Ciao Maschio: in memoria di Chris Cornell

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Il coccodrillo come fa? Non c’è nessuno che lo sa. Non è vero, lo sappiamo bene. In questo biennio (2016-2017 in corso) di illustri decessi ci siamo scafati a dovere. Siamo diventati, quanto meno sulle piattaforme social, dei coccodrillari non-stop. E chissà che non sia questo, alla fine, il futuro che ci aspetta. Un’implacabile ondata di cadaveri eccellenti, da fronteggiare a colpi di post post-mortem. “Ah ma oggi è morto quello, ma che nun ce lo sapevi? Mannaggia però, ma non poteva mori’ quell’altro, che me sta tanto sui cojoni?”.  E via blaterando. Il morto del giorno, come da prassi, è un morto a cinque stelle. Un’icona, una leggenda, un mezzo dio in terra (un dio mortale). Parliamo di Chris Cornell, pace all’anima, spirato a soli 52 anni. Cantante nei Soundgarden, negli Audioslave, e non solo. Sulle cause ci tacciamo, limitandoci a questo: stronzate che rispondono al nostro cuore.

Chi era Chris Cornell? Chi era per noi? E noi chi, soprattutto? Diciamo noi maschi eterosessuali. Non basta. Diciamo noi maschi eterosessuali e musicisti. Ancora non ci siamo. Allora diciamo noi maschi musicisti, etero, sfigati e un po’ repressi. Chris Cornell, per noi, era l’amico capellone che ti soffiava la ragazza da sotto il naso prima ancora che te ne accorgessi. Mentre eri lì a escogitare sciocche frasi d’amore. Chris Cornell era quello che andavi sotto casa di lei, e dicevi al portiere: “Ma Silvia? Dove sta Silvia? Perché non mi risponde nessuno?”. E il portiere, sornione: “Silvia se n’è andata poco fa, con un tipo tutto pieno di capelli, pareva Gesù Cristo”.

Ergo, non hai speranze amico. Fattene una ragione. E per i maschi come noi, farsi una ragione, equivale a farsi qualcosa di molto più specifico. Una montagna di cose molto più specifiche, a dire il vero. Qualcosa di molto carnale, che riguarda strettamente un uomo e la sua solitudine. Ecco cos’era per noi, la buonanima di Chris, stella del grunge a stelle e strisce. Un messia con discepoli sparsi ovunque, a sua immagine e somiglianza (chi più chi meno). Un involontario generatore di solitudine, e di onanismo sfrenato, per noi maschi da buttare. Lì, nelle stanze del vittimismo, a setacciare l’intero archivio video di Pornhub. Zelanti e scrupolosi come neanche la critica francese agli albori dei Cahiers du Cinema.

E quando stavi a casa di Silvia, con la tv sintonizzata su Mtv, e partiva il videoclip di “Black Hole Sun”, cominciavi a capire la vita, quella vera. Lei che ti diceva: “Che maschio, che voce, che uomo”. Tu avevi imparato a memoria “A Silvia” di Giacomo Leopardi, per recitargliela all’orecchio, ma di colpo rinunciavi (ti sentivi un povero stronzo, e facevi bene). Il problema vero, ovviamente, non era Cornell, ma i suoi discepoli. Da un giorno all’altro te li ritrovavi ovunque. Emanavano quella vitalità selvaggia che tu potevi solo sognarti. Facevano le cover dei Soundgarden ai concerti a scuola, poi sarebbero arrivate anche quelle degli Audioslave. Più avanti te li saresti ritrovati la sera nei locali, con le loro tribute-bands. Silvia ormai era solo un ricordo, ma se ci fosse stata, i suoi occhi sarebbero stati calamitati dal frontman di turno. E come darle torto?

Insomma, Chris Cornell, Jesus Chris Superstar, era un bell’uomo. Un bell’uomo con una bella voce. Un maschione del rock. Un modello di riferimento per tanti nostri rivali in contese amorose. Un’ugola potente, ruggente, graffiante. L’unico vero erede di Robert Plant, si è detto altrove. Con buona pace del cantante dei Wolfmother. Se n’è andato presto e drammaticamente, come altri idoli del grunge, come altri idoli, o mezze divinità. Sì, divinità mortali. Impossibile, per noi, sondarne i demoni. Trascriverne l’ipotetico dolore, l’insicurezza, la fragilità, dietro quella voce da leone. Non sarebbe neanche giusto.

Potremmo parlare di questa o di quell’altra canzone, ma non saremmo obbiettivi. Perché ad ogni riff, ad ogni acuto, rivedremmo gli occhi di Silvia. Che sbavano. Perciò salutiamo questo eroe del rock, senza rancore (quello è tutto per i suoi discepoli). Sicuri che da qui a breve i locali saranno invasi dalle tribute-bands, dalle serate in memoria. Coraggio ragazzi, si preparano tempi duri. E poi, per concludere, un semplice e banale ciao, Chris. Ciao Maschio.