Video intervista ai C+C=Maxigross
Dopo avervi parlato del buon “Fluttarn” (2015), ultimo album uscito a firma dei C+C=Maxigross, ci siamo incuriositi ed abbiamo deciso di scambiare due chiacchiere con la band Veronese.
Dopo avervi parlato del buon “Fluttarn” (2015), ultimo album uscito a firma dei C+C=Maxigross, ci siamo incuriositi ed abbiamo deciso di scambiare due chiacchiere con la band Veronese.
Il live report + gallery del concerto dei The National al Pistoia Blues Festival
Prima serata del Lars Rock Fest 2016 a Chiusi con Suuns, Brothers In Law e Giungla.
Nella suggestiva cornice del tramonto all’isola Maggiore sul Lago Trasimeno, in Umbria, si è svolta la seconda edizione del festival “Moon In June”: sul palco Francesco Magnelli, gli altri Post-CSI Giorgio Canali, Massimo Zamboni e Ginevra Di Marco, Cristina Donà e Brunori Sas, tutti insieme per omaggiare Robert Wyatt
Abbiamo realizzato un video report al Quirinetta di Roma, scambiando anche quattro chiacchiere con il musicista toscano, che ci ha raccontato come sta vivendo l’ottima accoglienza che sia la critica che il pubblico hanno riservato al suo lavoro
Rieccoci al solito giro di boa per annotare la summa di un anno difficile, che a ben vedere trova negli eventi
In occasione della tappa perugina del suo tour all’auditorium Santa Cecilia per la rassegna Sacred Noise abbiamo incontrato Jacopo Incani che ci parlato del suo ultimo lavoro “Die”.
Nel suo quinto album Panda Bear ci trasporta in un immaginario fiabesco dietro cui si nascondono significati esistenziali, riti di passaggio mascherati da giochi e stramberie: un magma policromo, acquatico e psichdelico, prodotto da Peter Kember nel quale occorre immergersi per perdere le coordinate spazio-temporali e preparare il campo a un consapevole ingresso in un mondo “altro”.
Giunti alla loro terza fatica i The War On Drugs abbandonano i percorsi sghembi e distorti degli inizi per abbracciare la grande tradizione americana del rock in chiave eighties che li porta da Dylan a Springsteen passando per Tom Petty. Riescono così a tirar fuori quello che probabilmente risulta uno dei migliori dischi dell’anno. Occorre però accoglierlo con pazienza, togliendosi dalla testa il singolone “Red Eyes” e districandosi fra i suoni effettati di cui è zeppo: c’è tutto da guadagnare nell’ascoltare attentamente “Lost In The Dream” che sicuramente non suonerà rivoluzionario , ma che sa commuovere ed esaltare.
La forza di “Fame” sta nella sua semplicità ed immediatezza, nella sua tensione espressiva, nella sua voglia di parlare di tematiche tortuosamente umane, e di farlo in una maniera che non è nè didascalica, né filosofica, ma umilmente matura, consapevole: i Nadàr Solo probabilmente non faranno la storia del rock nostrano, ma sanno scrivere canzoni, e per noi può bastare.
Non si può dire certo che questo sia un brutto disco, ma quante altre volte lo avremmo ascoltato se non fosse stato marchiato da un nome così attraente come quello di Lanegan? La domanda rimane irrisolta, ma alla fine di cose buone qua dentro ce ne sono abbastanza per non farcelo andare ancora di traverso. Sperando in una futura, magari pur sempre rinnovatrice, riappacificazione del buon Mark con la sua natura. Ululante.
Earth Hotel ci appare un disco sublime, meravigliosamente e drammaticamente umano, in cui la musica torna ad essere “di poesia”, lasciandoci un senso di pienezza che solo l’arte, appunto, riesce a consegnare.
Un disco di Cristina Donà è quasi sempre un gioiello prezioso, una piccola gemma da custodire ed amare, nutrito di una femminilità mai scontata, né leziosa. Vale così anche per “Così Vicini”, un lavoro in cui lasciarsi immergere con calma e pazienza, un altro importante e significativo capitolo della sua carriera che – a guardar bene – non ha mai prodotto dischi pieni e perfetti, piuttosto dei piccoli grandi tasselli di un percorso cangiante ma sempre di altissimo livello. La classe non è acqua e in questo caso, è decisamente femmina. Rallentate progressivamente e infine fermatevi ad ascoltarla, ne varrà la pena.
Dopo cinque anni tornano i Basement Jaxx dimostrando di essere ancora all’altezza dei fasti del passato, senza però riuscire a lasciarci la sensazione di avere ascoltato qualcosa in più di un ottimo esercizio di stile. L’impressione complessiva rimane un po’ troppo carnascialesca: tanti eccellenti groove dal tocco esotico, ma in generale un po’ fuori tempo massimo.
Gli arcobaleni sonori del secondo disco dei The Rust and The Fury spiazzano e convincono allo stesso tempo, confondendo un po’ chi si aspettava una semplice evoluzione del fortunato esordio: qui di colori se ne vedono tanti, tutti vividi e brillanti, senza che nessuno di loro abbia il sopravvento. A chi assomigliano i TRATF? La verità è che non è per niente facile rispondere a questa domanda, e forse già di per sé questo è un ottimo motivo per amarli