Stroncatoio #6: CSS – Emika – Duke Spirit

Lo Stroncatoio
Un nuovo modo per selezionare la tanta (troppa) roba che esce, per distinguere tra birra e borra: lo stroncatoio, i dischi che fanno schiuma ma non sono sapone.

CSS – La Liberación

Agosto 2011 – Fontana Records – Orodiscopo: SorciniSpilletta – Pezzo: La Liberacion

Roberto Strino – Il crossover di generi a volte diventa il perno di intere discografie. La critica vede di cattivo occhio questo tipo di filone musicale quando le band attraverso gli anni diventano imbarazzantemente ridondanti. I CSS vengono dal Brasile e a loro piace contaminare l’elettronica e il synth-pop grattugiandoci sopra sempre un sacco di anni ottanta. Un frullato di Katy Perry, Ariel Pink e Primal Scream che per molti potrebbe risultare insopportabile. Quando il pop perde il suo appeal di novità per diventare una parodia di se stesso, vale ancora la pena ascoltarlo? Qui siamo nella posizione di mettere in dubbio lo spessore dei pezzi quando ci suonano pericolosamente un copia incolla alla (scusate il gioco di parole) Scissor Sisters. Liberacion era stato anticipato da un’ottima Hits Me Like A Rock, ma sulla lunga rischia di annoiare. Meglio quando assomigliavano al filone disco-punk dei YouSayPartyWeSayDie! SVR: 1-2-1- totale: 4

Emika – Emika

Ottobre 2011 – Ninja Tune – Orodiscopo: Sorcini, Avatar – Pezzo: 3 Hours

Roberto StrinoUna nuova posizione creata nel panorama elettronico. Emika che si fa spazio sgomitando, trovando una seggiola tra Lady Gaga e Bat For Lashes. Una manciata di EP autoreferenziali stile Chrystal Castles, poi questo album d’esordio. Il paragone con altre artiste che si inoltrano nella sperimentazione cantautorale forzandola nell’elettronica viene spontaneo. Ed Emika perde di brutto contro St. Vincent e Zola Jesus. Vuole essere una Alice Glass ma dimostrando di avere cognizione della propria posizione e dei propri pezzi. Molti gradiranno le atmosfere trip-hop ed il tono drammatico della cantante che arranca dietro a volatilizzazioni stile dubstep. Probabilmente questi elementi non sono abbastanza non solo per fare un album fresco, ma anche per mettere su un buon album revival. I manierismi hippoppari se palesemente scimmiottati sono estremamente sgradevoli. Le doti vocali sono limitati. L’atteggiamento alla Squarepusher è ridicolo ormai da un decennio. SVR: 1-1-1. Totale: 3

Duke Spirit – Bruiser

Ottobre 2011 – Polydor UK – Orodiscopo: Spilletta, Barba – Pezzo: Surrender

Alessandro Rossi Amo Leila Moss. Ma per quanto i suoi black boots, le sue lunghe leve e quell’ espressività tagliente che il mio immaginario rock associa spesso e volentieri alla pari grado Alison Mosshart (Dead Weather) mi colpiscano, non posso esimermi dal fantasticare. Sogno i Duke Spirit nel proprio habitat naturale (Fino a ieri, oggi forse li vedremo in qualche festival). Locale piccolo, possibilmente esente dalla legge Sirchia, quindi fumoso. Ed è proprio in questo contesto che l’Indie-Blues di “Cherry tree” – Il singolo- farà cilecca. Ansia da prestazione – Meno blues e più indie, con un refrain da B.R.M.C. ultima maniera – credo sia questa la patologia a cui accreditare il tutto, o se volete potete parlare di terzo disco, dell’ ammiccamento al grande pubblico, sarebbe in ogni caso esatto. Ma l’album com’è? Bhe, è come quando tenti di dormire e non ci riesci, e non ci riuscirai mai. Sforzato e Fiacco, di una fiacchezza da ballad riempitive e b-side insistiti. Passate davvero oltre o tornate al precedente e più dignitoso “Neptune”. SVR  1-2-1 – Totale: 4