Orodiscopo – Aprile 2016

orodiscopo

La guida ai segni:

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GIACCA: Daniele Silvestri – Acrobati

giaccaLa sensazione è quella di un disco che rappresenta la summa di anni di esperienza (è del 94 il suo primo omonimo lavoro), in cui potersi concedere la libertà di esplorare diverse influenze musicali: dal funky al crossover, dal cantautorato agli echi beatlesiani. [continua a leggere]

NICHILISTA: Death Index – Death Index

nichilistaUna sorta di versione più estrema dei Metz ma, mentre quest’ultimi volgono lo sguardo al Grunge degli anni ’90, i nostri guardano ai Converge, ai Suicide e ai Christian Death – e magari ai nostrani Horror Vacui. Molti altri punti in comune sono con i Beastmilk, anche se la ricerca della band finlandese non contempla un mondo nel quale convergono un certo tipo di lo-fi con il DIY.[continua a leggere]

TRUCE: Discharge – End Of Days

truceUn lavoro, quest’ultimo, profondamente diverso dal precedente “Disensitise“, e capace di riportare a galla l’immediatezza scarna degli albori senza dimenticare quel D-beat ormai marchio di fabbrica.
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BARBA: Black Mountain – VI

barbaInsomma, la poetica dei Mountain è sempre la solita, ma vincente: assoli gilmour-iani, ritmi paige-iani e fraseggi di tastiera presi in prestito dai Purple. E ancora Blues, Hard-Rock, Psichedelia, tratteggi Prog, impatti Stoner e leggerissimi tocchi di Space-Music; il tutto votato all’interno del grossolano calderone che potrebbe chiamarsi Indie Rock – però sempre con quel qualcosa in più.
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DISPARI: Deftones – Gore

dispariUn disco che, pur conservando il marchio inconfondibile dei Deftones, si muove sensuale e intenso tra le maglie del suono.
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AVATAR: Clark – The Last Panthers

avatarIl mondo delle macchine di Clark emula il senso visivo umano, è padrone di luci e ombre attraverso i suoni, evoca i luoghi e i presentimenti annessi, ne fa un tema dalla scrittura nitida, una catena di audio-scene e una colonna sonora. [continua a leggere]

EYELINER: Plague Vendor – Bloodsweat

eyelinerLui, scatenato frontman dal giubbotto di pelle à la Mike Ness (Social Distortion), loro, la band, un grappolo di demoni usciti fuori da chissà quale inferno. Chiudono alla maniera del Nick Cave dei Birthday Party (“Got It Bad“). Direi che può bastare per un dieci e lode. [continua a leggere]

OCCHI CHIUSI: Mogwai – Atomic

occhichiusiAtomic può vivere anche di vita propria, ma quando la musica ha la funzione di tappeto sonoro a delle immagini che testimoniano, allo stesso tempo, l’apice d’innovazione dell’umanità e la sua stessa distruzione di massa, allora forse non è così inconcepibile che le visioni (questa volta, reali) siano così potenti che i suoni non riescano a figurarle. Nonostante la conclamata maestria di una classic-band come i Mogwai.[continua a leggere]

SPILLETTA: The Last Shadow Puppets – Everything You’ve Come To Expect

spillettaAd un progetto come questo non si chiedono iniziative destabilizzanti perché, probabilmente, ha più la funzione di una sorta di rifugio, di un sentiero già battuto da ripercorrere, di un ritiro che rigenera. Quindi non vediamo l’ora che gli Arctic Monkeys regalino ad Alex Turner la pressione, lo stress, la tensione che gli fanno produrre le cose migliori.
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SORCINI: Pet Shop Boys – Super

sorciniSuper rappresenta la volontà di innovazione e di influenza che ancora riescono ad esercitare all’interno della cultura pop, senza scendere a compromessi drastici e mantenendo una loro dignità morale ed artistica.
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SINAPSI: Fatima Al Quadiri – Brute

sinapsiUn album claustrofobico e tagliente, che fa un sapiente uso di un grime asciutto e pulito che nel suo complesso risente ancora dell’influenza orientale del precedente Asiatisch – ma risulta più duro nei toni. Un disco al contempo essenziale e gravoso, come l’ombra dell’autoritarismo egemonico che vuole condannare.
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ROBINSON: Charles Bradley – Changes

obamaQuesta terza prova conferma Charles Bradley come un novello James Brown catapultato ai giorni nostri direttamente dal boom della musica nera degli anni sessanta.
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