Lo Stroncatoio
Un nuovo modo per selezionare la tanta (troppa) roba che esce, per distinguere tra birra e borra: lo stroncatoio, i dischi che fanno schiuma ma non sono sapone.
Bonnie Prince Billy – Wolfroy Goes To Town
Ottobre 2011 – Drag City – Orodiscopo: Barba – Pezzo: New Whaling
Enrico Calligari – Artista, Will Oldham, unico e senza tempo, e come tale da sempre tenuto ben al riparo da qualsiasi diatriba noiosa sui concetti di musica antica e musica moderna, di musica morta e musica viva, di passato e di presente, concetti trascesi grazie al suo miracoloso e puntualmente rinnovato accesso a profondità oscure a chi piace ridursi a tali beghe. Una frequentazione degli anfratti dell’anima che a volte, credo, lo fa sentire un po’ troppo a suo agio, comodo, sul divano inumidito del nostro morbido abbandono. Se per me è questo il caso di Wolfroey Goes To Town, disco che confonde leggerezza ed essenzialità nei limiti impropri dell’impalpabile, siate almeno cauti nel ritenere il vostro torpore violato da questo giudizio. Mi limito a dire che non essendo né il suo disco più osseo, asciutto e dolente (Master And Everyone) né il più ispirato in quanto a profumi (Lie Down In The Light), rimane uno dei meno cardinali della sua considerevole discografia. Fatto di canzoni gracili e ammantato di un delicatezza troppo ricercata come tale, si crogiola della sua tavolozza ristretta e controllata, col controcanto femminile che arriva con sospetta puntualità a stroncare ogni tuo sbadiglio. SVR: 1-2-1 – totale: 4
Islands – A Sleep & A Forgetting
Febbraio 2012 – Anti-Records – Orodiscopo: Spilletta – Pezzo: This is not a song
Sara Manini – Se avete mai pensato di mungervi le ginocchia per rivenderne il prodotto a qualche nicchia di radical chic, questo disco farà al caso vostro, data l’enorme quantità di latte che sarà prodotta dalla suddetta articolazione durante l’ascolto. Quarto album all’insegna della lagnosità per Nick Thorburn e soci: uscito il giorno di San Valentino (con la pre-ordinazione, si riceveva in più una cartolina amorosa…sì, l’hanno fatto davvero), ‘A Sleep & a Forgetting’ sarà pure una panacea per cuori infranti, ma avevamo bisogno di sentirci dire quanto sia brutto lasciarsi, morire e piangersi addosso in modo così banale? Vantarsi di aver collaborato in passato con gli Arcade Fire non basta più. Insomma, gli amanti del genere probabilmente apprezzeranno comunque, ma ricordiamo che non sono i Black Heart Procession. SVR: 1-2-1 – totale: 4
Mouse on Mars – Parastrophics
24 Febbraio 2012 – Monkeytown Records – Orodiscopo: Avatar – Pezzo: Seaqz
Michele Guerrini – “Rewind”. Ecco un possibile titolo alternativo a quest’ultima opera del duo teutonico.
Dopo sei anni dall’ultimo lavoro (quel Varcharz) e sette dalla collaborazione psicopatica con Mark E.Smith (Fall) con il marchio Von Sudenfed, ci ritroviamo quasi al punto di partenza. Uno strappo dall’ultimo periodo, con i suoi trascorsi recenti presso Ipecac recordings (l’etichetta del funambolo estremista Mike Patton) in cui i Mouse avevano raggiunto una forma mista tra power electronics e noise gravitazionale, per tornare verso la loro forma primordiale.
Fraseggi hip hop d’annata, mescolati con l’acid e l’exotica più deforme, cercando un groove, perdendosi frammenti di realtà. “They Know Your Name” è di una ingenuità difficile da metabolizzare, con la sua struttura caotica e sbilanciata. “Syncropticians”, “Gearknot Cherry” e “Imatch” cercano di strizzare l’occhio sia alla IDM più classica che alla glitch più corposa, ma si perdono in parte in una prevedibile linearità. “Baku Hipster” e “Seaqz” sono invece gli episodi più curiosi e imprevisti, tra ritmiche liquefatte in slanci drogati e mutazioni drum ‘n bass.
È naturale pretendere molto di più dai Mouse On Mars, ben di più che ripetere sufficientemente il livello di esordio. SVR: 1-2-1 = totale: 4