Do You Speak Indie? #1

Appuntamento mensile con i testi stranieri più ispirati ed ispiranti del momento, selezionati e tradotti da Davide autore di IndieTranslation.

5. The Weeknd – Montreal

I guess you had no idea
that you could have persuaded me
Girl, you could have had me doing anything you pleased
Girl, you should have took your time and thought of what to say to me
‘Cuz I’m not as
hard as I make it seem to be
You could have had it all
You could have been that lonely star
If we just went on

Suppongo che non avevi idea che mi avresti potuto persuadere
Avresti potuto farmi fare tutto ciò che ti sarebbe piaciuto
Avresti dovuto prendere del tempo e pensare a cosa dirmi
Perché non sono così duro come può sembrare

Avresti potuto avere tutto
Avresti potuto essere la mia stella solitaria
Se solo fossimo andati avanti

Abel Tesfaye, in arte The Weeknd, è per sua stessa ammissione uno che ama “giocare” con le ragazze considerandole come merce “usa e getta”. Questa volta però è l’artista Robinson del momento ad avere il cuore spezzato e ad essere afflitto per il rapporto appena terminato. “Montreal” ci mostra quindi il lato forse più nascosto di questo artista dal talento immenso, un lato che non ci dispiacerebbe osservare anche più spesso in futuro.

4. First Aid Kit – This Old Routine

So you come on home walk through the door
she is in the kitchen searching through the drawers
so you stop and watch her and ask what she’s looking for
she says she’s not sure

Then it gets late and you’ve turned off the lights
her body’s so close to you in the night
but you dare not touch her and you don’t want to fight
so you just say good night

This old routine will drive you mad
it’s just a mumble never spoken out loud
and sometimes you don’t even know why you loved her
well you look at her now and you see why

Quindi arrivi a casa e entri dalla porta
Lei è in cucina rovistando tra i cassetti
Perciò ti fermi, la guardi e le chiedi cosa sta cercando
Lei dice di non essere sicura

Poi si fa tardi e tu hai spento le luci
Il suo corpo è così vicino al tuo durante la notte
Ma tu non osi toccarla e non vuoi litigare
Quindi dici buonanotte

Questa vecchia routine ti farà impazzire
È solo un borbottio mai detto ad alta voce
E certe volte non ti ricordi nemmeno perché l’amavi
Ma adesso la guardi e capisci il perché

Le First Aid Kit sono un duo svedese formato dalle sorelle Johanna e Klara Söderberg, che da tempo si fanno notare in rete grazie a cover straordinarie di Johnny Cash, Fleet Foxes e Patti Smith (che sono riuscite perfino a far piangere reinterpretando la sua Dancing Barefoot). Tra le tante canzoni degne di nota del loro secondo album “The Lion’s Roar”, quella che ho deciso di scegliere è “This Old Routine”. Il brano affronta il tema della crisi coniugale da una prospettiva decisamente interessante, fatta più di cose non dette e di gesti non compiuti che da liti furibonde. La parte finale del ritornello dà comunque la speranza che tra i due sia rimasto ancora un po’ d’amore, sebbene sepolto ormai dalla polvere della routine quotidiana.

3. Matt Elliot – Dust Flesh and Bones 

Some things scar your heart so deeply that a howl is not enough
To adequately purge the soul of pain
Still you yearn for contact but the burden that you shoulder means
you’ll never trust a living soul again
And in the disparate clamour of the chaos that surrounds you
It’s hard to know which of the voices that you hear
Are your own
This is how it feels to be alone

Alcune cose segnano il tuo cuore così profondamente che un grido non basta
Per liberare l’anima dal dolore
Desideri ancora un contatto ma il peso che carichi sulle spalle rivela
Che non riuscirai mai più a fidarti di un’anima viva
E tra i clamori disperati del caos che ti circonda
È difficile riconoscere quale di queste voci che ascolti
Sono le tue
Questo è come ci si sente a essere soli

È il lato oscuro della solitudine” diceva Pierpaolo Capovilla in un brano di qualche anno fa. Ne sa sicuramente qualcosa Matt Elliot, ex leader dei Third Eye, in uscita con The Broken Man. Accompagnato dalla sua malinconica chitarra acustica, il testo di “Dust Flesh and Bones” scava a fondo nell’inquietudine che da sempre lo contraddistingue, fornendoci uno degli episodi più belli e strazianti della sua produzione.

2. Jack White – Love Interruption

I want love to, roll me over slowly
Stick a knife inside me and twist it all around
I want love to grab my fingers gently
slam them in a door way, put my face into the ground
I want love to, murder my own Mother
Take her off to somewhere, like hell or up above
I want love to, change my friends to enemies
Change my friends to enemies and show me, how it’s all my fault
I won’t let love disrupt, corrupt or interrupt me

Voglio che l’amore mi rovesci lentamente
Che mi infilzi un coltello e lo giri tutto attorno
Voglio che l’amore afferri gentilmente le mia dita
E che li faccia sbattere contro la porta, mettendo la mia faccia a terra
Voglio che l’amore uccida mia madre
Che la porti da qualche parte, come all’inferno o più in su
Voglio che l’amore cambi i miei amici in nemici
Cambi i miei amici in nemici e mi mostri che è tutta colpa mia
Non lascerò che l’amore mi distrugga, corrompa o mi ostacoli

Si guadagna in extremis il secondo posto della classifica il grandissimo Jack White, che per l’amore di tutti i suoi fan (io il primo) ha appena annunciato l’uscita di un album solita ad Aprile, dandoci come assaggio questa magnifica “Love Interruption”. Non c’è più da stupirsi di fronte all’ennesimo colpo di genio dell’ex White Stripes e della sua straordinaria qualità compositiva. In questo brano, stanco della debolezza e della vulnerabilità che l’amore provoca nei suoi confronti, arriva al punto di volersene sbarazzare e di essere disposto a  diventare un cinico senza cuore per mettere fine alla sua insofferenza.

1. Cloud Nothings – No Future / No Past 

Give up
Come to
No hope
We’re through

Arrendiamoci
Prendiamo coscienza
Nessuna speranza
È finita

No future
No past

Nessun futuro
Nessun passato

Pochi, semplici versi, urlati fino a squarciale le corde vocali, che esprimono tutta l’incertezza, il vuoto dei giorni nostri. “No Future / No Past” è senza tanti giri di parole il brano più penetrante di questo inizio anno (estratto dal bellissimo Attack on Memory). Che condividiate o meno il deserto di speranze nutrito dal quartetto di Cleveland è comunque innegabile che la potenza di questo brano sia destinata a farsi ricordare ancora a lungo.