Stroncatoio #3: Is Tropical – Tori Amos – The Felice Brothers

Lo Stroncatoio
Un nuovo modo per selezionare la tanta (troppa) roba che esce, per distinguere tra birra e borra: lo stroncatoio, i dischi che fanno schiuma ma non sono sapone.

Is Tropical – Native to

Giugno 2011 – Downtown Records – Orodiscopo: Sorcini, Spilletta, Avatar – Pezzo: Berlin

Sara Manini – Chi siamo? Da dove veniamo? Abbiamo davvero bisogno degli Is Tropical?
Personalmente, se avessi lo stomaco sufficientemente armato per inoltrarmi in una qualsiasi indie-disco da fighetti, non esiterei ad accogliere questo trio con capriole di giubilo gridando alla next big thing from London, UK, very cool!, ma, purtroppo o per fortuna, al massimo ho la forza di prendermela con la Kitsuné, quest’etichetta/spacciatrice di abiti francese che ogni anno ci propina il solito gruppetto evanescente costringendoci a leggerne le caratteristiche salienti (sempre le stesse, ovviamente: della schiera, si salvano solo i beneamati Foals…e un po’ anche i Klaxons, ad esser buoni) svicolando tra adverts con modelli in v-neck&co. Parafrasando uno dei pezzi di quest’album:  ‘Why???’. E l’industria discografica sarà pure in crisi, ma perché infierire così spudoratamente sulla già fragile permanenza musicale di giovani leve inglobandola definitivamente nell’effimero cortocircuito della moda? Ma questi sono discorsi che con la postmodernità c’entrano poco: se volete muovere il fondoschiena, abbarbicatevi agli Is Tropical e ai loro synth da sottofondo pubblicitario. Se volete far muovere un pensiero, magari rivolgetevi ad altri lidi. SVR: 2-1-1 – totale: 4

Tori Amos – Night of Hunters

Settembre 2011 – DG – Orodiscopo: Dispari, Giacca – Pezzo: Shattering Sea

Massimo Sannella – E’ una precauzione necessaria e umana se vogliamo; nell’avventurarsi in questo nuovo “Night of Hunters” lavoro della musicista americana Tori Amos potrebbero comparirvi i sintomi di un’orchite spaventosa scatenata dalle visioni megalattiche e glucosate dell’artista “rossa” e di sua figlia ospite, circa la rivisitazione di partiture di Satie, Chopin, Bach e quant’altro, qui eseguite e servite in salsa come sempre pianistica con aggiunta di tanti archi ma nessuna freccia a disposizione.
Dicevamo megalomania al quadrato per un’artista oramai scomparsa dalle scene, ora ricomparsa lontana dal pop impalpabile di ieri e qui in avvicinamento pauroso come vestale di classicismi ripassati  allo zucchero filato; non c’è da prenderci in giro, la Amos raschia il barile come nemmeno un opossum dell’Idaho riuscirebbe, certi riempitivi logorroici snob rimangono al palo di una vuotezza inaudita e non serve alleggerire il tutto con quella parvenza di “silvestrità” per portare un contegno di freschezza in un contesto arido e ingiallito.
Vengono disturbati i “vertici” della musica classica per poter rimpinguare magari casse dilapidate, ma non scherziamo Amos, gioca con i fanti ma lascia stare i santi! SVR: 1-1-1 – totale: 4

The Felice Brothers – Celebration, Florida

Luglio 2011 – Fat Possum – Orodiscopo: Sinapsi, Barba – Pezzo: Honda Civic

Paolo Viscardi – Difficile classificare con estrema precisione un lavoro come questa nuova fatica dei Felice Brothers a causa dei mille cut up sonori e stilistici, né avrebbe davvero senso farlo. Prendete il folk americano degli anni sessanta e filtratelo fino al 2011 usando un colino a maglie larghe, ne uscirà una sorta di pastiche in alcuni casi anche piacevole ma principalmente confusionario che nemmeno alcuni pezzi più riusciti come Honda Civic e River Jordan riescono a riequilibrare. L’idea di partenza poteva essere vincente, non lo è il risultato. SVR: 2-1-1 – totale: 4