Primavera Sound Festival 24-29 Maggio 2011

Con un pò di ritardo ci siamo anche noi a dire la nostra sul Primavera, non ci siamo dilungati sul descrivere le singole performance, ma a registrare la nostra presenza e a descrivervi l’atmosfera che si respirava, buona lettura

A confronto l’Heiniken Jammin Festival è una sagra di paese.

Siamo a Barcellona, fine maggio. Per l’edizione di quest’anno il Primavera Sound ha portato in Spagna circa 220 artisti per un quantità bulimica di concerti.

Con circa dieci palchi a disposizione e strutture organizzative diffuse per tutta l’area del Parc del Forùm ( ex zona degradata portuale barcellonese, da poco tempo tornata a nuova splendente vita) la marea umana di appassionati è fluida e in continuo movimento.
La zona El Poble Espanol la snobbo purtroppo, non c’è abbastanza tempo per spostarsi, ci saranno i Mercury Rev a suonare Desert Songs, mannaggia…

Grazie ad una capacità organizzativa che rasenta la perfezione, chiunque arrivi alle porte del Festival si ritrova subito cosciente della precisione, e delle dedizione messa in campo per rendere l’atmosfera e l’accoglienza le più calde e positive possibili.

Partito con il biglietto di abbonamento per tutti i giorni del Festival tra le mani,  la quantità di concerti gustosi era impressionante: fra i concerti imperdibili mi ero segnato: Flaming Lips, Nick Cave con i Grinderman, Blank Dogs, Kode 9, Soft Moon, Swans, P.I.L, P J Harvey, Of Montreal, Animal Collective, e tanti altri, troppi per un corpo umano. Considerato soprattutto che gli eventi iniziavano intorno alle 17 e l’ultima esibizione partiva intorno alle 4 del mattino.

Il tutto immerso nel ridosso del mare di Barcellona, tanto vento, stand di musica con tonnellate di vinili, macchine polaroid, riviste alternative e altra meravigliosa paccottiglia per aficionados del rapporto fetish con la musica, e senza una fine apparente.

La meraviglia era poterti vedere in fila, con apparente tranquillità, Einsturzende Neubauten, Polly e poi dopo un paio di birre ritrovarti di fronte allo show psichedelico dei Flaming Lips.

Il Primavera Sound ti scava nella mente e sostituisce la nostra comune e oramai passivamente   accettata  idea di concerto come “evento accidentale”, o meglio “interruzione della normalità” con una visione  professionale, appassionata, di cultura attiva e produttiva.  Tant’è che il Primavera Sound non è finito il 29 maggio ma continua anche ora a organizzare concerti e situazioni nuove a Barcellona per il resto dell’anno.

Comunque non erano solo spettacoli immensi. Bagni di folla e birra. Palchi più riservati e selezionati si erano ritagliati i loro spazi, come il Pitchfork stage  o il Ray-Ban Acoustic.

Questi due erano piccoli non-luoghi all’interno della location; per raggiungere il primo dovevi attraversa un pontile di cemento futurista coperto da uno storto e “pericolante” tetto di pannelli fotovoltaici, bloccato in eterno bilico da architetti retro futuristi. Quando eri al Pitchfork eri dentro una mentalità e linearità di performance tutta particolare, passando in poco tempo dagli Emeralds, a Blank Dogs, Soft Moon, Kode 9 etc etc.

Il Ray Ban Acoustic al contrario era a due passi dalla zona fast-food ed era minusocolo. Quasi una specie di container nero in cui artisti si esibivano completamente acustici.

Naturalmente non si può scappare da un’altra ramificazione del Festival,  il Rockdelux, zona Auditorium, dove si son esibiti John Cale ( che risuonava Paris 1919 ) e Sufjan Stevens; ma il tempo si accavallava continuamente su sé e per motivi vari non li ho potuti incontrare in tempo.

Ormai mi sto dilungando, mi ci vorrebbe un calumet di polaroid e pellicole in 8mm per raccontarvi la straordinaria atmosfera  che si respirava.  Sciamanico, Liturgico, Freak, Strano, Metallico come sono Nick Cave, PJ Harvey, Flaming Lips, Einsturzende Neubauten e John Lyndon!

Le foto sono di Michele Guerrini