In pochi se lo aspettavano da un artista che, almeno per come si pone, sembra così timida e introversa.
CONCLUSIONI: Se anche Sufjan Stevens ha scelto di collaborare con lei, tanto male non può essere, la ragazza. Tre album realizzati, nella tappa romana ha saputo dimostrare anche dal vivo che i suoi brani sono certo semplici ma conditi con il suo candore e tanta cura nei suoni e negli arrangiamenti.
Ha interagito col pubblico presentando i brani, scusandosi per il ritardo sull’inizio spettacolo, mantenendo sempre un contatto con chi le era dinanzi. Artista, sì, ma con i piedi per terra.