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Il Parc del Forum di Barcellona ospita la dodicesima edizione della rassegna che più di tutte raccoglie le influenze dell’anno passato, delinea le nuove tendenze e inaugura la stagione dei grandi festival europei.
Ray Ban, Vice, San Miguel e Rockdeluxe, oltre a comporre il più diffuso kit di sopravvivenza nelle borse dei partecipanti, sono i nomi degli scenari nel quale si celebra il simposio della musica indipendente; Pitchfork, Adidas, Mini e Atp gli altri luoghi delegati al culto nell’orgiastico rito che prende il nome di Primavera Sound.
Ai Black Lips l’onore di aprire i cancelli di casa a meno di ventiquattro ore dalla loro sudata sotto l’ombra dell’Arc de Triomf dove quest’anno sono previste due giornate gratuite per inaugurare e chiudere il festival. Ai quattro di Atlanta l’abito da cerimonia non piace e se lo scrollano immediatamente di dosso pisciando giù dal pulmino della Redbull su cui si stanno esibendo. Roba frizzante…la musica ovviamente, non l’urina.
Ben più ospitali gli amici di Brooklyn riuniti sotto il nome di Friends che servono l’aperitivo aromatizzato con percussioni tropicali e linee di basso funky sulla lunga spianata del Mini Stage proprio nel giorno in cui Rough Trade elegge il loro “Manifest!” album del mese: un frullato di mutant-funk e dance-pop anni ’80 che accorpa nello stesso calice Tom Tom Club e Jackson Five e in cui l’ingrediente piccante sta nella timbrica potente e vagamente orientale di Samantha Urbani.
Intanto sulle rive del molo Pitchfork gli Iceage si abbattono come una bufera di neve in pieno sole sulle teste del pubblico ancora intorpidito dalla siesta pomeridiana. Aria riottosa ed estetica punk, brani veloci e indistinguibili tra loro caratterizzano uno show penalizzato da diversi problemi tecnici che proseguono poco più tardi quando Claire Boucher, in arte Grimes, si presenta timida e sorridente sul palco; la voce, su cui si basa quasi completamente la sua performance, è pressoché inesistente e spesso eclissata dalle basi elettroniche. L’energia della canadese è comunque contagiosa; scompare e riappare dal palco e si carica rovesciandosi l’acqua sui capelli raccolti da un nastro fosforescente. Una costruzione più articolata del suono dal vivo le permetterebbero di compiere il definitivo salto di qualità.
Spento il “karaoke” torna la calma sul lungomare che si inchina dinnanzi al ritorno dei Mazzy Star dopo un inverno durato oltre dieci anni; il ghiaccio si scioglie, l’acqua si riverbera nei vorticosi feedback delle chitarre e si specchia nella voce trasognata di Hope Sandoval quasi immune al trascorrere del tempo. I Mudhoney irrompono di tanto in tanto nell’arena; loro il mare se lo sono bevuto da un pezzo e il tempo lo hanno riportato là dove le lancette davano il benvenuto agli anni ’90 e il mondo intero scopriva Seattle capitale del grunge. Oggi il mercato della musica indipendente ha incrementato il numero delle proprie corsie e anche gli scaffali del Primavera traboccano di merce di ogni sorta. Beirut, Death Cab For Cutie e Wilco sono i prodotti più richiesti per cena, ma la novità fresca di giornata arriva dall’Inghilterra e sull’etichetta riporta la scritta Kindness; Sir Adam Bainbridge, cuore e mente del progetto, oscilla dinoccolato da una parte all’altra dello stage e conduce la ciurma sul palco tra le calde atmosfere dance-funk di “World You Need A Change Of Mind”.
Occorrono pochi minuti e una sgambata di un paio di chilometri per portare lo scettro della serata da un londinese all’altro. Un’enorme X trasparente sovrasta il il fondale del palco e la gremita distesa che divide la città dal mare si prepara a salutare il ritorno degli XX a due anni dalla loro ultima apparizione; il disco allora era fresco di stampa, ma affetto e partecipazione del pubblico restano immutati. Jamie e compagni per oltre un’ora suonano il vecchio repertorio e testano qualche pezzo dell’imminente “Coexist” la cui uscita è prevista per fine estate. In contemporanea i Refused tornano a calcare la scena sul Ray-Ban che oggi pare predestinato ai rientri in pompa magna. Gli svedesi tendono la mano verso la folla per prenderla poi a schiaffi e spetta agli Spiritualized il compito di ricucire lo strappo con una carezza e chiudere il cerchio magico della prima giornata.
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Foto by Daniele Bianchi